O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

martedì 25 febbraio 2014

Riserva Naturale Alto Merse - 1

Podere La Gonna - Brenna - Poggio delle Pescine

Lunghezza = 21,5 Km
Dislivello+ = 650 mt

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Il Percorso


La Riserva Naturale dell’Alto Merse, situata a sud-ovest della città di Siena, racchiude un lungo tratto del fiume Merse e comprende anche il torrente Ricausa, una buona parte del torrente Rosia e l'ultimo tratto del torrente La Gonna, tutti affluenti del Merse. La zona, a pochi chilometri da Siena, è estremamente suggestiva per la continuità e l'estensione dei boschi, interrotti solo dagli antichi borghi di Brenna, Orgia, Torri, Stigliano, Spannocchia, Pentolina, e dalle fortificazioni medievali di Montarrenti, Frosini e Castiglion Balzetti (oggi ribattezzato "Castiglion che Dio sol sa"), che suggeriscono l'importanza strategica avuta in passato da questa parte del territorio senese. Da qui passava infatti l'antica strada Massetana che univa Siena a Massa Marittima e, tramite una deviazione nei pressi dell'Abbazia di San Galgano, alla Maremma.

Clicca per ingrandire e scaricare la cartina del percorso
L’escursione proposta si ispira ad un anello escursionistico già descritto nell’ottimo sito internet del resort di lusso Villa Ferraia, dove tra l’altro sono proposti anche altri itinerari molto belli e tutti nei dintorni di questa magnifica struttura. Le circostanze ambientali del momento (fiume Merse in piena) mi hanno costretto a modificare quindi l’anello proponendo un’alternativa lungo i poggi che si trovano nell’estremità sudorientale dei confini della riserva naturale, e che costeggiano il versante orientale del fiume Merse, fino all’abitato di Brenna. Partendo quindi dal bivio lungo la strada che da Monticiano porta a San Lorenzo a Merse, poco dopo il ponte sul torrente La Gonna, ci incamminiamo su comoda sterrata. La strada dopo circa 400 m attraversa il Podere La Gonna, dove merita una breve sosta il magnifico abbeveratoio in pietra posto sulla destra della strada subito dopo le case. La strada continua in leggera discesa fino a raggiungere una spianata. Si continua lungo la strada a sterro per altri 150 m circa e, ignorando il cartello che segna l’inizio del Parco Farma-Alto Merse, proseguiamo a dritto. Dopo una larga svolta a sinistra, la grande sterrata costeggia dall’alto la gola del Merse, e dopo circa 1,3km, raggiunti i ruderi del podere Mallecchi, prendiamo a sinistra scendendo rapidamente con due tornanti e seguendo quindi una strada secondaria molto suggestiva da dove la profonda gola del Merse è ancora più visibile. Poco dopo incrociamo la Casetta Rossa, bellissima costruzione a mattoni abbandonata con un suggestivo balcone. Proseguiamo e dopo circa un km facciamo una deviazione sulla sinistra scendendo per poco più di un centinaio di metri fino ad arrivare direttamente sulle rive del fiume Merse che qui, in uno scenario incantevole e incontaminato, attraversa i resti di una vecchia diga. Dopo una sosta, si risale riosservando lo spettacolare cumulo di massi ricoperti di muschio e continuiamo la nostra passeggiata per altri 2,5 km fino a rientrare nella sterrata abbandonata precedentemente. Andando ora in direzione di Brenna, potremo scorgere sulla sinistra, una volta che si sarà aperta la visuale sulla gola del torrente Ricausa, l'imponente castello di Castiglion Balzetti soprannominato Castiglion che Dio sol sà, data la sua ubicazione particolarmente nascosta. In corrispondenza del bel Podere Calcinari facciamo una deviazione a destra e scendiamo per poche decine di metri fino al grande ponte in cemento alle porte del piccolo centro abitato di Brenna. Dopo una meritata pausa siamo pronti per il rientro. Ripercorriamo a ritroso la strada fatta fino al Podere Calcinari, quindi deviamo salendo a sinistra su sterrata che si inerpica verso il Poggio Romito; in questo tratto sono presenti anche alcuni castagni. La sterrata sale decisa fin quasi la cima del poggio, per poi proseguire in piano attraversando una pineta. Siamo nelle vicinanze del Poggio delle Pescine, che con i suoi 520mt tagliati in due da una cessa tagliafuoco, permette un bel panorama verso l’entroterra senese (zona Val D’Arbia). Dal Poggio delle Pescine si ritorna sui nostri passi per pochi metri e si prosegue in direzione sud continuando a seguire la larga cessa tagliafuoco fino ad arrivare ad un grande capanno dei cacciatori. Qui si prende la destra iniziando una repentina discesa che ci riporterà a riprendere la sterrata percorsa all’inizio. Si ritorna quindi fino all’auto ripercorrendo a ritroso la strada fatta. Eventualmente, dopo circa 300mt dalla confluenza nella grande sterrata, si può fare una piccola deviazione per visitare la sorgente Mallecchi, scendendo liberamente sulla destra, per poche decine di metri.


