O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

domenica 25 novembre 2012

[Come è andata??] RoccaTrek - 1a Tappa [05/10/2012]



Finalmente, dopo lunghi rinvii e ripensamenti, è arrivato il momento del RoccaTrek. Un’escursione che mi ha sempre affascinato ma che per un motivo o un altro è non avevo mai avuto modo di affrontare. Per l’occasione non sarò solo, ma avrò ben tre compagni d’avventura: il ritorno del Piusti, Emiliano, e Andrea “il Carne”. La preparazione va avanti da qualche mese, sulla scelta del materiale da portarsi dietro, con una lunghissima serie di email, tanto che l’oggetto di ogni email che arriva ultimamente era diventata “Re: re: re: re: re: re:…” e così via all’infinito. Per reciproci impegni abbiamo anche dovuto rinviare sempre la partenza, ma alla fine, al terzo rinvio, siamo pronti, il primo fine settimana di Ottobre è quello giusto, e ci assiste anche il meteo. L’estate sembra non voler più finire, a qualche debole pioggia dei giorni precedenti si è sostituito nuovamente un bel sole che la farà da padrone in quasi tutto il fine settimana.

Si parte per il RoccaTrek!!!

E così, la mattina di Venerdì 5 Ottobre alle ore 8.20, inizia la prima tappa dell’impegnativo RoccaTrek (circa 60km in tre giorni). Davanti casa mia ci riuniamo tutti, l’ambiente è ovviamente euforico e i pochi partigiani che troviamo lungo la strada ci osservano incuriositi. Manco a dirlo, i 19kg del mio zaino sono i più alti dell’intera ciurma. Emiliano tuttavia è riuscito a infilare 16kg di materiale in uno zaino Seven, non so dove abbia trovato tutto questo spazio..

Per il Piusti un lieto ritorno, con il suo zaino nuovo di zecca che va a sostituire il glorioso predecessore che lo accompagnò durante la SPratata dello scorso anno. Emiliano è un buon camminatore, come abbiamo già avuto modo di verificare sul Poggio di Montieri solo due mesi fa. La sua presenza di biologo è per noi un jolly in quanto a conoscenze della flora e della fauna che troveremo. Il Carne credo sia alla prima esperienza impegnativa dopo i lontani fasti del suo passato come alpino durante il servizio militare, vedremo come se la caverà.

Sosta alla cappella nella piana del Gabellino

Inizialmente il percorso è agevole, a parte qualche breve passaggio nella melma prima di sbucare nel lungo drittone asfaltato che porta al Gabellino. Subito la prima sosta per un caffè e qualche foto di rito, sono le 9.30 circa quando ci rimettiamo in cammino. Dentro di me penso già che se vorremo concludere questa prima tappa, dovremo tenere un buon passo. Sono tutte tappe sui 20km, e considerato che comunque a Ottobre le giornate sono già accorciate, non è da prenderla troppo comoda. La tenda, del peso di 3,7kg, è sulle spalle del Carne, poi faremo un po’ per uno nei giorni a venire.

Percorriamo il lungo tratto asfaltato del Ballarino piuttosto spediti, interrotti solamente da altri conoscenti che non possono fare a meno di chiederci dove andiamo combinati così. Entriamo dunque nel breve tratto in discesa del sentiero n.42, che ci ricollega in 10min ai sentieri del Roccastrada Trekking (chissà da dove avrò preso l’ispirazione per il nome RoccaTrek..). Da qui in avanti, per me è un sentiero già percorso il giorno di Pasqua in occasione dell’anello intorno a Boccheggiano, bello e anche “ordinato”, frutto del bel lavoro della squadra di cinghialai che frequenta questa zona. I cerri la fanno da padrone, assieme ad altre piante che ci vengono presentate via via dal preparatissimo Emiliano. Il Piusti con un occhio guarda sempre lungo il sentiero, alla ricerca di un bel porcino da cuocere stasera nella sua zuppa. Peccato che la sua zuppa, in serata, ne rimarrà all’asciutto.. Dove la visuale si apre, per via del taglio del bosco, si comincia a vedere sul versante opposto al nostro la nitida figura del Sassoforte, seguita più lontano e più a ovest dal Monte Alto. Sembrano lontanissimi, eppure saranno le nostre future destinazioni.

