Lunghezza = 21,5 Km
Dislivello+ = 650 mt
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Il Percorso
La
Riserva Naturale dell’Alto Merse, situata a sud-ovest della città di Siena,
racchiude un lungo tratto del fiume Merse e comprende anche il torrente
Ricausa, una buona parte del torrente Rosia e l'ultimo tratto del torrente La
Gonna, tutti affluenti del Merse. La zona, a pochi chilometri da Siena, è estremamente suggestiva per la
continuità e l'estensione dei boschi, interrotti solo dagli antichi borghi di
Brenna, Orgia, Torri, Stigliano, Spannocchia, Pentolina, e dalle fortificazioni
medievali di Montarrenti, Frosini e Castiglion Balzetti (oggi ribattezzato
"Castiglion che Dio sol sa"), che suggeriscono l'importanza
strategica avuta in passato da questa parte del territorio senese. Da qui
passava infatti l'antica strada Massetana che univa Siena a Massa Marittima e,
tramite una deviazione nei pressi dell'Abbazia di San Galgano, alla Maremma.
Clicca per ingrandire e scaricare la cartina del percorso |
L’escursione proposta si ispira ad un anello escursionistico già descritto
nell’ottimo sito
internet del resort di lusso Villa Ferraia, dove tra l’altro sono proposti
anche altri itinerari molto belli e tutti nei dintorni di questa magnifica
struttura. Le circostanze ambientali del momento (fiume Merse in piena) mi
hanno costretto a modificare quindi l’anello proponendo un’alternativa lungo i
poggi che si trovano nell’estremità sudorientale dei confini della riserva
naturale, e che costeggiano il versante orientale del fiume Merse, fino
all’abitato di Brenna. Partendo quindi dal bivio lungo la strada che da
Monticiano porta a San Lorenzo a Merse, poco dopo il ponte sul torrente La
Gonna, ci incamminiamo su comoda sterrata. La strada dopo circa 400 m
attraversa il Podere La Gonna, dove merita una breve sosta il magnifico
abbeveratoio in pietra posto sulla destra della strada subito dopo le case. La
strada continua in leggera discesa fino a raggiungere una spianata. Si continua
lungo la strada a sterro per altri 150 m circa e, ignorando il cartello che
segna l’inizio del Parco Farma-Alto Merse, proseguiamo a dritto. Dopo una larga
svolta a sinistra, la grande sterrata costeggia dall’alto la gola del Merse, e
dopo circa 1,3km, raggiunti i ruderi del podere Mallecchi, prendiamo a sinistra
scendendo rapidamente con due tornanti e seguendo quindi una strada secondaria
molto suggestiva da dove la profonda gola del Merse è ancora più visibile. Poco
dopo incrociamo la Casetta Rossa, bellissima
costruzione a mattoni abbandonata con un suggestivo balcone. Proseguiamo e dopo
circa un km facciamo una deviazione sulla sinistra scendendo per poco più di un
centinaio di metri fino ad arrivare direttamente sulle rive del fiume Merse che
qui, in uno scenario incantevole e incontaminato, attraversa i resti di una
vecchia diga. Dopo una sosta, si risale riosservando lo spettacolare cumulo di
massi ricoperti di muschio e continuiamo la nostra passeggiata per altri 2,5 km
fino a rientrare nella sterrata abbandonata precedentemente. Andando ora in
direzione di Brenna, potremo scorgere sulla sinistra, una volta che si sarà
aperta la visuale sulla gola del torrente Ricausa, l'imponente castello di
Castiglion Balzetti soprannominato Castiglion che Dio sol sà, data la sua
ubicazione particolarmente nascosta. In corrispondenza del bel Podere Calcinari
facciamo una deviazione a destra e scendiamo per poche decine di metri fino al
grande ponte in cemento alle porte del piccolo centro abitato di Brenna. Dopo
una meritata pausa siamo pronti per il rientro. Ripercorriamo a ritroso la
strada fatta fino al Podere Calcinari, quindi deviamo salendo a sinistra su
sterrata che si inerpica verso il Poggio Romito; in questo tratto sono presenti
anche alcuni castagni. La sterrata sale decisa fin quasi la cima del poggio,
per poi proseguire in piano attraversando una pineta. Siamo nelle vicinanze del
Poggio delle Pescine, che con i suoi 520mt tagliati in due da una cessa
tagliafuoco, permette un bel panorama verso l’entroterra senese (zona Val
D’Arbia). Dal Poggio delle Pescine si ritorna sui nostri passi per pochi metri
e si prosegue in direzione sud continuando a seguire la larga cessa tagliafuoco
fino ad arrivare ad un grande capanno dei cacciatori. Qui si prende la destra
iniziando una repentina discesa che ci riporterà a riprendere la sterrata
percorsa all’inizio. Si ritorna quindi fino all’auto ripercorrendo a ritroso la
strada fatta. Eventualmente, dopo circa 300mt dalla confluenza nella grande
sterrata, si può fare una piccola deviazione per visitare la sorgente
Mallecchi, scendendo liberamente sulla destra, per poche decine di metri.