Il Racconto [24-11-2013]


La riserva Naturale dell’Alto Merse era già da un po’ che mi era entrata in testa, e l’anello proposto sul sito della Villa Ferraia mi stimolava anche perche il versante sinistro del Merse era probabilmente quello più bello da esplorare, facendo poi rientro dal più comodo versante destro. Domenica 24 Novembre il giorno prefissato. Le giornate sono molto corte adesso quindi non parto molto presto, alle 8.15 sono al bivio sulla strada asfaltata che congiunge Monticiano a San Lorenzo a Merse, posteggio e mi metto in cammino. La giornata è bella, solo qualche leggera foschia del mattino per via dell’umidità verrà presto spazzata via da un caldo sole. Arrivo in breve al Podere la Gonna, ben ristrutturato per uso “istituzionale” della comunità montana, ma come spesso succede, si ha l’impressione che tutti questi bei lavori fatti alla fine vengano poco “utilizzati”. Qui c’è anche un bello slargo dove poter posteggiare le auto, effettivamente si potrebbe iniziare l’escursione anche da qui. Di fronte al podere, il grande e antico abbeveratoio in pietra.

L'abbeveratoio al Podere La Gonna
Proseguo e dopo una piccola discesa attraverso un grande campo da dove scorgo il cartello dei confini della riserva naturale. L’anello di Villa Ferraia prevede di prendere questa direzione, quindi proseguo in un bel bosco fra agrifogli fino a raggiungere le sponde del Merse. E qui purtroppo arriva subito la mazzata finale ai propositi di fare l’anello. Complici le torrenziali, anche se ormai passate, piogge, il Merse è ancora abbondantemente in piena! Il passaggio su cemento è ricoperto da una decisa colonna d’acqua di almeno 10-15cm che spinge forte creando un bel vortice schiumoso nella buca sottostante. 

Il Merse in piena, copre completamente il ponte di cemento

MagoZichele pronto per il guado...
Non riesco bene a vedere oltre questo punto, quindi mi decido e provo a oltrepassare comunque il ponte, almeno metterò a dura prova il goretex degli scarponi. Affondo passo dopo passo i piedi nell’acqua e sento la sensazione della sua potenza travolgente, fino al termine del ponte dove tuttavia la strada è nuovamente sbarrata perché….la piena è ancora talmente evidente che il Merse, sull’altro versante, è fuori dal proprio alveo per almeno altri 50mt più avanti, fin dove riesco appunto a scorgere la strada che torna a riaffacciarsi dal fiume. Niente da fare, mi tocca tornare indietro.

Impossibile proseguire in queste condizioni!
Decido quindi di seguire il versante orientale del Merse e, al ritorno, di svagare un po’ sui poggetti limitrofi (come quindi spiegato sopra nella descrizione dell’itinerario), rimandando a un’altra volta l’escursione dell’altro versante, magari in congiunzione con la valle del Torrente Ricausa fino al Ponte della Pia.

Proseguo quindi sulla larga e monotona sterrata circondato comunque da un bel bosco, fino alla deviazione in corrispondenza dei ruderi del Podere Mallecchi. Qui il sentiero si fa più interessante ragalando alcuni scorsi suggestivi, come in occasione del passaggio vicino alla Casetta Rossa, ormai sepolta da edera e rampicanti vari ma dove ancora si nota la bellezza architettonica degli archi che sostengono un bellissimo quanto romantico balcone. Mi domando quale sia la storia di questa bellissima e abbandonata villa.

