Finalmente, dopo lunghi rinvii e
ripensamenti, è arrivato il momento del RoccaTrek. Un’escursione che mi ha
sempre affascinato ma che per un motivo o un altro è non avevo mai avuto modo
di affrontare. Per l’occasione non sarò solo, ma avrò ben tre compagni
d’avventura: il ritorno del Piusti, Emiliano, e Andrea “il Carne”. La
preparazione va avanti da qualche mese, sulla scelta del materiale da portarsi
dietro, con una lunghissima serie di email, tanto che l’oggetto di ogni email
che arriva ultimamente era diventata “Re: re: re: re: re: re:…” e così via
all’infinito. Per reciproci impegni abbiamo anche dovuto rinviare sempre la
partenza, ma alla fine, al terzo rinvio, siamo pronti, il primo fine settimana
di Ottobre è quello giusto, e ci assiste anche il meteo. L’estate sembra non
voler più finire, a qualche debole pioggia dei giorni precedenti si è
sostituito nuovamente un bel sole che la farà da padrone in quasi tutto il fine
settimana.
Si parte per il RoccaTrek!!! |
E così, la mattina di Venerdì 5
Ottobre alle ore 8.20, inizia la prima tappa dell’impegnativo RoccaTrek (circa
60km in tre giorni). Davanti casa mia ci riuniamo tutti, l’ambiente è
ovviamente euforico e i pochi partigiani che troviamo lungo la strada ci
osservano incuriositi. Manco a dirlo, i 19kg del mio zaino sono i più alti
dell’intera ciurma. Emiliano tuttavia è riuscito a infilare 16kg di materiale
in uno zaino Seven, non so dove abbia trovato tutto questo spazio..
Per il Piusti un lieto ritorno,
con il suo zaino nuovo di zecca che va a sostituire il glorioso predecessore che
lo accompagnò durante la SPratata
dello scorso anno. Emiliano è un buon camminatore, come abbiamo già avuto modo
di verificare sul Poggio di Montieri solo due mesi fa. La sua presenza di
biologo è per noi un jolly in quanto a conoscenze della flora e della fauna che
troveremo. Il Carne credo sia alla prima esperienza impegnativa dopo i lontani
fasti del suo passato come alpino durante il servizio militare, vedremo come se
la caverà.
Sosta alla cappella nella piana del Gabellino |
Inizialmente il percorso è
agevole, a parte qualche breve passaggio nella melma prima di sbucare nel lungo
drittone asfaltato che porta al Gabellino. Subito la prima sosta per un caffè e
qualche foto di rito, sono le 9.30 circa quando ci rimettiamo in cammino.
Dentro di me penso già che se vorremo concludere questa prima tappa, dovremo
tenere un buon passo. Sono tutte tappe sui 20km, e considerato che comunque a
Ottobre le giornate sono già accorciate, non è da prenderla troppo comoda. La
tenda, del peso di 3,7kg, è sulle spalle del Carne, poi faremo un po’ per uno
nei giorni a venire.
Percorriamo il lungo tratto
asfaltato del Ballarino piuttosto spediti, interrotti solamente da altri
conoscenti che non possono fare a meno di chiederci dove andiamo combinati
così. Entriamo dunque nel breve tratto in discesa del sentiero n.42, che ci
ricollega in 10min ai sentieri del Roccastrada Trekking (chissà da dove avrò
preso l’ispirazione per il nome RoccaTrek..). Da qui in avanti, per me è un
sentiero già percorso il
giorno di Pasqua in occasione dell’anello intorno a Boccheggiano, bello e
anche “ordinato”, frutto del bel lavoro della squadra di cinghialai che
frequenta questa zona. I cerri la fanno da padrone, assieme ad altre piante che
ci vengono presentate via via dal preparatissimo Emiliano. Il Piusti con un
occhio guarda sempre lungo il sentiero, alla ricerca di un bel porcino da
cuocere stasera nella sua zuppa. Peccato che la sua zuppa, in serata, ne
rimarrà all’asciutto.. Dove la visuale si apre, per via del taglio del bosco,
si comincia a vedere sul versante opposto al nostro la nitida figura del
Sassoforte, seguita più lontano e più a ovest dal Monte Alto. Sembrano
lontanissimi, eppure saranno le nostre future destinazioni.
