O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

lunedì 26 novembre 2012

[Come è andata??] RoccaTrek - 3a Tappa [07/10/2012]



Come previsto la nottata passa abbastanza bene e, chi più chi meno, ha avuto il tempo di farsi la sua riposante dormitina. Fuori dalla tenda, manco a dirlo, quando mi affaccio (perché anche stamani sveglia alle 6.30), la nebbia la fa ancora da padrone, contribuendo a rendere più buio del solito l’ambiente circostante, almeno finche non comincerà a farsi spazio un po’ di pallida luce. Riprendiamo le solite, piacevoli routine della mattina, la colazione, il caffè caldo, e poi via a rimontare tutto per la partenza. Il Carne non è dell’umore buono, già dal mattino si sveglia subito con il dolore martellante, capiamo subito che per lui oggi potrebbe essere un calvario, che potrebbe abbandonarci anzitempo. Sarebbe un peccato, sarebbe meglio finire tutti insieme, comunque quando uno non ne può più c’è poco da fare. Questo RoccaTrek in tre giorni era già impegnativo sulla carta, e non ha tradito le attese una volta affrontato nella realtà. Siamo a quota 43km dalla partenza, ne abbiamo ancora 20 quest’oggi.

Quasi pronti alla partenza!!
Si scende ripidi sul sentiero n.306

Salutiamo il traliccio dell’alta tensione e la maledetta cessa affrontata ieri sera, e imbocchiamo immersi nella nebbia il sentiero in decisa discesa lungo un bel castagneto. In questo tratto il sentiero è sconnesso e anche un po’ scivoloso, e scende in maniera diretta il versante ovest del Monte Alto. Non è un toccasana per il Carne, visto che già ieri dava a intendere che sono peggio le discese delle salite. Via via che scendiamo noi cerchiamo di minimizzare, di sdrammatizzare, anche prendendolo un po’ in giro, ma si capisce che non tira aria giusta, ed anzi, mentre scendiamo, il dolore lo fa sbottare reclamando il prima possibile una strada asfaltata (dove sia raggiungibile da qualcuno che lo venga a prendere) che purtroppo non possiamo inventarci così di sana pianta. Dovrà resistere fino alla fine di questa discesa, poco prima del guado al Fosso del Bardellone, e dirigersi verso i poderi chiamati I Gessi, nelle vicinanze di Sassofortino.











In pausa all'incantevole Pozza alle Pecore

Comincia anche un po’ a schizzettare acqua, sembra una via di mezzo fra pioggia e nebbia, speriamo non degeneri. Emiliano comincia finalmente a trovare un bel po’ di penne d’istrice da catalogare, d’altronde era qui anche per questo. Mancherebbe solo questo fungo per il Piusti, poi saremmo a posto! Finisce la parte ripida del sentiero e percorriamo una strada sterrata più agevole e già transitata di buon mattino da cercatori di funghi, fino ad arrivare al bivio dove ci separiamo dal Carne, che tuttavia si dimostra dubbioso sulle indicazioni che gli forniamo. Chiede informazioni a due signori che però non sono del posto, ma che si offrono comunque di accompagnarlo fino a Sassofortino. Il RoccaTrek per lui finisce qui. Buon per Emiliano che può prematuramente disfarsi della tenda (oggi toccava portarla a lui)!! Che culo!
Riprendiamo il cammino, lasciando la larga strada sterrata (che a seguirla tutta ci riporterebbe addirittura al centro visite Regoni!) e immettendoci in un caratteristico stradello nella macchia bello zeppo d’acqua per l’umidità, che si dirige in decisa discesa fino al Fosso del Bardellone, in corrispondenza di una caratteristica e profonda pozza d’acqua chiamata Pozza alle Pecore. Altra incantevole delizia per gli occhi di questo RoccaTrek! Superato il fosso, mentre ne iniziamo in ripida risalita la sponda ovest, il Piusti trova finalmente i suoi tanto attesi funghi! Un bel cucco, seguito da tre-quattro porcini, con la collaborazione di Emiliano. Io è inutile che ci guardi, tanto non li vedo nemmeno se ci inciampo sopra..