Il Racconto [24-11-2013]
La riserva Naturale dell’Alto Merse era già da un
po’ che mi era entrata in testa, e l’anello proposto sul sito della Villa
Ferraia mi stimolava anche perche il versante sinistro del Merse era
probabilmente quello più bello da esplorare, facendo poi rientro dal più comodo
versante destro. Domenica 24 Novembre il giorno prefissato. Le giornate sono
molto corte adesso quindi non parto molto presto, alle 8.15 sono al bivio sulla
strada asfaltata che congiunge Monticiano a San Lorenzo a Merse, posteggio e mi
metto in cammino. La giornata è bella, solo qualche leggera foschia del mattino
per via dell’umidità verrà presto spazzata via da un caldo sole. Arrivo in
breve al Podere la Gonna, ben ristrutturato per uso “istituzionale” della comunità
montana, ma come spesso succede, si ha l’impressione che tutti questi bei
lavori fatti alla fine vengano poco “utilizzati”. Qui c’è anche un bello slargo
dove poter posteggiare le auto, effettivamente si potrebbe iniziare
l’escursione anche da qui. Di fronte al podere, il grande e antico abbeveratoio
in pietra.
L'abbeveratoio al Podere La Gonna |
Proseguo e dopo una piccola discesa attraverso un grande campo da
dove scorgo il cartello dei confini della riserva naturale. L’anello di Villa
Ferraia prevede di prendere questa direzione, quindi proseguo in un bel bosco
fra agrifogli fino a raggiungere le sponde del Merse. E qui purtroppo arriva
subito la mazzata finale ai propositi di fare l’anello. Complici le
torrenziali, anche se ormai passate, piogge, il Merse è ancora abbondantemente
in piena! Il passaggio su cemento è ricoperto da una decisa colonna d’acqua di
almeno 10-15cm che spinge forte creando un bel vortice schiumoso nella buca
sottostante.
Il Merse in piena, copre completamente il ponte di cemento |
MagoZichele pronto per il guado... |
Non riesco bene a vedere oltre questo punto, quindi mi decido e
provo a oltrepassare comunque il ponte, almeno metterò a dura prova il goretex
degli scarponi. Affondo passo dopo passo i piedi nell’acqua e sento la
sensazione della sua potenza travolgente, fino al termine del ponte dove
tuttavia la strada è nuovamente sbarrata perché….la piena è ancora talmente
evidente che il Merse, sull’altro versante, è fuori dal proprio alveo per
almeno altri 50mt più avanti, fin dove riesco appunto a scorgere la strada che torna
a riaffacciarsi dal fiume. Niente da fare, mi tocca tornare indietro.
Impossibile proseguire in queste condizioni! |
Decido quindi
di seguire il versante orientale del Merse e, al ritorno, di svagare un po’ sui
poggetti limitrofi (come quindi spiegato sopra nella descrizione
dell’itinerario), rimandando a un’altra volta l’escursione dell’altro versante,
magari in congiunzione con la valle del Torrente Ricausa fino al Ponte della Pia.
Proseguo quindi sulla larga e monotona sterrata
circondato comunque da un bel bosco, fino alla deviazione in corrispondenza dei
ruderi del Podere Mallecchi. Qui il sentiero si fa più interessante ragalando
alcuni scorsi suggestivi, come in occasione del passaggio vicino alla Casetta
Rossa, ormai sepolta da edera e rampicanti vari ma dove ancora si nota la
bellezza architettonica degli archi che sostengono un bellissimo quanto
romantico balcone. Mi domando quale sia la storia di questa bellissima e
abbandonata villa.
La Casetta Rossa |
Poco dopo, è la volta di soffermare la vista su alcuni
grandi massi disposti in cascata lungo il pendio destro, ricoperti di muschio
verde smeraldo, un angolo davvero suggestivo e fiabesco. Ma non è nulla in
confronto a quello che troverò poco più avanti…infatti arrivo in breve alla
deviazione per la Vecchia Diga, uno stradello che scende rapidamente fino al
fiume, ma che prima incrocia un altro stuolo di pietre disposte quasi
regolarmente ma stavolta completamente ricoperte dal verde tappeto del muschio:
un vero spettacolo, sono sbalordito!!