Il sentiero n.42 |
Salendo verso Pod.Il Monte |
Arriviamo al Podere il Monte e
facciamo una nuova pausa, più lunga. E’ anche il momento di qualche foto e di
mangiare qualcosa, camminare al sole con tutti questi kg sulle spalle fa
bruciare calorie, le nostre magliette sono già belle zuppe di sudore. Al Monte
non è che vi sia molta scelta su dove sistemarsi, c’è un’unica postazione
all’ombra, che Emiliano abbandona dopo un po’, in cerca di serpenti e lucertole
intorno ai ruderi del Podere. I telefoni e i gps sono già in carica, sfruttando
le possibilità dei vari pannelli
solari che abbiamo a corredo. Ripartiamo intorno alle 11.30, abbiamo
percorso poco più di 9km, secondo me siamo un po’ corti con i tempi, comunque
non è mica una gara.. Dal podere Il
Monte in poi il percorso è più abbordabile, mentre dal Gabellino fino ad
arrivare qui avevamo progressivamente guadagnato quota, il che aveva già messo
un po’ in allarme il Carne che lamentava qualche dolore alla schiena e un
principio di fitta al ginocchio sinistro. Invece adesso, dopo i passaggi sui
larghi crinali di Poggio Ritrovoli e Poggio Alto, cominciamo una lunga e
progressiva discesa fino al crocevia di sentieri che ci porta al centro
visitatori Regoni. Questo tratto è molto bello, un bosco abbastanza aperto da
poter apprezzare i colori della vegetazione già proiettata, a discapito della
stagione decisamente estiva, all’imminente autunno. Siamo all’interno della
Riserva Naturale La Pietra, perfettamente isolati dal mondo digitalizzato (va
beh, a parte i cellulari..) e integrati nell’ambiente circostante. Seguono
alcuni minuti di assoluto silenzio, dove si sentono solamente i ticchettii
cadenzati dei nostri bastoncini sul terreno, segno che ognuno di noi probabilmente
sta trovando quello che cerca.
In sosta al Podere il Monte
Via via che ci avviciniamo ai
Regoni, comincia a montare la fame, e anche i dolori al ginocchio del Carne. Mi
chiedono ripetutamente quanto manca a questo benedetto centro visitatori, in
realtà siamo molto più vicini di quanto pensino, ma quando si sente la fame e i
dolori, ogni metro sembrano dieci metri. Finalmente arriviamo al fatidico
crocevia, solo una breve salitina ci separa da questo complesso recentemente
ristrutturato ma che tuttavia appare ancora in completamento. Infatti, speravo
di trovarvi una cannellina d’acqua, cosa che potrebbe anche pensarsi fin troppo
ottimistica, ma almeno un tavolo con due panche me li sarei aspettati. In più
nelle vicinanze del piazzale erboso antistante il casolare c’è anche un viavai
continuo di grossi calabroni, che individuiamo focalizzarsi nei pressi di un
tronco d’albero, quindi ci dirigiamo nel retro del centro, direttamente nel
bosco, su dei tronchi tagliati, per consumare il primo pranzo del RoccaTrek.
Sono le 13 circa, già percorsi 14km circa, ne rimangono 6-7, con l’incognita di
dove monteremo la tenda visto che saremo lungo le rive del fiume Farma.
Lungo la sterrata della Riserva Naturale La Pietra |
La sosta del pranzo ci tiene
impegnati fino alle 15 circa. Ad eccezione di Emiliano, ognuno tira fuori
qualcosa da preparare al fornello, con i consueti e divertenti commenti su
quale sia la giusta preparazione di cibi disidratati. Io ci vado giù pesante:
Trippa Simmenthal!! La comprai proprio per quest’occasione, e ovviamente credo
non la comprerò più. In ogni caso, quando siamo in queste situazioni, compagnia
o non, tutto quanto possiamo mettere sotto i denti ci sembra una prelibatezza.
Immancabile, il rito del caffè nella moka dà il giusto sapore dell’avventura a
questo pranzo.
Arrivo ai Regoni, e in meritata pausa pranzo in una bella pineta
Riprendiamo con la discesa verso
il torrente Farmolla, che dovremo costeggiare per un po’. Il Carne sembra non
aver goduto molto della pausa per il pranzo, il ginocchio gli da sempre fitte,
tutti quanti cerchiamo di minimizzare o di spronare, a seconda dei momenti. Il
sentiero è abbastanza largo, poi tutto insieme si trasforma in uno stretto e
ripido canalone per effetto delle piogge, e di fatto finisce quella che una
volta era la possibilità di transitarvi in auto. Ci immettiamo in un altro
stradellino laterale per poche decine di metri, finche non arriviamo al
torrente Farmolla che è veramente un rigagnolo, in alcuni punti solo una serie
confusa di pozze d’acqua. Non è previsto il guado, dovremmo costeggiare su
questa sponda, peccato che i segni biancorossi cessino di colpo. Di fatto non
c’è più traccia evidente di sentiero battuto, oppure ci siamo lasciati alle
spalle per svista una deviazione. Fatto sta che comunque, almeno inizialmente,
non è complicato seguire il torrente, e spero ad ogni passo di intravedere finalmente
un segno su un albero o un sasso che ci dia conferma della giusta strada.
