Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.
L'ultima tappa di questa tre giorni è molto semplice in quanto identica alla prima ma ripercorsa in senso inverso. Se non fatta il primo giorno, possiamo eventualmente fare una piccola deviazione e salire sul Monte Gennaio: ridiscesi al Passo del Cancellino, occorrerà proseguire a dritto sul sentiero di crinale e seguire i saliscendi del Monte Gennaio, Poggio delle Ignude e Poggio dei Malandrini. Ci riuniremo al sentiero al Passo dei Malandrini, poco prima del Rifugio del Montanaro. In alternativa se vogliamo limitarci al solo Monte Gennaio, bastera prendere, appena ridiscesi, il sentiero sulla destra che ci riporta in breve al Passo della Nevaia. Per il resto l'itinerario è già descritto nella prima tappa.
Il Racconto
Durante la seconda notte al Rifugio Duca degli Abruzzi, quello che più mi dava pensiero era riuscire a dormire bene visto l'affollamento della camerata, ma in realtà, la cosa che terrà svegli un po' tutti, sarà uno spaventoso temporale con tanto di grandine annessa, che infurierà per un bel po'. La sensazione di trovarsi al riparo da questo fortunale è piacevole, un Rifugio davvero con la erre maiuscola, in questo caso :-) A un certo punto mi sveglio e fra i bagliori continui dei fulmini vedo il Piusti in piedi davanti il letto!! brrr...una scena da film di Hitchcock...meglio richiudere gli occhi ah ah ah...
La nostra idea era quella di non partire troppo presto, visto che anche per la mattina era previsto maltempo, in miglioramento dal pomeriggio. Invece va a finire che ci svegliamo quasi tutti sempre alla stessa ora! Tanto vale alzarsi e vedere come si presenta la giornata. I bei panorami ai quali eravamo abituati nei due giorni precedenti, stamani sono solo un ricordo: una fitta coltre di nebbia avvolge il rifugio e tutto quanto si trovi all'esterno. Difficile stabilire se la pioggia potrebbe ancora presentarsi in mattinata. Ci prepariamo e scendiamo subito di sotto per la solita eccellente colazione "da rifugio". Mi affaccio un attimo fuori e l'aria è decisamente fresca e pungente, ma se non altro il vento non sembra molto forte.
La Compagnia riunita saluta Mirko, simpatico e cortese gestore del rifugio Duca degli Abruzzi
Alle 9.00 siamo pronti per la partenza, per salutare Mirko possibilmente con un arrivederci, e per una bella foto ricordo. Usciamo e mentre io e Andrea ultimiamo qualche preparativo, Luca e Emiliano si avviano a piedi. Nel dubbio di buscare un po' di pioggia, non vado tanto per il sottile e, memore dell'ultima volta all'Isola del Giglio, per questo rientro mi ricopro completamente di indumenti impermeabili. Fuori la nebbia crea un'atmosfera che ha dell'ancestrale, vedo la fila dei miei compagni che si avvia sotto al Cupolino e mi sembra una scena di un film fantasy....sarà l'effetto "Compagnia del Mago"????
h9.00, pronti per il rientro fra le nebbie!
La Compagnia del Mago si avvia lungo i crinali avvolti dalla nebbia
Il rientro si svolge molto veloce, il passo è decisamente spedito anche grazie alla paura di incappare in un temporale, che in questi crinali così scoperti è poco raccomandabile. Finché camminiamo nel versante protetto dalle correnti dei venti meridionali, quindi fino al Passo dello Strofinatoio (h9.50), va tutto abbastanza bene: sulla nostra sinistra il bacino glaciale del Corno alle Scale è pressoche invisibile, protetto dalla nebbia.
Al Passo dello Strofinatoio
Quando invece inizia la discesa verso il Passo del Cancellino, ecco che i venti si fanno sentire davvero potenti! Gli erbai del crinale sono sferzati in maniera spaventosa e anche i nostri passi a volte resi più difficili. Luca si stacca dal gruppo per non percorrere il crinaletto ora battuto forte dal vento, e preferisce passare più a valle, meno esposto.
Lungo il crinale per il Passo del Cancellino
Veduta sull'esposta valle del Fosso di Mezzo, evitata accuratamente dal Piusti...
