O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

giovedì 14 febbraio 2013

La Diaccia Botrona

Lunghezza = 20km
Durata = 7 h
Difficoltà = impegnativo



Escursione proposta nell’ottima guida “Camminare nella Maremma“.
 
Piuttosto lunga (20km circa) ma praticamente a dislivello zero, ideale come escursione invernale per osservare l’avifauna, in particolare nei mesi di Febbraio e Marzo.

Veduta del Padule e Castiglione della Pescaia

La Diaccia Botrona è un sistema paludoso a ridosso di Castiglione della Pescaia, molto suggestivo e capace di infondere una serena tranquillità. L’escursione prevede il suo attraversamento partendo dalla Casa Rossa Ximenes, direttamente da Castiglione della Pescaia, e lo spostamento in rettilineo fino al Canale di S.Leopoldo, in prossimità di Marina di Grosseto. Successivamente raggiungeremo il mare e faremo rientro a Castiglione della Pescaia costeggiando la riva attraverso la Pineta dell’Oasi di S.Felice e il complesso di dune sabbiose Le Marze. Sicuramente, dopo 20km, al nostro rientro nei pressi della Casa Rossa, la luce del sole avviato al tramonto ci regalerà un panorama mozzafiato su tutto il padule. Maggiori informazioni disponibili nella guida Camminare in Maremma.


La Casa Rossa Ximenes
Domenica 10 Febbraio 2013, una domenica che prelude alla “nevicata perfetta” prevista per il giorno dopo in gran parte dell’Italia, Io e Emiliano decidiamo di “aggredire” la Diaccia Botrona che, viste le temperature che il meteo ha promesso, si preannuncia veramente “diaccia”!!

Partiamo in auto da Prata alle 7 e alle 8.10 siamo a Castiglione della Pescaia pronti per metterci in cammino, proprio di fronte alla Casa Rossa. Questo manufatto è inserito in una cornice da perfetto quadro, il colore rosso della sue facciate ben si sposa con l’ambiente circostante fatto di acqua e piccoli lembi di terra ricoperti di salicornie (meno male che ho Emiliano che mi dice tutti i nomi corretti..). La temperatura è a -1 °C, ma ben coperti, e subito in cammino, sotto il primo tepore offerto dal sole, non sembra di sentirla così tanto.

Si cammina su lingue di terra
Canale Ghiacciato




Davanti a noi, sopra l’attraversamento adiacente la Casa Rossa, dopo essere saliti su per la “scala che canta”, un paesaggio formidabile: qua e là gruppi di uccelli di ogni specie svolazzano in continuazione o si scaldano accovacciati pigramente sugli specchi d’acqua del padule. La vista si perde nell’orizzonte, la Diaccia Botrona sembra senza confini. Emiliano mi istruisce su tutte le specie che ci circondano, qualcuna la conosco già, gli scontati Germani, gli Aironi bianchi e cenerini, i Cormorani. Qualche altra dai nomi stravaganti e curiosi, tipo le Pettegole o il Combattente (mitico!).

Ma, su tutti, l’attenzione è focalizzata sui fenicotteri, che si trovano abbastanza vinci lungo il nostro cammino. Non essendo proprio addormentati, si innalzano in volo con un certo anticipo rispetto al nostro arrivo, e, personalmente, questa è la cosa che più mi rimarrà impressa in tutta la giornata. Sembrano tutti perfettamente sincroni nei loro movimenti, tutti nell’affannoso sforzo di staccarsi dalla superfice dell’acqua e guadagnare quota, dandosi la spinta con il collo per guadagnare centimetri, come fossero al fotofinish di una 100 metri piani. E’ la prima volta che vedo una spettacolo simile, e non avrei mai creduto di rimanerci a bocca aperta. La testimonianza solo in un paio di foto scattate frettolosamente e tardivamente, quando invece un video sarebbe stato più consono.
Il volo dei Fenicotteri
Raggiungiamo l’Antico Canale Navigabile mentre, intorno a noi, alcuni canali secondari con poco trascinamento d’acqua hanno addirittura la superficie ghiacciata. Superato il canale comincia il suo lungo costeggiamento, l’ambiente inizialmente non sembra variare molto, ogni tanto qualcosa parte in volo ed Emiliano puntuale lo mette a fuoco con binocolo, battezzandone  specie, sottospecie e codice fiscale!