Un'Amanita Piustoide...
Si comincia a salire..

Finisce il tratto di macchia e adesso siamo su una serie di sterrate che badiamo a non confondere in prossimità degli incroci. La nebbia si è diradata, o meglio si è alzata, perché di fronte a noi dovremmo vedere il Sassoforte invece non vediamo nulla, ogni tanto cade qualche sporadica goccia ma l’impressione è che non sia giornata da vera pioggia. Siamo alla sosta di metà mattina, ormai i nostri zaini sono quasi vuoti, c’è rimasto giusto il pranzo e qualche ultima barretta da consumare. Usciamo dalla sterrata ed entriamo in un campo che attraversiamo per poi trovare ancora un’altra sterrata da percorrere. Le sporadiche gocce, adesso che saliamo e ci avviciniamo al Sassoforte, diventano più frequenti, anzi a volte è vera pioggia leggera che pian piano bagna comunque! Controllo spesso il percorso sul gps in questo tratto, perché quella che avevo tracciato io è leggermente fuori direzione, l’importante in ogni caso è tenere sotto controllo i segni biancorossi sugli alberi e sui sassi, cosa non semplice visto che la nebbia comincia ad aumentare.

Dopo il Camillesco, si sale sul bellissimo versante nord del Sassoforte
Lasciamo la sterrata in un incrocio chiamato C.Camillesco, a 670mt circa, da qui in poi comincia la vera salita al Sassoforte, anche se non si tratta di soli 130mt di dislivello. Il versante nord, quello dal quale stiamo salendo, è molto affascinante e dal sapore fiabesco; tutto intorno infatti è il muschio a farla da padrone, ricoprendo gran parte dei massi che ci circondano. Si alternano castagni a gruppi di felci, il tutto avvolto dalla nebbia e quindi fradicio all’inverosimile. La temperatura è più fresca ma complice l’umidità e un po’ di gocce che cadono dagli alberi, siamo fradici anche noi. Si va a vista cercando sempre il segno successivo con gli occhi, ognuno un po’ assorto nel contemplare questo spettacolo di bosco. Gli ultimi 50mt sono particolarmente ripidi, e nelle nostre vicinanze, a ridosso della parete rocciosa che si erge come un invalicabile bastione sulla vetta del monte, un gruppo di persone si cimenta in arrampicata. Riesco solo a sentirne le vicine voci, ma di fatto, in mezzo alla nebbia, a fatica ne intravedo qualcuna aggrappata come una salamandra alle sporgenze offerte dalla roccia del Sassoforte.










Quasi in vetta, sullo sfondo del Mago, fra la nebbia, la palestra naturale di roccia del Sassoforte dove arrampicarsi

In questo punto per un po’ perdiamo anche noi i riferimenti, poi provando a salire su un sentiero molto ripido, dove già si cominciano a incontrare i resti delle mura del castello, ecco un insperato segno su un albero che ci conferma la giusta via per questo strappo finale prima della vetta del Sassoforte, che raggiungiamo alle 11.00 in punto! Siamo euforici, la stanchezza di ieri solo un ricordo, l’unico fastidio è un vento gelido che ci appiccica addosso le magliette sudate. Facciamo il meritato riposo, tutte le foto del caso in mezzo a questi resti medievali purtroppo oggi immersi nella nebbia, una bella (e sfocata) foto celebrativa, e poi siamo pronti per la discesa dal versante sud, in direzione degli impianti sportivi di San Martino e del centro abitato di Roccatederighi. Il Piusti comincia ad avere una discreta fame, la sua idea sarebbe quella di un bel panino proprio a Roccatederighi, ma ancora qualche km c’è da farlo, vedremo.

