Come
previsto la nottata passa abbastanza bene e, chi più chi meno, ha avuto il
tempo di farsi la sua riposante dormitina. Fuori dalla tenda, manco a dirlo,
quando mi affaccio (perché anche stamani sveglia alle 6.30), la nebbia la fa
ancora da padrone, contribuendo a rendere più buio del solito l’ambiente
circostante, almeno finche non comincerà a farsi spazio un po’ di pallida luce.
Riprendiamo le solite, piacevoli routine della mattina, la colazione, il caffè
caldo, e poi via a rimontare tutto per la partenza. Il Carne non è dell’umore
buono, già dal mattino si sveglia subito con il dolore martellante, capiamo
subito che per lui oggi potrebbe essere un calvario, che potrebbe abbandonarci
anzitempo. Sarebbe un peccato, sarebbe meglio finire tutti insieme, comunque
quando uno non ne può più c’è poco da fare. Questo RoccaTrek in tre giorni era
già impegnativo sulla carta, e non ha tradito le attese una volta affrontato
nella realtà. Siamo a quota 43km dalla partenza, ne abbiamo ancora 20
quest’oggi.
Quasi pronti alla partenza!! |
Si scende ripidi sul sentiero n.306 |
Salutiamo
il traliccio dell’alta tensione e la maledetta cessa affrontata ieri sera, e
imbocchiamo immersi nella nebbia il sentiero in decisa discesa lungo un bel
castagneto. In questo tratto il sentiero è sconnesso e anche un po’ scivoloso, e
scende in maniera diretta il versante ovest del Monte Alto. Non è un toccasana
per il Carne, visto che già ieri dava a intendere che sono peggio le discese
delle salite. Via via che scendiamo noi cerchiamo di minimizzare, di
sdrammatizzare, anche prendendolo un po’ in giro, ma si capisce che non tira
aria giusta, ed anzi, mentre scendiamo, il dolore lo fa sbottare reclamando il
prima possibile una strada asfaltata (dove sia raggiungibile da qualcuno che lo
venga a prendere) che purtroppo non possiamo inventarci così di sana pianta.
Dovrà resistere fino alla fine di questa discesa, poco prima del guado al Fosso
del Bardellone, e dirigersi verso i poderi chiamati I Gessi, nelle vicinanze di
Sassofortino.
In pausa all'incantevole Pozza alle Pecore
Comincia
anche un po’ a schizzettare acqua, sembra una via di mezzo fra pioggia e
nebbia, speriamo non degeneri. Emiliano comincia finalmente a trovare un bel
po’ di penne d’istrice da catalogare, d’altronde era qui anche per questo.
Mancherebbe solo questo fungo per il Piusti, poi saremmo a posto! Finisce la
parte ripida del sentiero e percorriamo una strada sterrata più agevole e già
transitata di buon mattino da cercatori di funghi, fino ad arrivare al bivio
dove ci separiamo dal Carne, che tuttavia si dimostra dubbioso sulle
indicazioni che gli forniamo. Chiede informazioni a due signori che però non
sono del posto, ma che si offrono comunque di accompagnarlo fino a
Sassofortino. Il RoccaTrek per lui finisce qui. Buon per Emiliano che può
prematuramente disfarsi della tenda (oggi toccava portarla a lui)!! Che culo!
Riprendiamo
il cammino, lasciando la larga strada sterrata (che a seguirla tutta ci
riporterebbe addirittura al centro visite Regoni!) e immettendoci in un
caratteristico stradello nella macchia bello zeppo d’acqua per l’umidità, che
si dirige in decisa discesa fino al Fosso del Bardellone, in corrispondenza di una
caratteristica e profonda pozza d’acqua chiamata Pozza alle Pecore. Altra
incantevole delizia per gli occhi di questo RoccaTrek! Superato il fosso,
mentre ne iniziamo in ripida risalita la sponda ovest, il Piusti trova
finalmente i suoi tanto attesi funghi! Un bel cucco, seguito da tre-quattro
porcini, con la collaborazione di Emiliano. Io è inutile che ci guardi, tanto
non li vedo nemmeno se ci inciampo sopra..