Lungo il Canale Navigabile
Emiliano "punta" qualche volatile




Arriviamo all’impianto di coltivazione ittica, e (clamoroso al Cibali!) il Mago sbaglia clamorosamente strada, imboccando la via che costeggia le grandi vasche di allevamento al di là del canale Tanaro, anziché rimanere dal lato giusto sul sentiero che qui è anche segnato, e precisamente è il sentiero Provinciale n.31. Tutti intenti a osservare i gabbiani o gli aironi che stupidamente si sono chiusi dentro lo spazio aereo delle vasche, trovando un varco nella rete di recinzione, o magari osservando la strana schiuma (?? Mah..) che si forma nell’acqua di scolo dalle vasche al canale, continuiamo a camminare imperterriti anche perché io sono abbastanza tranquillo, la traccia gps è rettilinea e magari un metro più in qua o in la ci può stare.

In lontananza, l'Isola Clodia
Finche arriviamo all’inevitabile, il sentiero finisce e abbiamo la strada sbarrata da un canale secondario, impossibile poter attraversare in qualunque punto, dobbiamo tornare indietro fino all’allevamento! Una deviazione che purtroppo ci costerà non meno di due km in più. Peccato, perché avremmo voluto tentare, più avanti, una deviazione fino all’Isola Clodia, e invece dovremo rinunciarci pena l’eccessiva lunghezza complessiva dell’escursione. Ripercorriamo quindi a ritroso il sentiero ed imbocchiamo stavolta quello giusto che, continuando a costeggiare il canale, pian piano ci allontana dall’ambientazione tipica del padule e ci introduce in un’ampia zona di campi, in parte sfruttati a coltivazione, risultato della bonifica dell’antico Lago di Castiglione, eseguita a partire dal lontano XVII secolo.


La zona dei "Campi"
Si macina km










Solo un gruppo di cinghiali sulla opposta sponda del canale Tanaro ci distoglie particolarmente l’attenzione, altrimenti adesso il paesaggio appare piuttosto monotono, o magari sarà l’effetto combinato dell’aria pungente e di un po’ di fame che affiora. Arriviamo al bivio con il sentiero che va dritto in direzione dell’Isola Clodia; purtroppo oggi non potremo andarci, quindi salutiamo da lontano i ruderi sulla piccola collinetta e proseguiamo. Quando finalmente raggiungiamo il Canale di San Leopoldo, anch’esso creato appositamente per far defluire verso il mare le acque in eccesso del padule, facciamo una sosta per un bel the caldo. Ai miei piedi le nuove scarpe La Sportiva Omega GTX mi mettono a dura prova. Sono appena alla seconda uscita ufficiale e un’escursione così lunga mette già sotto torchio i talloni. In ogni caso l’impressione di comfort è complessivamente molto buona, nella prospettiva di quando la tomaia avrà ceduto un po’ di rigidità verso la forma del mio piede.

Il Canale di San Leopoldo
La Pineta Granducale



Riprendiamo il cammino e, superata la strada asfaltata che taglia in due longitudinalmente la pineta granducale, ci immettiamo nell’Oasi di San Felice, un’area riconosciuta come SIC dove è stato ricavato un percorso ad anello che esplora la pineta e la macchia mediterranea che offrono riparo, anche qui, a numerose specie di volatili e mammiferi. Un posto molto tranquillo, non troviamo nessuno che vi passeggi al suo interno, nonostante le zone limitrofe, complice la bella giornata di sole, pullulino di altra gente venuta a rilassarsi. Li vediamo, infatti, ma tutti nella sponda opposta del Canale di S.Leopoldo, chi con il cane, chi con il cavallo, chi con i bambini. Dal nostro lato, invece, arriviamo nella spiaggia completamente deserta e ben tesa dal vento. Il freddo ha compattato anche la sabbia, che in alcuni punti forma delle dune piuttosto dure. Il panorama spazia ovviamente dalla punta delle Rocchette a Castiglione della Pescaia a destra, Marina di Grosseto e l’Argentario a sinistra. Ma l’Isola del Giglio, nostro imminente obbiettivo, è quella che più focalizza la mia attenzione.

