Nelle mie escursioni in zona, c’è un punto panoramico, dietro i Poggi di Prata, dove mi capita spesso di passare. E’ il sentiero n.30, e il punto panoramico si trova poco prima dei ruderi del podere Pighetti. Da questa posizione c’è un’ottima vista sulle Cornate, sul Poggio di Montieri, ma soprattutto sulla costa tirrenica, il golfo di Follonica, Piombino, l’Isola d’Elba. Osservando il mare da questo punto, gli occhi mi sono sempre caduti in basso su un “cocuzzolino” pronunciato che sbuca sensibilmente rispetto agli altri: si tratta del Monte Santa Croce, nel territorio comunale di Monterotondo Marittimo. Questo simpatico poggettino meritava una visita, e osservando la cartina, mi sono reso conto che in un unico bel tappone rientrava anche la visita al Castello di Fosini, dove, anche qui, non ero mai stato finora.
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Ore 8.00, si parte! |
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Sulla vetta del M.te St.Croce |
Domenica 8 Gennaio inauguro dunque la stagione escursionistica 2012 con questa bella passeggiata. Alle 8.00 lascio l’auto nello spiazzo sterrato lungo la SR439 ed inizio il percorso. La giornata è serena, la temperatura non molto bassa, sui 5-7 °C, ma il sole deve ancora alzarsi. Per terra il sentiero è abbastanza allentato complice l’umidità generale di queste nottate, ogni tanto qualche pozzanghera di fango va opportunamente aggirata. La prima salita comincia solamente quando trovo il cartello che indica la direzione per la chiesina St.Croce. Non è comunque una salita impegnativa e il sentiero di boscaglia è piacevole da percorrere anche perche più asciutto e ammantato di foglie. Quando il manto fogliare dirada, diventa sassoso nella tipica forma delle vicine Cornate. Sassi bianchi irregolari, a tratti ricoperti di muschio.
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Bell'albero nei pressi della chiesa |
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Area attrezzata alla chiesina |
Arrivo in breve alla chiesina, chiusa, e scopro che la zona è comunque attrezzata con numerosi tavoli in legno e anche un paio di bracieri rudimentali. Effettivamente il posto è molto carino e tranquillo, l’ideale per una scampagnata in luoghi sicuramente fuori dalle tipiche mete della zona. Per salire alla cima del poggio non c’è un sentiero, si passa direttamente nel bosco, ma non è niente di complicato, pur affidandomi alle indicazioni del gps. Si tratta infatti di una bella lecceta abbastanza rada, e poi ho come la sensazione che ci siano dei sassi sparsi in maniera irregolare ma che comunque danno una sorta di indicazione. Insomma in breve copro i 30 mt di dislivello e arrivo alla vetta del monte dove distintamente si nota un cumulo di massi. Di fronte a me ci sarebbe il versante più scosceso del Monte, ma complice il sole che comincia a illuminare la vallata sottostante, si alza una fitta nebbia e quindi non si vede niente. Non è comunque una zona aperta, siamo ancora immersi nel bosco, ma è molto bello, ovunque ci si potrebbe sdraiare per un riposino, se non fosse per la temperatura pungente.
Ritorno dunque sui miei passi lasciando questa prima meta della giornata, non avendo riferimenti certi ritorno alla chiesina compiendo inavvertitamente un giro più largo, se non altro per imbattermi in due resti di carbonaie. Una volta tornato sul sentiero n.9, inizio la discesa lungo un sentierino che mi porta inizialmente ad una strada sterrata dove si trova la fonte Agrifoglio, e successivamente sbuca improvvisamente nella piccola vallata da dove poco prima proveniva la nebbia. La vallata, con i colori del sole mattutino, è bellissima: è un continuo di campi erbosi che degradano in basso fino al corso del Torrente Pavone, mentre il versante opposto, leggermente più ripido, è tempestato di numerosi poderi e annessi agricoli che ospitano ora cavalli, ora greggi di pecore, ora mucche. Sopra di essi, maestose come sempre per queste zone, le Cornate e il comprimario Poggio Mutti sulla sinistra. Osservando a destra, più lontano, si staglia la sagoma nitida del Poggio di Montieri. Alle mie spalle il versante nord-est del Monte Santa Croce, quello più scosceso, a picco su questa graziosa valle. Ci sono soltanto pochi suoni nell’aria, qualche pecora in lontananza, un trattore, il fruscio del torrente a valle; mentre scatto qualche foto la parola che mi imprimo nella mente è “tranquillità”.