...che preferisce passare sicuro più a valle!!
Alle 10.15 siamo al Passo del Cancellino, in teoria saremmo dovuti salire al Monte Gennaio per rispettare il nostro tabellino di marcia, ma il meteo ancora incerto e soprattutto la caviglia di Luca che ha recuperato miracolosamente ma che non può certo fare miracoli, ci inducono a ripercorrere la strada dell'andata. In verità ci provo anche a suggerire agli altri di aggirare il Monte Gennaio dal lato opposto al nostro, giusto per provare un nuovo sentiero, ma la democrazia ancora una volta si rivela decisamente avversa al Mago...
Bel ricordo con Andrea sopra al Fosso di Mezzo
Il sentiero viene ripercorso a ritroso molto velocemente, ora che sono finiti i tratti più delicati, e in breve siamo di nuovo al Rifugio del Montanaro, dove facciamo una sosta visto che stamani è aperto. Dentro, un membro del CAI di Maresca ci accoglie come può, il rifugio normalmente è chiuso e quindi non è che possiamo aspettarci chissà cosa, ma almeno è un buon riparo dove cambiarsi qualche indumento. Quando usciamo per percorrere l'ultimo tratto, un timido sole fa capolino fra le nuvole, segno che forse le schiarite previste nel pomeriggio stanno già anticipandosi, e soprattutto che il maltempo previsto si è sfogato tutto nella notte.
Si abbassa di nuovo la nebbia verso il Passo dei Malandrini
Anche dentro le faggete la musica non cambia
Ecco infatti che le belle faggete che ripercorriamo fino al Rombiciaio, e poi fino alla Casetta Pulledrari, vengono sempre più invase dai raggi di luce che creano giochi ci colori che ci accompagnano fino al termine di questa bellissima escursione nell'Appennino Pistoiese e Modenese.
Le ultime faggete fra il Rombiciaio e Pulledrari, il sole comincia finalmente ad affacciarsi
La stanchezza, a fine tappa, non si fa sentire molto, in fondo si tratta di una lunghezza modesta e di poco dislivello positivo. Più che altro è la fame che ci accomuna, sono quasi le 13 quando arriviamo trionfanti a Pulledrari pronti per una bel pranzo e brindisi finale.
Il Piusti "azzanna"...
Mentre Emiliano e Andrea mantengono il controllo (ma solo in apparenza) :-)....
Ma dopo il pranzo arriva il rilassamento...rimettersi in viaggio è davvero dura anche se non si tratta di un viaggio molto lungo, Emiliano riesce a fatica a "riposare gli occhi".
La tecnica di Emiliano per "riposare gli occhi"...eh eh...
In sosta all'autogrill durante il viaggio, sembra che il segnale dei telefoni qui sia potente...
Un'altra bella escursione volge al termine per la Compagnia del Mago, il Lago Scaffaiolo e il Parco Regionale del Corno alle Scale, due magnifiche destinazioni che confermano in pieno tutti le ottime recensioni già lette, e alle quali spero si aggiunga la mia, per chiunque voglia mettervisi in cammino.