Un'Amanita Piustoide... |
Si comincia a salire.. |
Finisce
il tratto di macchia e adesso siamo su una serie di sterrate che badiamo a non
confondere in prossimità degli incroci. La nebbia si è diradata, o meglio si è
alzata, perché di fronte a noi dovremmo vedere il Sassoforte invece non vediamo
nulla, ogni tanto cade qualche sporadica goccia ma l’impressione è che non sia
giornata da vera pioggia. Siamo alla sosta di metà mattina, ormai i nostri
zaini sono quasi vuoti, c’è rimasto giusto il pranzo e qualche ultima barretta
da consumare. Usciamo dalla sterrata ed entriamo in un campo che attraversiamo
per poi trovare ancora un’altra sterrata da percorrere. Le sporadiche gocce,
adesso che saliamo e ci avviciniamo al Sassoforte, diventano più frequenti,
anzi a volte è vera pioggia leggera che pian piano bagna comunque! Controllo
spesso il percorso sul gps in questo tratto, perché quella che avevo tracciato
io è leggermente fuori direzione, l’importante in ogni caso è tenere sotto
controllo i segni biancorossi sugli alberi e sui sassi, cosa non semplice visto
che la nebbia comincia ad aumentare.
Dopo il Camillesco, si sale sul bellissimo versante nord del Sassoforte |
Lasciamo
la sterrata in un incrocio chiamato C.Camillesco, a 670mt circa, da qui in poi
comincia la vera salita al Sassoforte, anche se non si tratta di soli 130mt di
dislivello. Il versante nord, quello dal quale stiamo salendo, è molto
affascinante e dal sapore fiabesco; tutto intorno infatti è il muschio a farla
da padrone, ricoprendo gran parte dei massi che ci circondano. Si alternano
castagni a gruppi di felci, il tutto avvolto dalla nebbia e quindi fradicio
all’inverosimile. La temperatura è più fresca ma complice l’umidità e un po’ di
gocce che cadono dagli alberi, siamo fradici anche noi. Si va a vista cercando
sempre il segno successivo con gli occhi, ognuno un po’ assorto nel contemplare
questo spettacolo di bosco. Gli ultimi 50mt sono particolarmente ripidi, e
nelle nostre vicinanze, a ridosso della parete rocciosa che si erge come un
invalicabile bastione sulla vetta del monte, un gruppo di persone si cimenta in
arrampicata. Riesco solo a sentirne le vicine voci, ma di fatto, in mezzo alla
nebbia, a fatica ne intravedo qualcuna aggrappata come una salamandra alle
sporgenze offerte dalla roccia del Sassoforte.
Quasi in vetta, sullo sfondo del Mago, fra la nebbia, la palestra naturale di roccia del Sassoforte dove arrampicarsi
In
questo punto per un po’ perdiamo anche noi i riferimenti, poi provando a salire
su un sentiero molto ripido, dove già si cominciano a incontrare i resti delle
mura del castello, ecco un insperato segno su un albero che ci conferma la
giusta via per questo strappo finale prima della vetta del Sassoforte, che
raggiungiamo alle 11.00 in punto! Siamo euforici, la stanchezza di ieri solo un
ricordo, l’unico fastidio è un vento gelido che ci appiccica addosso le
magliette sudate. Facciamo il meritato riposo, tutte le foto del caso in mezzo
a questi resti medievali purtroppo oggi immersi nella nebbia, una bella (e
sfocata) foto celebrativa, e poi siamo pronti per la discesa dal versante sud,
in direzione degli impianti sportivi di San Martino e del centro abitato di
Roccatederighi. Il Piusti comincia ad avere una discreta fame, la sua idea
sarebbe quella di un bel panino proprio a Roccatederighi, ma ancora qualche km
c’è da farlo, vedremo.