Invece, dopo altri 50mt circa ci ritroviamo la strada sbarrata da un’intricata
vegetazione, ma fa niente, il torrente in questo tratto è in secca e quindi
scendiamo direttamente nel letto ghiaioso all’asciutto. Superiamo aggirandola
lateralmente una grossa pozza d’acqua, poi inizia di nuovo un tratto d’acqua,
impossibile proseguire qui, e sul nostro versante gli alberi e gli arbusti
rendono ancora impercorribile la sponda. Sono, questi, i momenti che insieme adoro
e detesto. Da un lato un po’ di sana e avventurosa incognita, dall’altro il
desiderio di non sconfinare troppo rispetto alla traccia prevista e andare a
finire chissà dove. Certo, abbiamo i gps che ci aiutano, la strada asfaltata è
vicina, ma insomma, se si rimaneva sul sentiero segnato, a patto che vi fosse
ancora, avremmo gradito.
Passaggio a Santa Sicutera |
Saliamo dunque nel versante
opposto al nostro e ci ritroviamo in mezzo a un campo ti terra lavorata, segno
che comunque da qualche parte si sbucherà. Continuiamo su questo campo andando
di taglio in direzione di dove il Farmolla si getta nella Farma, ma dopo 200mt
il rumore delle auto in alto alla nostra sinistra è così evidente che decidiamo
di tagliare su per il campo per raggiungere brevemente la strada asfaltata, così
da non dilungarsi troppo e ricollegarsi al nostro percorso al podere Santa
Sicutera. La salita è netta e, in mezzo al girovagare dell’ultimo quarto d’ora,
taglia un po’ le gambe, ma insomma è un sacrificio che va fatto. Arrivati alla
strada asfaltata, vedo che il Carne è visibilmente stanco, cominciano a farsi
sentire i km e uniti al dolore che sente al ginocchio non deve essere
piacevole. Superiamo Santa Sicutera e arriviamo al ponte sulla Farma, siamo
proprio sotto il centro abitato di Torniella, più di così per oggi non ci
avvicineremo più alla civiltà..
Veduta su Torniella, per oggi l'ultimo avamposto di civiltà... |
Il Carne vorrebbe fare una nuova
sosta ma sotto i nostri incitamenti proseguiamo ancora un po’, rimangono ancora
diversi km da fare, circa 4-5, visto che con le deviazioni abbiamo perso tempo
e allungato un po’. Un pino con il tronco perfettamente coperto di rugiada, che
cadendo goccia su goccia ha creato un effetto davvero insolito, attira la mia
attenzione e quella di Emiliano. Più avanti, proseguono il Piusti, in costante
opera di conforto al Carne sempre più dolorante. E’ il momento di una nuova
pausa ristoratrice, siamo ora molto vicini al fiume Farma che scorre poche
decine di metri sotto a noi. Incontriamo in questo punto anche numerosi
escursionisti di giornata cha vanno e vengono dal sentiero che scende giù al
fiume (e che si ricollega all’abitato di Torniella), in particolare uno in
cerca di una famigerata Balena Bianca, una sorta di tipiche, a detta di lui,
formazioni calcaree biancastre..meno male, pensavo volesse pescare una balena
nel Farma!!
La pittoresca pioggia di rugiada su un tronco di pino
Riprendiamo e completiamo la
discesa fino al fiume, non senza, ogni tanto, cominciare a gettare un’occhiata
qua e là in cerca di possibili zone dove mettere la tenda. Sono le 17 passate e
non vorremmo farci beccare dall’oscurità, inoltre non possiamo lasciare troppi
km, significherebbe allungare ulteriormente anche la tappa di domani. Spiego a
tutti che il rovescio della medaglia del partire direttamente da Prata, è che
poi saremmo arrivati risicati alla sera. Lo sapevamo, ma come tutte le cose, se
ne ha piena consapevolezza soltanto nel momento in ne siamo coinvolti. Una
svolta positiva, anche se mancano ancora due km, sembra arrivare nel momento in
cui sbuchiamo in una piccolo spiazzo con degli alberi davvero invitante per la
tenda. Un rapido consulto con gli altri, che sembrano comunque decisi a
proseguire, e via di nuovo senza perdere troppo tempo.