Il sentiero n.42
Salendo verso Pod.Il Monte













Arriviamo al Podere il Monte e facciamo una nuova pausa, più lunga. E’ anche il momento di qualche foto e di mangiare qualcosa, camminare al sole con tutti questi kg sulle spalle fa bruciare calorie, le nostre magliette sono già belle zuppe di sudore. Al Monte non è che vi sia molta scelta su dove sistemarsi, c’è un’unica postazione all’ombra, che Emiliano abbandona dopo un po’, in cerca di serpenti e lucertole intorno ai ruderi del Podere. I telefoni e i gps sono già in carica, sfruttando le possibilità dei vari pannelli solari che abbiamo a corredo. Ripartiamo intorno alle 11.30, abbiamo percorso poco più di 9km, secondo me siamo un po’ corti con i tempi, comunque non è  mica una gara.. Dal podere Il Monte in poi il percorso è più abbordabile, mentre dal Gabellino fino ad arrivare qui avevamo progressivamente guadagnato quota, il che aveva già messo un po’ in allarme il Carne che lamentava qualche dolore alla schiena e un principio di fitta al ginocchio sinistro. Invece adesso, dopo i passaggi sui larghi crinali di Poggio Ritrovoli e Poggio Alto, cominciamo una lunga e progressiva discesa fino al crocevia di sentieri che ci porta al centro visitatori Regoni. Questo tratto è molto bello, un bosco abbastanza aperto da poter apprezzare i colori della vegetazione già proiettata, a discapito della stagione decisamente estiva, all’imminente autunno. Siamo all’interno della Riserva Naturale La Pietra, perfettamente isolati dal mondo digitalizzato (va beh, a parte i cellulari..) e integrati nell’ambiente circostante. Seguono alcuni minuti di assoluto silenzio, dove si sentono solamente i ticchettii cadenzati dei nostri bastoncini sul terreno, segno che ognuno di noi probabilmente sta trovando quello che cerca.











In sosta al Podere il Monte

Via via che ci avviciniamo ai Regoni, comincia a montare la fame, e anche i dolori al ginocchio del Carne. Mi chiedono ripetutamente quanto manca a questo benedetto centro visitatori, in realtà siamo molto più vicini di quanto pensino, ma quando si sente la fame e i dolori, ogni metro sembrano dieci metri. Finalmente arriviamo al fatidico crocevia, solo una breve salitina ci separa da questo complesso recentemente ristrutturato ma che tuttavia appare ancora in completamento. Infatti, speravo di trovarvi una cannellina d’acqua, cosa che potrebbe anche pensarsi fin troppo ottimistica, ma almeno un tavolo con due panche me li sarei aspettati. In più nelle vicinanze del piazzale erboso antistante il casolare c’è anche un viavai continuo di grossi calabroni, che individuiamo focalizzarsi nei pressi di un tronco d’albero, quindi ci dirigiamo nel retro del centro, direttamente nel bosco, su dei tronchi tagliati, per consumare il primo pranzo del RoccaTrek. Sono le 13 circa, già percorsi 14km circa, ne rimangono 6-7, con l’incognita di dove monteremo la tenda visto che saremo lungo le rive del fiume Farma.

Lungo la sterrata della Riserva Naturale La Pietra

La sosta del pranzo ci tiene impegnati fino alle 15 circa. Ad eccezione di Emiliano, ognuno tira fuori qualcosa da preparare al fornello, con i consueti e divertenti commenti su quale sia la giusta preparazione di cibi disidratati. Io ci vado giù pesante: Trippa Simmenthal!! La comprai proprio per quest’occasione, e ovviamente credo non la comprerò più. In ogni caso, quando siamo in queste situazioni, compagnia o non, tutto quanto possiamo mettere sotto i denti ci sembra una prelibatezza. Immancabile, il rito del caffè nella moka dà il giusto sapore dell’avventura a questo pranzo.