E anche il Sassoforte è conquistato !!!
Salutiamo quindi il Sassoforte e iniziamo in decisa discesa sempre immersi in questi bellissimi castagni, che anche le istrici sembrano gradire a giudicare dalle numerose tracce di passaggio che Emiliano riesce a scovare via via. Lentamente, mentre perdiamo quota, la nebbia si dirada scoprendoci alla vista una giornata insolitamente bella, dove anche un po’ di sole prova timidamente a fare capolino dalle nuvole. Con passo spedito ci avviciniamo velocemente al termine di questo sentiero, dove ci attende un tratto di strada asfaltata fino al campo sportivo di San Martino e successivamente fino a Roccatederighi. A poche decine di metri dalla fine del sentiero, il Piusti che ci precede salta per aria come un gatto alla vista di quello che gli sembrava un serpente, in realtà Emiliano che si getta subito alla caccia scopre (e ci informa data la nostra ignoranza in materia) che si tratta di un innocuo Orbettino, e che non è nemmeno da considerarsi un serpente.










Alcune immagini dalle mura del Castello del Sassoforte

Eccoci alla strada asfaltata, adesso proseguiamo speditamente fino agli impianti sportivi, già visitati in occasione della SPratata 2011; qui, infatti, soggiornammo la prima notte. Poco prima degli impianti, dove faremo pranzo visto che siamo già un po’ avanti con l’ora, ci fermiamo alla prevista fonte di acqua fresca e buonissima, per fare il giusto rifornimento per la parte finale della tappa odierna. Ci fermiamo quindi per il pranzo consumando le ultime provviste nei nostri zaini; il tempo sembra stia di nuovo mutando e non sembra promettere niente di buono, mia moglie mi informa che a Boccheggiano sta piovendo, speriamo di non beccare uno scroscio d’acqua proprio alla fine. Il pranzo è piacevole come sempre in questi ultimi tre giorni, un momento in cui possiamo discutere con più calma degli argomenti più disparati. L’unica cosa che stona decisamente con il nostro pranzo, è l’odore intenso di una mega grigliata di carne poco distante da noi, dove c’è un’orda di camperisti all’opera. Sicuramente tutta un’altra cosa a confronto con i languidi odorini che arrivano invece dai nostri pasti disidratati. Ripartiamo quando delle gocce cominciano a cadere, in realtà saranno le sole di tutto il pomeriggio, comunque noi intanto ci affrettiamo a scendere a Roccatederighi.

Salutiamo il Castello nella nebbia
Raggiunto il paese ci dirigiamo dritti al bar, dove il Piusti non rinuncia ad una schiaccina ripiena mentre io e Emiliano ripieghiamo sul dolce, con un bel gelato. Salutato anche il bar dove naturalmente non abbiamo mancato di attirare l’attenzione, riprendiamo il cammino per la parte finale, il lungo rientro al Gabellino. Usciti dal paese imbocchiamo la sterrata in decisa salita che ci porta alle pendici del Poggio Trinquella, poi in lenta discesa fino al sentiero finale che scende in picchiata fino al Fiume Farma, sì, ancora il Farma, ma adesso molto più a monte. Chiamare questo tratto finale “sentiero” è comunque un eufemismo, direi che si tratta piuttosto di una voragine scavata nel terreno dalla pioggia, e dentro questa ripida voragine dobbiamo scendere. Arrivati al fiume, lo troviamo sorprendentemente in completa secca! E’ da altre fonti, che a sud il Farma attinge l’acqua, non certo da qui..

Un innocuo Orbettino
Riprendiamo la ripida risalita, in un sentiero già affrontato in senso inverso e molto bello. Tutti zitti, si sente la fatica finale. Finito il tratto più duro, dove il bosco si apre un po’ per il taglio, arriva d’improvviso l’inconveniente finale! Davanti a me osservo il Piusti che, mentre cammina tranquillo, lancia un urlo di dolore e si piega in maniera scomposta toccandosi la spalla destra. Lascia cadere il bastoncino, si volta con una smorfia sul viso ed in un attimo è chiara la situazione: un calabrone lo ha appena punto a tradimento (alle spalle, appunto..). In questi due-tre concitati secondi, non essendomi fermato immediatamente, sono così più vicino a lui quando realizzo che alla mia destra, da un tronco di legno cavo, stanno uscendo uno dietro l’altro dei calabroni: sono davanti il nido!!