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In lontananza il P.gio di Montieri |
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Arnie abbandonate |
Arrivo al Pavone dove non trovo alcun modo per guadarlo se non direttamente, cercando per quanto possibile di passare sui sassi affioranti: che diamine, questo gore-tex servirà pur a qualcosa o no? Appena superato il torrente, ecco che noto più a monte alcune lamiere da ponteggio opportunamente sistemate a mo’ di ponticino…vabbè…almeno ‘sto gore-tex ha funzionato…
Ricomincio la salita del versante opposto, il sole ora scalda anche troppo per come sono coperto, e mentre alleggerisco un po’ la tenuta, comincio a passare in rassegna i cascinali della zona: prima è la volta di un mezzo rudere dove comunque c’è un recinto di cavalli, poi arrivo ai Pianali, un rustico restaurato finemente come conviene ma che nel contesto paesaggistico sembra calato dall’alto. Ciò che voglio dire è che sempre più sono importanti le testimonianze di come le campagne siano state sempre più abbandonate: mentre si restaurano di tutto punto i rustici e gli annessi agricoli, si lascia marcire tutto ciò che c’è vicino, e lo sbalzo “temporale” (almeno a me fa questo effetto), non passa sott’occhio. Dopo i Pianali è la volta del podere Pavone, dove delle stranite mucche mi fissano solerti. E’ questo forse il miglior punto per voltarsi e osservare il Monte Santa Croce.
Dopo i Pianali si esce per un po’ dai campi e si attraversa un breve tratto boscoso dove la flora è molto generosa: in pochi metri si passa dal castagno, al leccio, alla boscaglia mista e fitta. E’ qui che comincio a sentire qualche sparo e qualche cane che abbaia, speriamo di non infilarmi in mezzo a qualche cacciata, intorno ora c’è molto silenzio e allora ogni tanto do qualche colpo di tosse forzato per far capire la mia presenza, soprattutto dove il bosco è più fitto. Mentre transito in queste zone, comincio ad incontrare lungo i sentieri i tipici agglomerati sassosi come quelli che si trovano sulle Cornate, segno evidente che anche il Poggio Mutti in altre ere ne ha condiviso lo stesso cordone ombelicale. Per un breve tratto il sentiero si scopre e risale ripidamente un campo costeggiandolo, in maniera differente rispetto a quanto riportato sulla cartina della Comunità Montana, comunque in cima a questo campo il percorso si riallaccia con il nuovo sentiero n.10 che da ora in poi seguirò.
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Mucche al Podere Pavone |
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Sentiero n.9 ai piedi di P.gioMutti |
Mentre inizio il transito in questo nuovo stradello, un boato indescrivibile e improvviso mi scuote in pieno, ci deve essere un cacciatore molto vicino. I colpi di tosse riprendono più energici, e dopo una curva ecco il cacciatore appostato di fianco a un albero. Scambio due parole con lui, giornata magra, niente colombi oggi…
Riprendo il cammino, il sentiero si trasforma, compie un arco verso destra e comincia a costeggiare in quota il versante nord del Poggio Mutti, che ora assomiglia davvero allo stesso che troviamo sulle Cornate. Mentre lo percorro incontro altri 4 cacciatori insieme ad un fanciullo, il primo dei 4 corre subito a nascondersi inutilmente nel bosco, gli altri molto indifferenti mi augurano buona passeggiata lamentando anche loro l’assenza di colombi. Ciò che mi sembra molto stonato in tutto questo è che a 1 metro da loro, piantati regolarmente, dei cartelli ricordano che siamo all’interno della Riserva Naturale di Fosini, dove la caccia sarebbe vietata. Boh…qualcosa non mi torna, ma non capisco cosa…poi tutto mi si illumina quando rammento che siamo in Italia!!
Proseguo in un avvallamento del Poggio Mutti, che per ora nasconde ancora alla vista il Castello di Fosini e raggiungo il bivio con la strada sterrata che costeggiando le Cornate, proviene da Gerfalco. Imbocco il sentiero verso Fosini e mi torna in mente quando, nell’Ottobre 2010 insieme al Piusti, lungo questa strada, più a sud, incontrammo la mia collega di lavoro Stella con il suo uomo: loro erano diretti proprio a Fosini, noi invece venivamo direttamente da Prata, e insieme a Liqui, il cane del Piusti, ci arrendemmo alle cave Romano, senza riuscire a salire in vetta alle Cornate. Quel giorno cominciò l’era di MagoZichele…
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Argh! così rischio la multa!! |
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Al Fosso Riponti |
Poco prima di superare il fosso Riponti, ecco finalmente, da sopra un sasso, un bello scorcio panoramico dove contemporaneamente si vede il Castello arroccato sulla roccia, e più in lontananza i camini della centrale geotermica di Castelnuovo Val di Cecina. Mentre scatto le foto mi raggiunge, uggiolando, un cane da caccia che si è perso, povera bestia, per un attimo provo a immaginare lo sconforto che lo sta assalendo.
Supero il doppio passaggio sul fosso Riponti, dove c’è una minicascatella adatta a delle foto, e dopo l’ultimo strappo in salita eccomi finalmente al castello!! Sono le 11.45, me la sono presa comoda, com’è giusto che fosse. Neanche il tempo di compiacermi per la meta raggiunta, che subito noto con disappunto che il castello è interamente circondato da una rete chiusa da un cancello con il cartello “proprietà privata”. Anche se da subito mi rendo conto che l’intento è quello di preservare da atti di vandalismo il maniero, certo è che solo da noi una destinazione significativa dal punto di vista storico, peraltro immersa completamente nella natura, venga di fatto preclusa al turismo…ma d'altronde basti pensare a cosa sta succedendo a Pompei… Decido di lasciare a dopo le considerazioni su quella che comunque ho già individuato come via d’entrata (e ci mancherebbe, mica ho fatto 10 km così per niente…) e mi preparo velocemente il pranzo sfruttando l’unico appoggio possibile qui davanti al castello: una fonte di costruzione troppo recente (in secca o comunque chiusa) per non trovarla in netto contrasto con le rovine del castello.