 Arrivo ai Regoni, e in meritata pausa pranzo in una bella pineta

Riprendiamo con la discesa verso il torrente Farmolla, che dovremo costeggiare per un po’. Il Carne sembra non aver goduto molto della pausa per il pranzo, il ginocchio gli da sempre fitte, tutti quanti cerchiamo di minimizzare o di spronare, a seconda dei momenti. Il sentiero è abbastanza largo, poi tutto insieme si trasforma in uno stretto e ripido canalone per effetto delle piogge, e di fatto finisce quella che una volta era la possibilità di transitarvi in auto. Ci immettiamo in un altro stradellino laterale per poche decine di metri, finche non arriviamo al torrente Farmolla che è veramente un rigagnolo, in alcuni punti solo una serie confusa di pozze d’acqua. Non è previsto il guado, dovremmo costeggiare su questa sponda, peccato che i segni biancorossi cessino di colpo. Di fatto non c’è più traccia evidente di sentiero battuto, oppure ci siamo lasciati alle spalle per svista una deviazione. Fatto sta che comunque, almeno inizialmente, non è complicato seguire il torrente, e spero ad ogni passo di intravedere finalmente un segno su un albero o un sasso che ci dia conferma della giusta strada. Invece, dopo altri 50mt circa ci ritroviamo la strada sbarrata da un’intricata vegetazione, ma fa niente, il torrente in questo tratto è in secca e quindi scendiamo direttamente nel letto ghiaioso all’asciutto. Superiamo aggirandola lateralmente una grossa pozza d’acqua, poi inizia di nuovo un tratto d’acqua, impossibile proseguire qui, e sul nostro versante gli alberi e gli arbusti rendono ancora impercorribile la sponda. Sono, questi, i momenti che insieme adoro e detesto. Da un lato un po’ di sana e avventurosa incognita, dall’altro il desiderio di non sconfinare troppo rispetto alla traccia prevista e andare a finire chissà dove. Certo, abbiamo i gps che ci aiutano, la strada asfaltata è vicina, ma insomma, se si rimaneva sul sentiero segnato, a patto che vi fosse ancora, avremmo gradito.

Passaggio a Santa Sicutera

Saliamo dunque nel versante opposto al nostro e ci ritroviamo in mezzo a un campo ti terra lavorata, segno che comunque da qualche parte si sbucherà. Continuiamo su questo campo andando di taglio in direzione di dove il Farmolla si getta nella Farma, ma dopo 200mt il rumore delle auto in alto alla nostra sinistra è così evidente che decidiamo di tagliare su per il campo per raggiungere brevemente la strada asfaltata, così da non dilungarsi troppo e ricollegarsi al nostro percorso al podere Santa Sicutera. La salita è netta e, in mezzo al girovagare dell’ultimo quarto d’ora, taglia un po’ le gambe, ma insomma è un sacrificio che va fatto. Arrivati alla strada asfaltata, vedo che il Carne è visibilmente stanco, cominciano a farsi sentire i km e uniti al dolore che sente al ginocchio non deve essere piacevole. Superiamo Santa Sicutera e arriviamo al ponte sulla Farma, siamo proprio sotto il centro abitato di Torniella, più di così per oggi non ci avvicineremo più alla civiltà..

Veduta su Torniella, per oggi l'ultimo avamposto di civiltà...

Il Carne vorrebbe fare una nuova sosta ma sotto i nostri incitamenti proseguiamo ancora un po’, rimangono ancora diversi km da fare, circa 4-5, visto che con le deviazioni abbiamo perso tempo e allungato un po’. Un pino con il tronco perfettamente coperto di rugiada, che cadendo goccia su goccia ha creato un effetto davvero insolito, attira la mia attenzione e quella di Emiliano. Più avanti, proseguono il Piusti, in costante opera di conforto al Carne sempre più dolorante. E’ il momento di una nuova pausa ristoratrice, siamo ora molto vicini al fiume Farma che scorre poche decine di metri sotto a noi. Incontriamo in questo punto anche numerosi escursionisti di giornata cha vanno e vengono dal sentiero che scende giù al fiume (e che si ricollega all’abitato di Torniella), in particolare uno in cerca di una famigerata Balena Bianca, una sorta di tipiche, a detta di lui, formazioni calcaree biancastre..meno male, pensavo volesse pescare una balena nel Farma!!





  







La pittoresca pioggia di rugiada su un tronco di pino

Riprendiamo e completiamo la discesa fino al fiume, non senza, ogni tanto, cominciare a gettare un’occhiata qua e là in cerca di possibili zone dove mettere la tenda. Sono le 17 passate e non vorremmo farci beccare dall’oscurità, inoltre non possiamo lasciare troppi km, significherebbe allungare ulteriormente anche la tappa di domani. Spiego a tutti che il rovescio della medaglia del partire direttamente da Prata, è che poi saremmo arrivati risicati alla sera. Lo sapevamo, ma come tutte le cose, se ne ha piena consapevolezza soltanto nel momento in ne siamo coinvolti. Una svolta positiva, anche se mancano ancora due km, sembra arrivare nel momento in cui sbuchiamo in una piccolo spiazzo con degli alberi davvero invitante per la tenda. Un rapido consulto con gli altri, che sembrano comunque decisi a proseguire, e via di nuovo senza perdere troppo tempo.