E anche il Sassoforte è conquistato !!! |
Salutiamo
quindi il Sassoforte e iniziamo in decisa discesa sempre immersi in questi
bellissimi castagni, che anche le istrici sembrano gradire a giudicare dalle
numerose tracce di passaggio che Emiliano riesce a scovare via via. Lentamente,
mentre perdiamo quota, la nebbia si dirada scoprendoci alla vista una giornata
insolitamente bella, dove anche un po’ di sole prova timidamente a fare
capolino dalle nuvole. Con passo spedito ci avviciniamo velocemente al termine
di questo sentiero, dove ci attende un tratto di strada asfaltata fino al campo
sportivo di San Martino e successivamente fino a Roccatederighi. A poche decine
di metri dalla fine del sentiero, il Piusti che ci precede salta per aria come
un gatto alla vista di quello che gli sembrava un serpente, in realtà Emiliano
che si getta subito alla caccia scopre (e ci informa data la nostra ignoranza
in materia) che si tratta di un innocuo Orbettino, e che non è nemmeno da
considerarsi un serpente.
Alcune immagini dalle mura del Castello del Sassoforte
Eccoci
alla strada asfaltata, adesso proseguiamo speditamente fino agli impianti
sportivi, già visitati in occasione della SPratata 2011; qui,
infatti, soggiornammo la prima notte. Poco prima degli impianti, dove
faremo pranzo visto che siamo già un po’ avanti con l’ora, ci fermiamo alla
prevista fonte di acqua fresca e buonissima, per fare il giusto rifornimento
per la parte finale della tappa odierna. Ci fermiamo quindi per il pranzo
consumando le ultime provviste nei nostri zaini; il tempo sembra stia di nuovo
mutando e non sembra promettere niente di buono, mia moglie mi informa che a
Boccheggiano sta piovendo, speriamo di non beccare uno scroscio d’acqua proprio
alla fine. Il pranzo è piacevole come sempre in questi ultimi tre giorni, un
momento in cui possiamo discutere con più calma degli argomenti più disparati.
L’unica cosa che stona decisamente con il nostro pranzo, è l’odore intenso di
una mega grigliata di carne poco distante da noi, dove c’è un’orda di
camperisti all’opera. Sicuramente tutta un’altra cosa a confronto con i
languidi odorini che arrivano invece dai nostri pasti disidratati. Ripartiamo
quando delle gocce cominciano a cadere, in realtà saranno le sole di tutto il
pomeriggio, comunque noi intanto ci affrettiamo a scendere a Roccatederighi.
Salutiamo il Castello nella nebbia |
Raggiunto
il paese ci dirigiamo dritti al bar, dove il Piusti non rinuncia ad una
schiaccina ripiena mentre io e Emiliano ripieghiamo sul dolce, con un bel
gelato. Salutato anche il bar dove naturalmente non abbiamo mancato di attirare
l’attenzione, riprendiamo il cammino per la parte finale, il lungo rientro al
Gabellino. Usciti dal paese imbocchiamo la sterrata in decisa salita che ci
porta alle pendici del Poggio Trinquella, poi in lenta discesa fino al sentiero
finale che scende in picchiata fino al Fiume Farma, sì, ancora il Farma, ma
adesso molto più a monte. Chiamare questo tratto finale “sentiero” è comunque
un eufemismo, direi che si tratta piuttosto di una voragine scavata nel terreno
dalla pioggia, e dentro questa ripida voragine dobbiamo scendere. Arrivati al
fiume, lo troviamo sorprendentemente in completa secca! E’ da altre fonti, che
a sud il Farma attinge l’acqua, non certo da qui..
Un innocuo Orbettino |
Riprendiamo
la ripida risalita, in un sentiero già affrontato in senso inverso e molto
bello. Tutti zitti, si sente la fatica finale. Finito il tratto più duro, dove
il bosco si apre un po’ per il taglio, arriva d’improvviso l’inconveniente
finale! Davanti a me osservo il Piusti che, mentre cammina tranquillo, lancia
un urlo di dolore e si piega in maniera scomposta toccandosi la spalla destra.
Lascia cadere il bastoncino, si volta con una smorfia sul viso ed in un attimo
è chiara la situazione: un calabrone lo ha appena punto a tradimento (alle
spalle, appunto..). In questi due-tre concitati secondi, non essendomi fermato
immediatamente, sono così più vicino a lui quando realizzo che alla mia destra,
da un tronco di legno cavo, stanno uscendo uno dietro l’altro dei calabroni:
sono davanti il nido!!
