La
nottata passa veloce, anche perché alle 6.30 avevo rimesso la sveglia, peraltro
non utilizzata visto che già alle 6.10 ero quasi pronto per uscire dalla tenda.
Oggi non bisogna partire troppo tardi, abbiamo già un km avanzato dalla tappa
di ieri, l’ideale sarebbe rimettersi almeno in pari in questa seconda lunga
tappa dove, a differenza di ieri, avremo anche le prime salite da dover
affrontare. Tutto sommato tutti e quattro abbiamo alternato fasi di sonno ad
altrettante di veglia, un fruscio incessante per tutta la notte attirava a
turno la nostra attenzione, sembrava quasi che fuori piovesse, in realtà era
solo il rumore sordo dell’acqua del fiume provenire dalla sottostante gola,
unito all’incredibile tasso di umidità che faceva letteralmente piovere acqua
sulla nostra tenda dai rami degli alberi circostanti. La cosa più buffa che
ricordo di questa notte, l’aver sorpreso Emiliano che, tiratosi su, confabulava
nel sonno un’incomprensibile conversazione.
Il Piusti fa colazione nel buio, più tardi Emiliano e il Carne smontano la tenda
Usciamo tutti fuori, è ancora buio e, illuminata dal fascio delle nostre torce frontali, la coltre di nebbia è impenetrabile. Prepariamo la colazione e, successivamente, iniziamo i preparativi per la ripartenza. Faccio una nuova e ultima visita mattutina ai Canaloni, e lo spettacolo all’alba è appagante, con la colonna di fumo che sale dalle acque. Ritorno al campo e sono quasi tutti pronti, alla fine quello che voleva partire presto ero io e invece mi ritrovo attardato!
MagoZichele saluta i Canaloni |
Lungo il sentiero n.303 |
Sono circa le 8.20 quando partiamo, lo stretto sentiero percorre il versante nord della Farma, ma in posizione più elevata rispetto al corso del fiume, un bel sentiero, immerso nel bosco. Il passo è molto tranquillo, iniziamo in surplace. Ogni tanto il sentiero si abbassa fino a tornare sulle sponde del fiume, dove scorgiamo invitanti ghiaieti o piazzole nel terreno dove avremmo potuto piazzare la tenda, se avessimo finito la tappa di ieri dove previsto. Continuiamo attraversando un campo zuppo d’acqua per la costante umidità, e arriviamo finalmente al previsto guado sul fiume. Accipicchia, pensavo fosse più semplice, però! Nel punto del guado l’acqua non è profondissima, ma certo superiore alle nostre caviglie, dobbiamo quindi percorrere le sponde a monte e a valle per cercare un punto in cui l’acqua sia più bassa e il guado agevole. Riunitici tutti, adesso siamo pronti per iniziare la risalita del poggio antistante che dovremo scollettare prima di raggiungere il Castello del Belagaio, secondo “punto saliente” dell’intero Roccatrek.
Il Piusti al guado sul Farma |
La
salita si fa subito sentire, finora non c’eravamo praticamente abituati, e in
corrispondenza di un bivio ci fermiamo tutti per alleggerire gli indumenti.
Proseguiamo in forte ascesa come d’altronde indicato in chiaramente dalle curve
altimetriche della mappa, ma in allegra euforia, è mattino e le energie sono per
tutti ancora al 100%. Anche il Carne sembra non soffrire più di tanto i dolori
di ieri al ginocchio, anche per via dell’antidolorifico a colazione. Nonostante
mi reputi il più allenato, sono proprio io tuttavia che già da ieri ho dolore
ai muscoli dei polpacci, non sono crampi ma delle fitte costanti come se li
sentissi sempre contratti; mah, vai a sapere, km e km macinati in tutti i mesi
passati e adesso sono io quello dolorante.
Mentre saliamo già da un po’, do un’occhiata al gps e scopro che siamo
di un bel po’ fuori traccia. Strano, nell’unico bivio che abbiamo incontrato
non v’erano segni biancorossi, quindi il nostro sentiero sembrerebbe quello più
logico, ma di fatto l’andamento sul gps non lascia dubbi, stiamo proprio
proseguendo in direzione sbagliata.