In vista del Fiume Farma
MagoZichele allunga il passo..



Siamo in vista del fiume, in un’ansa bella profonda con un ghiaieto dalla parte opposta; Emiliano si siede a contemplare il corso d’acqua, mentre ci raggiungono il Piusti e il Carne, e stavolta la ripartenza è difficoltosa per lui. Da stamani abbiamo percorso già più di 20km e ora la stanchezza sta arrivando un po’ a tutti. Questo però è un punto in cui non possiamo assolutamente mollare, sono già le 17.15 e il sole sta cominciando pian piano la sua lenta discesa. Riprendiamo il cammino e aumento sensibilmente il passo, in modo di avvantaggiarmi il più possibile in cerca di un posto per la tenda. E’ chiaro che ormai non ce la faremo a completare la tappa di oggi, ma nel frattempo non possiamo fermarci perché lo stradello, benché molto bello, è ora molto stretto e in mezzo al bosco con alcuni saliscendi in mezzo a delle roccette davvero caratteristico. A volte mi fermo e lancio un urlo indietro per sentire se gli altri ci sono, poi proseguo ancora, e infine, arrivato praticamente ai famosi e pittoreschi Canaloni, vedo un’invitante carbonaia nel bosco, già attrezzata di vecchio focarile. E’ fatta, ci fermeremo qui per la notte, manca quasi un km al termine della tappa, ma per oggi 21km possono bastare. Arrivano anche gli altri, che tirano un sospiro di sollievo per il meritato riposo, ma non è ancora il momento di fermarsi. Dobbiamo subito montare la tenda e accendere un fuoco perche sta arrivando rapida l’oscurità, e con essa un’umidità generale terrificante, d’altronde siamo pur sempre in riva ad un fiume. Vicino a noi ci sono altri due ragazzi con un cane, anche loro si fermeranno qui per la notte. Finiti tutti i preparativi del “campo”, ci possiamo concedere finalmente alla visita di questi famigerati Canaloni.

Benvenuti ai Canaloni !!!

Il posto è davvero molto bello, siamo immersi nella natura in questa profonda valle dove il Farma nel corso di secoli e secoli ha modellato e scavato la roccia dandole delle forme rotondeggianti e sinuose, e alternando profonde pozze di acqua limpida a piccole cascatelle cristalline. Il Carne e il Piusti si concedono un po’ di refrigerio immergendo i piedi nell’acqua del fiume, io invece, seguito da Emiliano, non sento magicamente nessun dolore o affaticamento, e comincio a saltellare senza senso qua e là in mezzo alle rocce, forse in cerca di un buon posto per una foto, o molto più probabilmente per fissare nella memoria quante più immagini possibili di questo magico posto, prima che l’imbrunire la faccia da padrone per davvero. Quando i ragazzi si ritirano al campo per preparare la cena, rimango un po’ solo su una roccia al centro del fiume con le mani immerse nell’acqua, ascoltando a occhi chiusi i suoni circostanti. Lo so, è patetico, ma solitamente ho sempre affrontato da solo quasi tutte le mie escursioni, e stavolta, in nutrita compagnia, mi rendo conto di non aver ancora dedicato qualche momento a quelle sensazioni uniche che questi luoghi sanno dare, e che si apprezzano solamente in intimità. E’ la mia personale ricompensa nell’aver scarpinato per 21km fin quaggiù.

Splendida visuale ai Canaloni
La sera ci riuniamo tutti davanti al fuoco per la cena, compresi i vestiti del Carne ad asciugare che si erano inspiegabilmente bagnati dentro lo zaino, il ginocchio fa un po’ meno male anche perche è già iniziata la terapia a base di antidolorifici; speriamo ce la faccia a proseguire, mancano ancora molti km da percorrere e praticamente non abbiamo fatto nessuna salita di rilievo. Arriva il buio più totale, faccio una rapida visita notturna ai Canaloni mentre ero sceso per sciacquare il piatto, poi cominciano i preparativi per la notte: a turno entriamo nella tenda e ci sistemiamo per “dormire”, fuori c’è già una bella nebbiolina, stanotte l’umidità si farà sentire. Dentro la tenda, ovviamente, fra battute e scherzi l’ambiente è festoso, ma nonostante tutto un po’ di stanchezza generale non tarda a farci rispettivamente visita, e piano piano solo il lento frusciare dell’acqua della Farma fa da colonna sonora a questa prima notte del RoccaTrek.

Il campo è pronto, la prima tappa è andata!!

MagoZichele

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