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Un'altro fossetto verso Fosini |
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Trovate l'intruso... |
Mentre consumo il pranzo scattando qualche foto e mandando qualche sms, noto che il cielo sembra cambiare, cominciano a passare dei nuvoloni spessi che oscurando il sole rendono l’aria immediatamente gelida. Accipicchia, mica pioverà? Meglio sbrigarsi allora, almeno muovendomi passa anche il freddo. Prima di ripartire faccio la mia incursione fra le mura del Castello, sembra una specie di caccia al tesoro quella che faccio per scovare la breccia giusta, mi arrampico su un muretto, costeggio la parte alta del castello, poi riscendo di qualche metro e finalmente ecco le due aperture che in breve, passando in mezzo a una costruzione malmessa, danno lo sbocco nella mini piazzetta di fronte all’entrata del castello. Bingo!!
Da qui è tutta un'altra cosa, soprattutto la vista della vallata che si incunea fra il Poggio Mutti e la cresta nordovest delle Cornate, veramente molto bella. Si nota benissimo anche il sentiero che ho percorso per arrivare fin qui. Sotto invece, si intravede la punta dello sperone roccioso su cui è arroccato il castello. Scatto un po’ di foto come da programma e poi decido di uscire, e mentre ripasso in mezzo ai ruderi, un gufo parte indispettito dalle alte mura del castello. Ricomincio dunque il cammino a ritroso fino alla sterrata verso Gerfalco, che adesso dovrò imboccare per seguire come previsto un altro giro, passando tutto intorno al versante est del Poggio Mutti. Sulla via del ritorno, passando sotto alla pinna nordovest delle minacciose Cornate, l’occhio mi cade di nuovo sulla tipica cascata erbosa che caratterizza il versante nord di questo magnifico, per noi della zona, gruppo montuoso. Quando arrivo ai poderi di Campo ai Frati, sotto Le Cornate, sto quasi per imboccare il sentiero dovuto sulla destra quando vedo due persone che vengono nella mia direzione. Li metto a fuoco in un attimo e…non ci credo! E’ di nuovo la mia collega Stella con il suo uomo! Allora è proprio destino che ci si incontri su questa strada! Che incredibile coincidenza!
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Cascata erbosa alle Cornate |
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Sullo sfondo, le Cornate |
Mi fermo molto volentieri a fare due chiacchiere con loro, raccontandogli un po’ dei chilometri che ho fatto da quel giorno che ci trovammo in questi luoghi; ogni tanto è bello condividere le proprie passioni con chi capisce la stessa lingua (happiness is real only when shared… _ C.McCandless). Quando ci salutiamo, strappo a loro la promessa d’una visita su questo blog con annessa firma del guestbook.
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Un altro, grande, campo erboso |
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Placido cavallo al Mistenne |
Riprendo il cammino, ora le nuvole sono scomparse e c’è un bel sole a irraggiare il cammino; il sentiero scende molto lentamente di quota, dettando i tempi di questa giornata molto tranquilla, attraversando quello che sembra una sorta di altopiano fra le Cornate e la vallata vera e propria del Pavone. Passo dopo passo cresce la sensazione che a un certo punto il panorama si apri d’improvviso sulla vallata. Per terra sono così numerose le tracce di daini che sembra ci sia una loro autostrada dedicata, purtroppo però non ne vedrò nemmeno uno, nonostante mi ci metta d’impegno a osservare in lungo e in largo i campi erbosi ai lati del sentiero. Quando arrivo in prossimità del podere Capanne, ecco che finalmente il panorama si apre sulla piccola valle illuminata dal tardo sole pomeridiano; inutile cercare di descrivere la tavolozza di colori davanti agli occhi. Passo di fianco a questo podere e continuo la discesa, ora più marcata, verso il pod. Mistenne, l’unico dove davvero c’è un po’ di movimento: greggi di pecore in un campo, una solitaria mamma pecora con l’agnellino che ostinatamente, e con successo, si nasconde alla mia fotocamera, e soprattutto, proprio quando arrivo al Mistenne, alcuni cavalli che assaporano il loro fieno scaldandosi al sole. Mi fermo per fargli qualche foto con la vallata del Pavone e con il Monte Santa Croce sullo sfondo; anche questo è un altro momento significativo di questa escursione che sta volgendo al termine.
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Alle 16.10 MagoZichele di nuovo al punto di partenza! |
Dopo che ho guadato di nuovo, ma stavolta passando dall’apposito ponticino, il Pavone, mi volto ancora una volta a rivedere e fissare nella mente tutte le zone visitate in giornata, e poi, via di filato a risalire il fianco del Monte St.Croce! Torno all’auto verso le 16.10, abbastanza stanco dopotutto, ma felice per questo bell’inizio escursionistico 2012 che spero continui su altri ancor più grandi sogni!
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