Ritrovato finalmente il sentiero, cominciamo l'avvicinamento al Castello del Belagaio
Facciamo
un punto della situazione, provando rispettivamente a prendere delle diverse
direzioni per vedere se troviamo una traccia di sentiero percorribile, ma
l’unico che ha il percorso sul gps sono io, quindi dico a tutti di stare fermi
e aspettarmi, intanto che provo a tagliare e cercare di tornare sulla traccia
prevista, per poi rendermi conto se davvero il nostro sentiero era un altro.
Ovviamente camminare nel bosco, benché a castagni, con lo zainone non è che sia
molto agevole, e a un certo punto scolletto anche un crinale dove mi attende, per
rientrare definitivamente nella traccia prevista, un impervio e scosceso pendio
dove c’è un labirinto di alberi caduti da scavalcare. I ragazzi, ai miei
richiami, non rispondono più, in queste situazioni il bosco è davvero tremendo,
spero solo che non si allontanino. Continuo la discesa e, dove finalmente
spiana e il bosco si dirada un po’, il
gps mi dice che sono pressappoco sulla linea giusta. Osservo in silenzio, ma
non vedo nessun segno biancorosso sugli alberi intorno, passa qualche secondo
interminabile dove già mi rassegno a dover vagare un bel po’ con gli altri
prima di venirne fuori, poi infine eccoli lì! Su due isolati alberelli, ecco
due inequivocabili segni! E Vai! Lascio qui lo zaino, prendo il fischietto e mi
rincammino sul ripido pendio per tornare da loro. Nel frattempo mi chiama al
cellulare il Piusti, meno male che qui c’è segnale e loro non si sono mossi.
Così ritorno da loro facendomi sentire con il fischietto, e così scopro anche
incredibilmente quanti animali se ne stavano acquattati vicino a noi, visto il
fuggi fuggi generale che segue alla prima bordata di fischi.
In vista dell'Imposto, e la comoda pausa pranzo con tutti i confort!!
Recuperati
i ragazzi, riprendiamo il cammino in questo sentiero molto bello, immerso in un
vecchio bosco isolato e silenzioso, che negli anni ha disseminato per terra uno
sfasciume di legni che formano un tappeto davvero pittoresco. Sembra un tratto
interminabile quello percorso in questo punto, di fatto la perdita di tempo
dovuta alla ricerca del sentiero non è stata trascurabile, e abbiamo ancora
davanti un sacco di km da fare in questa seconda tappa. Dopo il bosco di
castagni inizia un tratto a macchia tipicamente mediterranea, dove i lecci la
fanno da padrone. Si allarga anche la strada, diventano ben presto una sterrata
che comincia a discendere in direzione del Castello del Belagaio, che
cominciamo a scorgere da un campo. Peccato che al castello non ci si arrivi e
lo si possa osservare solo da lontano, è di proprietà della Forestale ma la
strada di accesso è chiusa. Nei pressi c’è comunque il complesso dell’Imposto
dove troviamo finalmente riposo e la disponibilità di acqua a volontà! Facciamo
una pausa, ma visto che sono le 11.10, propongo agli altri di fermarsi
direttamente per il pranzo, visto che abbiamo tavoli e panche all’ombra e una
fonte d’acqua a nostra disposizione. Abbiamo percorso solo 6 km finora, ma se
mangiamo subito avremo tutto il pomeriggio dove potremo fare una bella tirata
sulla lunga sterrata fino ai Piloni.
Il Castello del Belagaio, e la ripartenza dopo il pranzo
E
così, fuori i fornelli per il pranzo! Rifocillati a dovere e nuovamente
riforniti d’acqua (la sera prima per emergenza avevo anche bollito un po’ di
acqua della Farma, ma il colore non è che fosse troppo invitante..),
riprendiamo il cammino salutando la bella distesa del castello. Proseguiamo nel
primo pomeriggio di buona lena, la strada è una larga sterrata e fortunatamente
quasi sempre all’ombra, alternando ogni tanto qualche brave salita, ma
sostanzialmente non impegnativa. Facciamo solo le soste di rito, chi per bere,
chi per fare pipì, altrimenti solo cammino e cammino. Vediamo anche di fronte a
noi il Monte Alto, sembra lontanissimo, eppure dovremo salire fin lassù e
riscendere…comunque, almeno finora, le forze non mancano, il Carne e Emiliano
vanno spediti e precedono me e il Piusti. Quando siamo nei pressi dei Piloni,
però, qualcosa cambia, d’altronde si trattava di fare 8km tutti di fila e a
passo spedito.