In vista del Fiume Farma |
MagoZichele allunga il passo.. |
Siamo in vista del fiume, in
un’ansa bella profonda con un ghiaieto dalla parte opposta; Emiliano si siede a
contemplare il corso d’acqua, mentre ci raggiungono il Piusti e il Carne, e
stavolta la ripartenza è difficoltosa per lui. Da stamani abbiamo percorso già
più di 20km e ora la stanchezza sta arrivando un po’ a tutti. Questo però è un
punto in cui non possiamo assolutamente mollare, sono già le 17.15 e il sole
sta cominciando pian piano la sua lenta discesa. Riprendiamo il cammino e
aumento sensibilmente il passo, in modo di avvantaggiarmi il più possibile in
cerca di un posto per la tenda. E’ chiaro che ormai non ce la faremo a
completare la tappa di oggi, ma nel frattempo non possiamo fermarci perché lo
stradello, benché molto bello, è ora molto stretto e in mezzo al bosco con
alcuni saliscendi in mezzo a delle roccette davvero caratteristico. A volte mi
fermo e lancio un urlo indietro per sentire se gli altri ci sono, poi proseguo
ancora, e infine, arrivato praticamente ai famosi e pittoreschi Canaloni, vedo
un’invitante carbonaia nel bosco, già attrezzata di vecchio focarile. E’ fatta,
ci fermeremo qui per la notte, manca quasi un km al termine della tappa, ma per
oggi 21km possono bastare. Arrivano anche gli altri, che tirano un sospiro di
sollievo per il meritato riposo, ma non è ancora il momento di fermarsi.
Dobbiamo subito montare la tenda e accendere un fuoco perche sta arrivando
rapida l’oscurità, e con essa un’umidità generale terrificante, d’altronde
siamo pur sempre in riva ad un fiume. Vicino a noi ci sono altri due ragazzi
con un cane, anche loro si fermeranno qui per la notte. Finiti tutti i
preparativi del “campo”, ci possiamo concedere finalmente alla visita di questi
famigerati Canaloni.
Benvenuti ai Canaloni !!! |
Il posto è davvero molto bello,
siamo immersi nella natura in questa profonda valle dove il Farma nel corso di
secoli e secoli ha modellato e scavato la roccia dandole delle forme
rotondeggianti e sinuose, e alternando profonde pozze di acqua limpida a
piccole cascatelle cristalline. Il Carne e il Piusti si concedono un po’ di
refrigerio immergendo i piedi nell’acqua del fiume, io invece, seguito da
Emiliano, non sento magicamente nessun dolore o affaticamento, e comincio a
saltellare senza senso qua e là in mezzo alle rocce, forse in cerca di un buon
posto per una foto, o molto più probabilmente per fissare nella memoria quante
più immagini possibili di questo magico posto, prima che l’imbrunire la faccia
da padrone per davvero. Quando i ragazzi si ritirano al campo per preparare la
cena, rimango un po’ solo su una roccia al centro del fiume con le mani immerse
nell’acqua, ascoltando a occhi chiusi i suoni circostanti. Lo so, è patetico,
ma solitamente ho sempre affrontato da solo quasi tutte le mie escursioni, e
stavolta, in nutrita compagnia, mi rendo conto di non aver ancora dedicato
qualche momento a quelle sensazioni uniche che questi luoghi sanno dare, e che
si apprezzano solamente in intimità. E’ la mia personale ricompensa nell’aver
scarpinato per 21km fin quaggiù.
Splendida visuale ai Canaloni |
La sera ci riuniamo tutti davanti
al fuoco per la cena, compresi i vestiti del Carne ad asciugare che si erano
inspiegabilmente bagnati dentro lo zaino, il ginocchio fa un po’ meno male anche
perche è già iniziata la terapia a base di antidolorifici; speriamo ce la
faccia a proseguire, mancano ancora molti km da percorrere e praticamente non
abbiamo fatto nessuna salita di rilievo. Arriva il buio più totale, faccio una
rapida visita notturna ai Canaloni mentre ero sceso per sciacquare il piatto,
poi cominciano i preparativi per la notte: a turno entriamo nella tenda e ci
sistemiamo per “dormire”, fuori c’è già una bella nebbiolina, stanotte
l’umidità si farà sentire. Dentro la tenda, ovviamente, fra battute e scherzi
l’ambiente è festoso, ma nonostante tutto un po’ di stanchezza generale non
tarda a farci rispettivamente visita, e piano piano solo il lento frusciare
dell’acqua della Farma fa da colonna sonora a questa prima notte del RoccaTrek.
Il campo è pronto, la prima tappa è andata!! |
MagoZichele
Nessun commento:
Posta un commento