La Casetta Rossa
Poco dopo, è la volta di soffermare la vista su alcuni grandi massi disposti in cascata lungo il pendio destro, ricoperti di muschio verde smeraldo, un angolo davvero suggestivo e fiabesco. Ma non è nulla in confronto a quello che troverò poco più avanti…infatti arrivo in breve alla deviazione per la Vecchia Diga, uno stradello che scende rapidamente fino al fiume, ma che prima incrocia un altro stuolo di pietre disposte quasi regolarmente ma stavolta completamente ricoperte dal verde tappeto del muschio: un vero spettacolo, sono sbalordito!!

Spettacolare tappeto di muschio
 

Mi fermo a farci qualche foto al ritorno, prima decido di scendere subito fino in fondo fino alla Vecchia Diga. Di quella che doveva essere un’imponente costruzione adesso rimangono solo alcuni contrafforti che ancora resistono all’acqua, nel complesso comunque un altro bel sito da visitare in questo tratto del fiume Merse. Ci troviamo immersi nel bel mezzo del profondo solco che il fiume ha scavato nel tempo, in un contesto assolutamente incontaminato.

Il Fiume Merse alla Vecchia Diga
 


Ritorno più a monte per proseguire il mio percorso, e in breve, dalle inconfondibili urla che sento, ne deduco che mi sto avvicinando ad una battuta di caccia al cinghiale, fortunatamente più a valle rispetto a dove mi trovo io, verso il fiume. Nel frattempo, rientrato nuovamente nella larga e principale sterrata (chiamata sulle vecchie cartine come “Strada dell’Alta Merse”), comincio ad imbattermi nei primi appostamenti fissi di caccia, dove alcuni cacciatori che mi sembrano piuttosto assonnati ingannano il tempo giocando a carte o ascoltando la radio…uno strano modo di cacciare!! Anche se ovviamente riconosco che la caccia al cinghiale è molto organizzata e complessa e ha bisogno anche di questi ruoli diciamo un po’ secondari. Sono le 11.00, il sole ovviamente è già alto in questa bella giornata, e adesso lungo la strada dell’Alta Merse non sono più il solo a goderne: anche diverse persone in MTB ogni tanto vanno e vengono. D’un tratto, sulla destra della strada, lungo il cordolo della fossetta, un ammasso ispido e peloso giace in terra ancora fumante: lo so, è delicato descrivere queste cose per chi non ama la caccia (e io non è che ne sia un fan), ma si tratta proprio di un cinghiale abbattuto: ogni cosa ha le sue regole, e se si cammina all’interno di una cacciata ci si può ovviamente anche imbattere in queste scene…Spero solo che lo tolgano prima possibile, non sia mai che lo possa vedere un bambino piccolo magari a spasso con mamma in questa bella mattinata.

Arrivo nel punto in cui c’è la biforcazione con la vallata del fosso Ricausa, ed ecco in lontananza stagliarsi ed ergersi dal bosco la massiccia sagoma del Castiglion Balzetti, ribattezzato "Castiglion Che Sol Dio Sà", prossima destinazione di una futura escursione in quelle zone.

Castiglion Che Sol Dio Sà
La strada sterrata devia adesso dal corso del Merse e compiendo uno stretto giro in discesa, dopo il Podere Calcinari, punta decisa verso il piccolo centro abitato di Brenna, riattraversando proprio il Merse tramite un grande ponte in cemento questa volta sufficientemente elevato per poter far defluire la grande portata d’acqua del fiume.

Il Ponte nei pressi di Brenna
Supero il ponte ed eccomi a Brenna, un paesino che sembra catapultato qui dal passato, tanto è il senso di isolamento che si prova entrandovi. Tutto è in miniatura e rapportato con la dimensione dell’abitato: la chiesina, il parco giochi, persino il cimitero. Un’assoluta tranquillità e, volendo, anche un ristorantino. Lungo le pareti rocciose ricoperte per lo più da macchia mediterranea e da scope del Poggio Montestigliano, che domina a nord Brenna, vedo da lontano una strana insenatura, come fosse una grotta.

Una delle due piccole chiesine di Brenna
La campagna di Brenna; di fronte il Poggio Romito
La cosa mi incuriosisce e decido di andare a scovarla, purché non mi allontani troppo dal paese, perché da questo punto in poi dovrò far rientro e sono già a 11Km. Attraverso dunque il paese e mi dirigo verso la sua uscita NW, in direzione del cimitero. Da qui comincia il sentiero segnato che porta in direzione della gola del Fosso Ricausa fino a Montarrenti, mentre io devio in netta salita sulla mia destra lungo uno stradello sbarrato da un’esile rete metallica: ho la netta sensazione di essere sulla strada giusta per la “misteriosa” grotta. Infatti, seguendo uno stretto e ripido budello in mezzo a delle scope, arrivo ben preso in vista dello strano buco nella roccia che non è una vera e propria grotta data la modesta profondità, ma ormai la curiosità era tanta e almeno vengo ripagato da una bella visuale sulla campagna autunnale multicolore che fa da cornice a Brenna. Di fronte, il Poggio Romito, prossima meta durante la via del ritorno.