Nel piccolo borgo di case ci fermiamo per una sosta in
corrispondenza di una fonte con una vasca d’acqua, dove addirittura il Carne vi
si immerge per rinfrescarsi. Scatto una foto di gruppo dove, dalle facce,
emerge una stanchezza ora lampante, ma tuttavia mancano ancora circa 6km e
soprattutto quei 250-300mt di dislivello da dover ancora salire fin su il Monte
Alto.
Veduta sul Monte Alto |
Arrivo ai Piloni!! |
Iniziamo
quasi intimoriti per quello che ci aspetta, infatti c’è subito una decisa
salita che, staccandosi dalla strada sterrata fuori dal piccolo paese, si
inerpica lungo un bellissimo e infinito castagneto. Sono l’ultimo della
carovana, vedo gli altri avanti proseguire in silenzio, non so se anche per
loro è lo stesso, ma insomma io mi sento abbastanza stanco, e anche la barretta
mangiata ai Piloni è già passata sotto le scarpe, lo stomaco reclama di già.
Faccio appello a un po’ di tenacia interiore e proseguo seguendo il Piusti, poi,
in un breve tratto dove il sentiero è strettissimo e affiancato da due profondi
solchi sul terreno (dove tra l’altro abbiamo una bella visuale sul Monte
Amiata), ci ricompattiamo; alla ripartenza scopro che anche tutti gli altri
stanno patendo la fatica. Chi ha dolore alle gambe, chi alla schiena, il Carne
ha di nuovo il ginocchio sotto torchio, e anche Emiliano a un certo punto sente
giramenti di testa, prontamente tamponati da una pasticca magica (e dai, che
pensate?? Era una compressa di Enervit..). così pian piano me li lascio tutti
dietro, incitandoli comunque a salire, prima o poi la pendenza diminuirà…ecco,
mentre lo penso il sentiero diventa ancora più ripido e affossato, proprio
quello che ci voleva. Il fondo è anche abbastanza sconnesso perché molto
ciottoloso, ma, se devo dire proprio la verità, questo percorso è semplicemente
splendido. Emiliano, che si è un po’ ripreso, mi raggiunge, mentre il Piusti
rimane un po’ indietro aspettando il Carne dolorante e smadonnante.
Superpausa ai Piloni!!!
Mentre
con Emiliano confabuliamo sulla tenacia che in questi casi va attinta dalle
nostre risorse più profonde, il sentiero spiana improvvisamente, siamo in
prossimità del crinale del Monte Altino e adesso anche il sole del pomeriggio
ci irraggia passando fra le fronde degli alberi che vanno a comporre un bosco
da cartolina. Ci fermiamo in corrispondenza di un crocevia da dove parte
l’ultimo strappo in decisa salita per la vetta finale del Monte Alto,
aspettando gli altri. Ecco arrivare in lontananza il Carne, vistosamente zoppicante;
speriamo ce la faccia..
Salendo verso il Monte Alto, lungo lo splendido sentiero n.306
Riprendiamo
la breve ma ripida salita e infine eccoci al cartello che indica la (quasi)
vetta del Monte Alto, a 784mt. Tira un po’ di vento e quindi, sudati come
siamo, facciamo solo una breve foto celebrativa per poi riprendere la discesa.
Il sole ovviamente è avviato verso il lungo tramonto, a noi mancano ancora
circa 2,5km di sentiero nel bosco, non sappiamo se ce la faremo a finire la
tappa e soprattutto se troveremo un posto decente per la tenda. Dopo un po’ che
scendiamo il Carne è già parecchio attardato, in discesa ha ancora più
difficoltà che in salita, allora d’accordo con tutti decidiamo che io e
Emiliano, che abbiamo la tenda, allungheremo il passo fino a trovare un posto
decente per la tenda e inizieremo subito a montarla. Ma il bello sta per
arrivare…Mentre scendiamo arriviamo ad un crocevia dove contemporaneamente i
segni biancorossi ci dicono di proseguire dritto ma anche di svoltare a
sinistra. Dobbiamo prendere una decisione, non possiamo vagare troppo qua e la,
allora seguiamo la traccia del gps che, creata da me a tavolino, dice sinistra.