Spettacolare tappeto di muschio |
Mi fermo a farci qualche foto al ritorno,
prima decido di scendere subito fino in fondo fino alla Vecchia Diga. Di quella
che doveva essere un’imponente costruzione adesso rimangono solo alcuni
contrafforti che ancora resistono all’acqua, nel complesso comunque un altro
bel sito da visitare in questo tratto del fiume Merse. Ci troviamo immersi nel
bel mezzo del profondo solco che il fiume ha scavato nel tempo, in un contesto
assolutamente incontaminato.
Il Fiume Merse alla Vecchia Diga |
Ritorno più a monte per proseguire il mio percorso,
e in breve, dalle inconfondibili urla che sento, ne deduco che mi sto
avvicinando ad una battuta di caccia al cinghiale, fortunatamente più a valle
rispetto a dove mi trovo io, verso il fiume. Nel frattempo, rientrato
nuovamente nella larga e principale sterrata (chiamata sulle vecchie cartine
come “Strada dell’Alta Merse”), comincio ad imbattermi nei primi appostamenti
fissi di caccia, dove alcuni cacciatori che mi sembrano piuttosto assonnati
ingannano il tempo giocando a carte o ascoltando la radio…uno strano modo di
cacciare!! Anche se ovviamente riconosco che la caccia al cinghiale è molto organizzata
e complessa e ha bisogno anche di questi ruoli diciamo un po’ secondari. Sono
le 11.00, il sole ovviamente è già alto in questa bella giornata, e adesso
lungo la strada dell’Alta Merse non sono più il solo a goderne: anche diverse
persone in MTB ogni tanto vanno e vengono. D’un tratto, sulla destra della
strada, lungo il cordolo della fossetta, un ammasso ispido e peloso giace in
terra ancora fumante: lo so, è delicato descrivere queste cose per chi non ama
la caccia (e io non è che ne sia un fan), ma si tratta proprio di un cinghiale
abbattuto: ogni cosa ha le sue regole, e se si cammina all’interno di una
cacciata ci si può ovviamente anche imbattere in queste scene…Spero solo che lo
tolgano prima possibile, non sia mai che lo possa vedere un bambino piccolo
magari a spasso con mamma in questa bella mattinata.
Arrivo nel punto in cui c’è la biforcazione con la
vallata del fosso Ricausa, ed ecco in lontananza stagliarsi ed ergersi dal
bosco la massiccia sagoma del Castiglion Balzetti,
ribattezzato "Castiglion Che Sol Dio Sà", prossima destinazione di una futura escursione in quelle zone.
Castiglion Che Sol Dio Sà |
La strada
sterrata devia adesso dal corso del Merse e compiendo uno stretto giro in
discesa, dopo il Podere Calcinari, punta decisa verso il piccolo centro abitato
di Brenna, riattraversando proprio il Merse tramite un grande ponte in cemento
questa volta sufficientemente elevato per poter far defluire la grande portata
d’acqua del fiume.
Il Ponte nei pressi di Brenna |
Supero il ponte ed eccomi a Brenna, un paesino che sembra
catapultato qui dal passato, tanto è il senso di isolamento che si prova
entrandovi. Tutto è in miniatura e rapportato con la dimensione dell’abitato:
la chiesina, il parco giochi, persino il cimitero. Un’assoluta tranquillità e,
volendo, anche un ristorantino. Lungo le pareti rocciose ricoperte per lo più
da macchia mediterranea e da scope del Poggio Montestigliano, che domina a nord
Brenna, vedo da lontano una strana insenatura, come fosse una grotta.
Una delle due piccole chiesine di Brenna |
La campagna di Brenna; di fronte il Poggio Romito |
La cosa
mi incuriosisce e decido di andare a scovarla, purché non mi allontani troppo
dal paese, perché da questo punto in poi dovrò far rientro e sono già a 11Km.
Attraverso dunque il paese e mi dirigo verso la sua uscita NW, in direzione del
cimitero. Da qui comincia il sentiero segnato che porta in direzione della gola
del Fosso Ricausa fino a Montarrenti, mentre io devio in netta salita sulla mia
destra lungo uno stradello sbarrato da un’esile rete metallica: ho la netta
sensazione di essere sulla strada giusta per la “misteriosa” grotta. Infatti,
seguendo uno stretto e ripido budello in mezzo a delle scope, arrivo ben preso
in vista dello strano buco nella roccia che non è una vera e propria grotta
data la modesta profondità, ma ormai la curiosità era tanta e almeno vengo
ripagato da una bella visuale sulla campagna autunnale multicolore che fa da
cornice a Brenna. Di fronte, il Poggio Romito, prossima meta durante la via del
ritorno.