L'ingresso della misteriosa grotta
MagoZichele all'interno della piccola conca rocciosa
Riscendo quindi fino al paese e a ritroso ritorno sui miei passi fino al P.Calcinari, non prima di tentare un’improbabile visita ad un bacino idrico completamente nascosto alla vista da una spessa coltre di vegetazione poco amichevole quali rovi e carcavelli, quindi devio in salita su un viscido sentiero che rimonta il versante NW del Poggio Romito. Lungo la salita, stando attento ad alcuni MTBiker che scendono, trovo anche, catapultati chissà quando e da chi, anche alcuni castagni. Di nuovo delle urla, rumore di fuoristrada che rombano, e ben presto un allegro vociare, mi riportano nella cacciata che probabilmente adesso si è spostata su questi poggi: saluto tutti gli amanti dell’attività venatoria che trovo piuttosto indaffarati in un tripudio di salsicce cotte alla brace, e proseguo sul mio sentiero che prosegue costantemente in salita senza mai spianare. Il bosco intanto muta d’aspetto e comincia una grande e rada pineta, di quelle che paiono piuttosto artificiali e frutto di antichi e sconclusionati rimboschimenti fatti a casaccio.

Il sentiero fra Poggio Romito e Poggio delle Pescine
Riassaporo un po’ di silenzio soprattutto nel bel tratto, adesso in piano, fra il Poggio Romito e il Poggio delle Pescine, che raggiungo sulla sua sommità di 520mt con una breve deviazione di un centinaio di metri, in una perfetta postazione per fare pranzo. Dall’unico pino che si trova in mezzo alla grande cessa tagliafuoco che parte proprio da questo poggio, ho una bella porzione di vista verso est, verso l’entroterra senese e le campagne della Val D’Arbia. I paesi che vedo in lontananza infatti trattasi proprio di Isola d’Arbia, Monteroni d’Arbia (almeno credo…). Tutto intorno è silenzio, questo oggi è il miglior posto dove avrei potuto mangiare, visto il baccano che c’è più a valle…

La sommità di Poggio delle Pescine (520mt)
Veduta da Poggio delle Pescine verso la Val D'Arbia
Riprendo il cammino continuando a seguire la grande cessa tagliafuoco per alcune centinaia di metri, e progressivamente scendendo di quota, fino ad un incrocio con un’altra strada che verso sinistra conduce al podere Pornella. Io invece prendo a destra, non prima di aver fatto visita ad un grande capanno dei cacciatori probabilmente caduto in disgrazia visto che è semidemolito, ed è un peccato, visto anche il bel camino in muratura che si trova al suo interno.

La lunga cessa tagliafuoco durante la discesa dai poggi
Continuo e adesso la strada prende in decisa discesa, aggirando verso SW Poggio al Gallo. Di fronte un bel panorama su alcuni dei poggi circostanti come il Masso degli Zingari e Poggio al Nibbio, ma anche, più lontani, l’appuntito Poggio la Torretta e, dietro a tutti, l’inconfondibile sagoma del Poggio Fogari.


Rientro nella Strada dell’Alta Merse per il rientro finale verso l’auto che comunque dista ancora circa 4Km, e subito faccio un’ultima breve deviazione alla sorgente Mallecchi, che trovo comunque chiusa e nascosta dal casottino dell’acquedotto. A passo spedito, dato che ormai questa escursione ha detto tutto quello che poteva dire, rientro fino all’auto dove i km finali saranno poco più di 23 per un dislivello di quasi 700mt. Peccato per il fiume in piena, ci riproverò un’altra volta, lasciandomi comunque, mentre con l’auto ritorno verso casa, dei bei ricordi anche per oggi, per quanto abbia avuto a vedere in questa prima volta nella Riserva Naturale dell’Alto Merse.

- MagoZichele -


1 commento:

  1. bravo, Mago!
    Il tuo materiale mi è stato utilissimo per muovermi per gli impervi paesaggi del parco.
    Chissà se in qualche avventura ci troveremo!
    Michele

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