Arrivati al mare
Le Marze




Continuiamo attraversando ora un sentiero nella sabbia immediatamente anteposto alle dune che separano dal mare. Siamo sempre all’interno dell’Oasi di S.Felice e ogni tanto la cartellonistica ci informa sulle specie presenti. Si comincia un po’ a sentire l’effetto dei km sulle gambe, più che altro perché, in assenza di dislivelli, il passo è decisamente sostenuto. Una curva repentina ci riporta verso l’interno dentro la pineta, e poco dopo, giunti in prossimità di un locale balneare, lasciamo il sentiero circolare dell’oasi per continuare nuovamente in prossimità della riva del mare. Sono quasi le 13, è il momento di pensare al pranzo. Arriviamo all’ultimo ingresso in pineta, dove quindi ci lasciamo definitivamente alle spalle il mare, e dove si trova un altro locale balneare, ovviamente chiuso. E’ spettrale lo stato di abbandono in cui si trovino questi locali in inverno, se poi paragonati al turbinio estivo. Ci addentriamo nella strada lastricata in direzione dell’ingresso, ma giunti ad un pino coi un comodo muretto, finalmente ci fermiamo per il pranzo.

L'Isola del Giglio
Di nuovo al Padule










La fame si faceva sentire per entrambi ma stavamo stranamente zitti. E poi, in ogni caso, un po’ di riposo adesso non guastava. La sosta non è lunghissima, anche perché, sarà il fatto di fermarsi, sarà che siamo all’ombra della pineta, sarà la digestione che comincia, ma l’impressione è quella di un freddo accentuato di quello che ti penetra le ossa: bisogna ripartire subito.

Arrivati al cancello d’ingresso dello stabilimento balneare, scopriamo che è tutto chiuso e recintato. Questo è un po’ strano: il fatto che un’escursione descritta su una guida in vendita, preveda il passaggio in una strada chiusa, almeno nelle stagioni fredde. C’è eventualmente la possibilità di passare da un buco nella rete, ma è davvero basso e toccherebbe passarci gattonando. La cosa più spiccia è sicuramente scavalcare il cancello, cosa che faccio in men che non si dica. Un po’ più problematico invece per Emiliano, che soffre un po’ di vertigini e quindi patisce per l’effetto destabilizzante dello stare abbarbicato su un cancello, ma insomma in breve anche lui supera l’ostacolo.


Un tappeto di Salicornia
Da questo punto in poi, e per un bel po’, bisogna attingere a quanti più argomenti possibili abbiamo per dialogare, e quindi per far passare il tempo. La passeggiata, infatti, prevede di costeggiare la strada asfaltata lungo la pista ciclabile, per almeno 3,5km, rendendosi molto monotona. Ne approfittiamo per discutere un po’ dei nostri prossimi obbiettivi, finché finalmente lasciamo la strada asfaltata attraversandola e rientrando nella pineta granducale che ancora protegge la Diaccia Botrona ai nostri occhi.


La Casa Rossa illuminata dalla luce pomeridiana
Alcune centinaia di metri ed infine eccoci di nuovo all’interno del padule, nei pressi del ponte sul canale navigabile già incontrato all’andata. Adesso, di pomeriggio, ci sono alcuni gruppi di persone sparse a macchia di leopardo qua e là per i bacini del padule. Il grosso dei volatili si mantiene abbastanza lontano rispetto a questa mattina, a debita distanza dalla presenza dell’uomo adesso più consistente. C’è il tempo per gli ultimi avvistamenti per Emiliano, ancora qualche beccaccino da prendere di mira con il binocolo. Il sole alle 16.00 comincia ad avviarsi verso il lungo tramonto, e la sua luce risplende come non mai, adesso, sulle facciate di ponente della Casa Rossa, illuminando gli interni del suo museo dedicato a Leonardo Ximenes.



Un ultimo sguardo verso tutto il padule da sopra le arcate del ponte adiacente la Casa Rossa, a salutare e suggellare questa bella sfacchinata invernale, e quindi di nuovo verso casa, stanchi ma, anche questa volta, pur sempre appagati.
- MagoZichele -

 

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