L'ingresso della misteriosa grotta |
MagoZichele all'interno della piccola conca rocciosa |
Riscendo quindi fino al paese e a ritroso ritorno
sui miei passi fino al P.Calcinari, non prima di tentare un’improbabile visita
ad un bacino idrico completamente nascosto alla vista da una spessa coltre di
vegetazione poco amichevole quali rovi e carcavelli, quindi devio in salita su
un viscido sentiero che rimonta il versante NW del Poggio Romito. Lungo la
salita, stando attento ad alcuni MTBiker che scendono, trovo anche, catapultati
chissà quando e da chi, anche alcuni castagni. Di nuovo delle urla, rumore di
fuoristrada che rombano, e ben presto un allegro vociare, mi riportano nella
cacciata che probabilmente adesso si è spostata su questi poggi: saluto tutti
gli amanti dell’attività venatoria che trovo piuttosto indaffarati in un
tripudio di salsicce cotte alla brace, e proseguo sul mio sentiero che prosegue
costantemente in salita senza mai spianare. Il bosco intanto muta d’aspetto e
comincia una grande e rada pineta, di quelle che paiono piuttosto artificiali e
frutto di antichi e sconclusionati rimboschimenti fatti a casaccio.
Il sentiero fra Poggio Romito e Poggio delle Pescine |
Riassaporo
un po’ di silenzio soprattutto nel bel tratto, adesso in piano, fra il Poggio
Romito e il Poggio delle Pescine, che raggiungo sulla sua sommità di 520mt con
una breve deviazione di un centinaio di metri, in una perfetta postazione per
fare pranzo. Dall’unico pino che si trova in mezzo alla grande cessa
tagliafuoco che parte proprio da questo poggio, ho una bella porzione di vista
verso est, verso l’entroterra senese e le campagne della Val D’Arbia. I paesi
che vedo in lontananza infatti trattasi proprio di Isola d’Arbia, Monteroni
d’Arbia (almeno credo…). Tutto intorno è silenzio, questo oggi è il miglior
posto dove avrei potuto mangiare, visto il baccano che c’è più a valle…
La sommità di Poggio delle Pescine (520mt) |
Veduta da Poggio delle Pescine verso la Val D'Arbia |
Riprendo il cammino continuando a seguire la grande cessa tagliafuoco per
alcune centinaia di metri, e progressivamente scendendo di quota, fino ad un
incrocio con un’altra strada che verso sinistra conduce al podere Pornella. Io
invece prendo a destra, non prima di aver fatto visita ad un grande capanno dei
cacciatori probabilmente caduto in disgrazia visto che è semidemolito, ed è un
peccato, visto anche il bel camino in muratura che si trova al suo interno.
La lunga cessa tagliafuoco durante la discesa dai poggi |
Continuo e adesso la strada prende in decisa discesa, aggirando verso SW Poggio
al Gallo. Di fronte un bel panorama su alcuni dei poggi circostanti come il
Masso degli Zingari e Poggio al Nibbio, ma anche, più lontani, l’appuntito
Poggio la Torretta e, dietro a tutti, l’inconfondibile sagoma del Poggio
Fogari.
Rientro nella Strada dell’Alta Merse per il rientro
finale verso l’auto che comunque dista ancora circa 4Km, e subito faccio
un’ultima breve deviazione alla sorgente Mallecchi, che trovo comunque chiusa e
nascosta dal casottino dell’acquedotto. A passo spedito, dato che ormai questa
escursione ha detto tutto quello che poteva dire, rientro fino all’auto dove i
km finali saranno poco più di 23 per un dislivello di quasi 700mt. Peccato per
il fiume in piena, ci riproverò un’altra volta, lasciandomi comunque, mentre
con l’auto ritorno verso casa, dei bei ricordi anche per oggi, per quanto abbia
avuto a vedere in questa prima volta nella Riserva Naturale dell’Alto Merse.
- MagoZichele -
bravo, Mago!
RispondiEliminaIl tuo materiale mi è stato utilissimo per muovermi per gli impervi paesaggi del parco.
Chissà se in qualche avventura ci troveremo!
Michele