Il Mago ed io ci siamo finalmente conosciuti di persona. Non era una cosa così come dire visto che ci separano circa 460 km e oltre 4 ore e mezzo di auto. Oltre a lui ho conosciuto due delle sue “dita”. La simpaticissima moglie Alessandra e il piccolo maghetto Dario di soli 4 anni e loro hanno conosciuto Cinzia, mia moglie. L'evento era atteso da tempo e precisamente dalle 18,43 del 4 aprile del 2011 quando, un po' per caso, inviai al suo sito una mail che lui definì “veramente troppo simpatica” e quindi, non appena se ne è presentata l'occasione il fatto si è avverato. Una telefonata, un appuntamento e il sabato sera a cena. Ciascuno con la sua bella dose di ansia, aspettativa, curiosità e incognita. Sarà come immagino che sia? Sarò come si immagina che sono? Tutto bene. Le cose sono andate via da sole e dopo pochi attimi tutti i dubbi sono svaniti davanti a una miriade di ottimi antipasti, e cercando di conoscerci meglio si è parlato un po' di tutto. Del lavoro, che sempre più è merce rara. Delle bellissime colline attorno a Prata, vero campo scuola del Mago. Dei nostri siti, cresciuti mese per mese e, in particolar modo quello del Mago, che a furia di andare per sentieri ha raccolto e documentato una vera enciclopedia di trekking che consiglio a tutti di visitare almeno una volta. Abbiamo parlato di amici comuni (tramite web) e qualcuno fuori dal comune. In attesa dei primi abbiamo discusso di ferie, di scuola (materna per Dario) e degli occhi bellissimi di Alessandra. All'arrivo dei secondi si era pieni da scoppiare e qualche avventore se ne stava già andando. Dopo il caffè e quel che segue nel locale si era rimasti solo noi e un'assonnata gestrice che esitava ancora a buttarci fuori. Dario era crollato in braccio alla mamma e allora si è deciso di pagare, ringraziare e uscire. Fuori era notte e il piccolo maghetto addormentato è stato deposto in auto sul suo accogliente seggiolino. Quando le luci del locale si sono spente la notte ci ha trovati ancora a parlare, in piedi accanto alle nostre auto un po' restii a far finire quella bella e strana serata che, sapevamo, difficilmente si sarebbe ripetuta in futuro. Alla fine abbiamo parlato di tutto, relegando a non più che un piccolo accenno all'unico argomento col quale potevamo andare sul sicuro. La montagna. Credo che non ce ne sia stato bisogno. Ad un'ora imprecisata della notte Cinzia ci indicò il cielo che nella quasi totale oscurità ci appariva stellato come non mai. Una bella serata davvero.
Il Mago ed io ci siamo finalmente conosciuti di persona.
RispondiEliminaNon era una cosa così come dire visto che ci separano circa 460 km e oltre 4 ore e mezzo di auto.
Oltre a lui ho conosciuto due delle sue “dita”. La simpaticissima moglie Alessandra e il piccolo maghetto Dario di soli 4 anni e loro hanno conosciuto Cinzia, mia moglie.
L'evento era atteso da tempo e precisamente dalle 18,43 del 4 aprile del 2011 quando, un po' per caso, inviai al suo sito una mail che lui definì “veramente troppo simpatica” e quindi, non appena se ne è presentata l'occasione il fatto si è avverato.
Una telefonata, un appuntamento e il sabato sera a cena. Ciascuno con la sua bella dose di ansia, aspettativa, curiosità e incognita.
Sarà come immagino che sia?
Sarò come si immagina che sono?
Tutto bene.
Le cose sono andate via da sole e dopo pochi attimi tutti i dubbi sono svaniti davanti a una miriade di ottimi antipasti, e cercando di conoscerci meglio si è parlato un po' di tutto.
Del lavoro, che sempre più è merce rara. Delle bellissime colline attorno a Prata, vero campo scuola del Mago. Dei nostri siti, cresciuti mese per mese e, in particolar modo quello del Mago, che a furia di andare per sentieri ha raccolto e documentato una vera enciclopedia di trekking che consiglio a tutti di visitare almeno una volta.
Abbiamo parlato di amici comuni (tramite web) e qualcuno fuori dal comune.
In attesa dei primi abbiamo discusso di ferie, di scuola (materna per Dario) e degli occhi bellissimi di Alessandra.
All'arrivo dei secondi si era pieni da scoppiare e qualche avventore se ne stava già andando.
Dopo il caffè e quel che segue nel locale si era rimasti solo noi e un'assonnata gestrice che esitava ancora a buttarci fuori.
Dario era crollato in braccio alla mamma e allora si è deciso di pagare, ringraziare e uscire.
Fuori era notte e il piccolo maghetto addormentato è stato deposto in auto sul suo accogliente seggiolino.
Quando le luci del locale si sono spente la notte ci ha trovati ancora a parlare, in piedi accanto alle nostre auto un po' restii a far finire quella bella e strana serata che, sapevamo, difficilmente si sarebbe ripetuta in futuro.
Alla fine abbiamo parlato di tutto, relegando a non più che un piccolo accenno all'unico argomento col quale potevamo andare sul sicuro. La montagna.
Credo che non ce ne sia stato bisogno.
Ad un'ora imprecisata della notte Cinzia ci indicò il cielo che nella quasi totale oscurità ci appariva stellato come non mai.
Una bella serata davvero.