Dunque sinistra sia, poi un paio di tornanti, tutto sembra tornare, poi ancora
un tornante...ma qui le indicazioni dicono di uscire dal tornante e scendere
sulla destra verso un fosso, mentre la traccia gps direbbe di proseguire in
discesa! Che si fa? Non capiamo, proviamo a scendere un po’ ma di segni
biancorossi ora non v’è più traccia, allora torniamo indietro fino a quel
tornate (Emiliano ora è visibilmente stanco, seduto a terra) dove finiscono per
raggiungerci anche gli altri. Scendo in questo fosso e un cartello abbastanza
nuovo ma secondo me un po’ rudimentale indica una via generica per il
Sassoforte, la nostra direzione.
E va
bene, fidiamoci, faccio un cenno agli altri di scendere, solo che il prosieguo
è una nuova, e tagliagambe, salita. Prima per uscire dal fosso, e
successivamente, visto che siamo in mezzo ad un cessa, per raggiungere un
traliccio dell’alta tensione. Mentre saliamo le imprecazioni del Carne fanno da
sottofondo, la sensazione generale purtroppo è quella di aver fatto un giro fin
troppo strano, dal momento che le linee del gps sono molto vicine tra loro in
questo tratto del percorso. Arrivati al traliccio, finalmente un altro cartello
che indica con decisione la direzione da prendere, addentrandosi in un bosco in
discesa, la nostra direzione, verso il Fosso Bardellone! Solo che adesso non ne
abbiamo più, manca anche oggi poco meno di un km per terminare la tappa, ma la
giornata sta volgendo al termine, e dobbiamo piantare assolutamente ‘sta tenda.
Un stoico Carne ci raggiunge |
MagoZichele all'ultima salita |
Per me andrebbe bene anche sotto il traliccio, Emiliano invece non è molto d’accordo e sia avvia su una stradina secondaria per vedere se trova una piazzola più comoda. Il suo richiamo è sconfortante: siamo praticamente tornati al crocevia dove le indicazioni biancorosse davano una doppia direzione da scegliere! Incredibile, abbiamo fatto un anello come solo nei film comici si vede! Dannazione, ma non potevano evitare di mandarci fuori strada con quei segni errati? Stamani al guado dove servivano, non c’erano, adesso invece ce n’erano sin troppi tant’è che siamo andati ancora fuori strada! Si vede proprio che in queste nostre Colline Metallifere il patrimonio che abbiamo non siamo capaci di volerlo valorizzare!
Emiliano scalpita! Il Monte Alto è vicino! |
Passata
l’arrabbiatura (e da parte mia anche la delusione per aver fatto fare agli
altri questo andirivieni gratuito), ci mettiamo tutti all’opera per montare la
tenda, sistemare le cose intorno a noi e accendere un fuoco. Rapidamente si sta
abbassando una coltre impenetrabile di nebbia, e con essa la solita abbondante
dose d’umidità. Quassù è un po’ più fresco di ieri sera, siamo ancora sul
versante del Monte Alto, a 700mt tondi tondi di altitudine. Ci fanno visita
anche due incuriositi cacciatori, che sono in cerca di un loro cane disperso;
purtroppo non gli saremo di aiuto. E’ buio e le nostre torce frontali
illuminano fasci biancastri di nebbia, quando ci riuniamo davanti il fuoco per
la cena. La giornata è stata dura, siamo tutti belli stanchi ma la cosa (almeno
a me) non dispiace, stanotte sarà più facile abbandonarsi al sonno. Il Carne
prende l’ennesimo antidolorifico con l’augurio per tutti che domani ce la
faccia a completare questo RoccaTrek. La salita al Sassoforte dovrebbe essere
meno impegnativa dal versante nord, da dove arriveremo noi. Speriamo anche che
regga il meteo, finora è andato tutto bene ma per domani potrebbero esserci
anche piogge. Concludendo, una seconda tappa dura, ricca di imprevisti, ma
passata in compagnia visitando dei bellissimi boschi. La presenza dei tre amici
limita ovviamente le riflessioni personali, che invece sono la routine quando
sono da solo. Ma come sempre ripeto a chi me lo chiede, (e proprio in questi
due giorni me ne sono reso conto ancor di più), è che non si può dire se sia
meglio andare in solitaria o in compagnia. Si può dire se sia meglio essere in
due, tre, quattro eccetera, ed è un giudizio del tutto soggettivo. Andare da
soli invece non è meglio o peggio, è diverso.
La conquista del Monte Alto !!! |
MagoZichele
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