Foto ricordo al bar di Roccatederighi
Sembrano momenti interminabili di un film, seguiti dalle urla e dalla precipitosa fuga a ritroso per allontanarsi il più possibile dal covo malefico. Quando siamo indietreggiati di una ventina di metri, guardandoci intorno vediamo che però la situazione è adesso più allarmata, dei calabroni vanno e vengono furiosi tutto intorno, quindi ci copriamo le parti scoperte, non dopo aver, forse inutilmente, tentato di tamponare l’infiammazione sulla spalla del Piusti con lo stick di ammoniaca. A questo punto dobbiamo decidere: di ripassare in quel punto non se ne parla, quindi proviamo ad aggirare addentrandoci nella macchia tagliata, che è quindi più folta proprio in basso. Dopo alcune decine di metri, provo a tornare in direzione della strada, ma finisco anzitempo per imbattermi in quello che probabilmente è un altro nido di calabroni, visto che davanti a me c’è del movimento proprio in corrispondenza di un altro tronco d’albero…ma che ci sono solo calabroni, qui??

Discesa verso il Farma
Torno indietro ed aggiriamo ancora un po’ finché finalmente possiamo tornare sul sentiero sufficientemente distanti dalla zona X. Ben coperto, faccio un veloce raid per recuperare il bastoncino del Piusti, e poi riprendiamo subito il cammino nella nostra direzione abbandonando definitivamente questa zona colonizzata pesantemente dai poco simpatici insetti gialloneri. Il nostro Piustone, nel frattempo, a parte il forte bruciore alla spalla, fortunatamente non sembra risentire troppo degli effetti di questa puntura. In ogni caso, da qui fino al termine della tappa, rimarremo sempre tutti con le antenne ben dritte al minimo ronzio che ci ronzi(!) intorno.

Superiamo anche la piccola sommità di Poggio alle Guardie e da questo punto in poi seguiamo a ritroso il bel sentiero che lo scorso anno faticammo molto a seguire, finendo in mezzo alla cessa della linea elettrica. Anche questa volta però non siamo da meno, infatti arrivati ad un bivio cruciale, sia io che il Piusti non riusciamo a ricordare bene la strada percorsa un anno fa, e quindi, come l’anno scorso, cominciamo un (sia pur breve) girovagare nel tentativo di rientrare nella nostra traccia gps. Meno male che comunque ci troviamo a percorrere sempre sentieri molto battuti dei poderi limitrofi, e dopo circa 10 minuti riusciamo finalmente a rientrare nella strada asfaltata del Ballarino, nello stesso punto dove due giorni fa l’avevamo lasciata.

Il Mago assapora il successo ignaro dell'imminente incontro con i calabroni!!
Gli ultimi due chilometri sono in totale scioltezza, ci aspetta il trionfale rientro al Gabellino. Emiliano deve schivare orgogliosamente, proprio da ultimo, un paio di interventi di soccorso di suo padre. Non da meno sono io, che trovo mia moglie ad aspettarmi sulla strada anziché al Gabellino. Eh no! Ormai il RoccaTrek va finito per bene, che diamine!!

Il Piusti aggredisce la risalita dal Farma, sullo sfondo Emiliano attende che una preda gli passi davanti gli occhi
E così eccoci tutti insieme (senza purtroppo il Carne) riuniti davanti il bar per una bella foto celebrativa e una calorosa stretta di mano per la bellissima riuscita di questa escursione. Personalmente un’esperienza molto positiva oltreché attesa da tempo, visto che il RoccaTrek era stato uno dei miei primi progetti. Un’esperienza come già detto diversa dal solito, meno introspettiva e più spensierata, con la sensazione che questi tre giorni siano volati in un baleno. In ogni caso, comunque da ripetere!

Il Piusti spara le ragnatele(!) nella foto celebrativa al Gabellino. Il RoccaTrek è completato!!


MagoZichele

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