Foto ricordo al bar di Roccatederighi |
Sembrano
momenti interminabili di un film, seguiti dalle urla e dalla precipitosa fuga a
ritroso per allontanarsi il più possibile dal covo malefico. Quando siamo
indietreggiati di una ventina di metri, guardandoci intorno vediamo che però la
situazione è adesso più allarmata, dei calabroni vanno e vengono furiosi tutto
intorno, quindi ci copriamo le parti scoperte, non dopo aver, forse
inutilmente, tentato di tamponare l’infiammazione sulla spalla del Piusti con
lo stick di ammoniaca. A questo punto dobbiamo decidere: di ripassare in quel
punto non se ne parla, quindi proviamo ad aggirare addentrandoci nella macchia
tagliata, che è quindi più folta proprio in basso. Dopo alcune decine di metri,
provo a tornare in direzione della strada, ma finisco anzitempo per imbattermi
in quello che probabilmente è un altro nido di calabroni, visto che davanti a
me c’è del movimento proprio in corrispondenza di un altro tronco d’albero…ma
che ci sono solo calabroni, qui??
Discesa verso il Farma |
Torno
indietro ed aggiriamo ancora un po’ finché finalmente possiamo tornare sul
sentiero sufficientemente distanti dalla zona X. Ben coperto, faccio un veloce
raid per recuperare il bastoncino del Piusti, e poi riprendiamo subito il
cammino nella nostra direzione abbandonando definitivamente questa zona
colonizzata pesantemente dai poco simpatici insetti gialloneri. Il nostro
Piustone, nel frattempo, a parte il forte bruciore alla spalla, fortunatamente
non sembra risentire troppo degli effetti di questa puntura. In ogni caso, da
qui fino al termine della tappa, rimarremo sempre tutti con le antenne ben
dritte al minimo ronzio che ci ronzi(!) intorno.
Superiamo
anche la piccola sommità di Poggio alle Guardie e da questo punto in poi
seguiamo a ritroso il bel sentiero che lo scorso anno faticammo molto a
seguire, finendo in mezzo alla cessa della linea elettrica. Anche questa volta
però non siamo da meno, infatti arrivati ad un bivio cruciale, sia io che il
Piusti non riusciamo a ricordare bene la strada percorsa un anno fa, e quindi,
come l’anno scorso, cominciamo un (sia pur breve) girovagare nel tentativo di
rientrare nella nostra traccia gps. Meno male che comunque ci troviamo a
percorrere sempre sentieri molto battuti dei poderi limitrofi, e dopo circa 10
minuti riusciamo finalmente a rientrare nella strada asfaltata del Ballarino,
nello stesso punto dove due giorni fa l’avevamo lasciata.
Il Mago assapora il successo ignaro dell'imminente incontro con i calabroni!! |
Gli
ultimi due chilometri sono in totale scioltezza, ci aspetta il trionfale
rientro al Gabellino. Emiliano deve schivare orgogliosamente, proprio da
ultimo, un paio di interventi di soccorso di suo padre. Non da meno sono io,
che trovo mia moglie ad aspettarmi sulla strada anziché al Gabellino. Eh no!
Ormai il RoccaTrek va finito per bene, che diamine!!
Il Piusti aggredisce la risalita dal Farma, sullo sfondo Emiliano attende che una preda gli passi davanti gli occhi |
E
così eccoci tutti insieme (senza purtroppo il Carne) riuniti davanti il bar per
una bella foto celebrativa e una calorosa stretta di mano per la bellissima
riuscita di questa escursione. Personalmente un’esperienza molto positiva
oltreché attesa da tempo, visto che il RoccaTrek era stato uno dei miei primi
progetti. Un’esperienza come già detto diversa dal solito, meno introspettiva e
più spensierata, con la sensazione che questi tre giorni siano volati in un
baleno. In ogni caso, comunque da ripetere!
Il Piusti spara le ragnatele(!) nella foto celebrativa al Gabellino. Il RoccaTrek è completato!! |
MagoZichele
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