Lunghezza = 21,5 Km
Dislivello+ = 700 mt
Escursione proposta nell'ottima guida "Camminare nella Maremma".
Il Percorso
Per la descrizione dettagliata del percorso si rimanda alla guida Camminare nella Maremma Toscana.
Questa bella escursione perlustra in lungo e in largo i crinali dei poggi e i fossi che li solcano del selvaggio Parco di Montioni, dominato in larga parte dalla inconfondibile macchia mediterranea. Solo alcuni brevi passaggi ci introduceranno in un altrettanto pittoresco bosco di cerri e roverelle. Non sarà difficile poter individuare delle tracce di lupo, che qui sono presenti in un numero ristretto ma censiti recentemente in n.6 unità. Gli ungulati per il resto sono i veri dominatori della scena, soprattutto cinghiali.
Clicca per ingrandire e scaricare la mappa [fonte: Carta Escursionistica Colline Metallifere] |
Attraverseremo sentieri isolati immersi nel fitto delle leccete, discenderemo lungo profondi fossi, visiteremo i ruderi della torre fortificata La Pievaccia, e risaliremo in mezzo ad un incantevole bosco dimenticato dal tempo. Splendido, dal crinale di Poggio all'Olivo (la Pievaccia), il panorama sul litorale di Follonica e l'immediato entroterra dominato dalle Bandite di Scarlino.
Per la lunghezza e il moderato dislivello, questa escursione è ovviamente consigliata a persone abituate a camminare su distanze medio-lunghe.
Il Racconto [17-04-2013]
La
macchia mediterranea è bella, selvaggia, ti soffoca ma allo stesso tempo ti
protegge, e ti meraviglia con i giochi di colore. Ma non è, secondo me, molto
entusiasmante dal punto di vista escursionistico, perché ti lascia poche
varianti, poche alternative. Spesso segui un sentiero e non puoi spaziare molto
con la vista, non puoi esplorare con gli occhi, perché ai lati una coltre
impenetrabile di eriche, scope, corbezzoli e fitte leccete, cela le parti più
intime di questa tipologia di vegetazione. Quindi la macchia mediterranea non è
mai stata la mia prediletta, se non associata a qualcos’altro di
paesaggisticamente rilevante.
Impronta di lupo |
Per
una volta, l’escursione all’interno del Parco di Montioni, fatta a metà Aprile
2013, mi ha fatto ricredere. Ho scoperto questo bellissimo itinerario leggendo
fra le pagine di un libro guida sulle escursioni in Maremma (già citato sopra),
e ho deciso di farci un giro in una bella giornata di Aprile, un
bell’allenamento in previsione della personale Alta
Via di metà luglio, vista la distanza di poco superiore ai 20Km e il
dislivello+ complessivo intorno ai 750mt.
Raggiungo
la zona dei Pratini di Valle, nell’entroterra follonichese, verso le 7.00 di
mattina, e lasciata l’auto nei pressi di un annesso agricolo, di fronte a una
sbarra, mi metto in cammino. Dopo giornate turbolenti, oggi la giornata è
serena e un caldo sole splende. Subito in partenza, passando di fianco a
un’altra proprietà agricola recintata, un gigantesco e minaccioso dogo
argentino mi viene incontro abbaiando in maniera poco amichevole, poi scatta di
lato verso un altro lato della recinzione: panico! Col pensiero che ci fosse un
buco nella recinzione, ritorno a corsa verso la macchina e aspetto di vedere se
il colosso a quattro zampe viene a fare conoscenza, invece nulla. Quindi
ritorno cauto verso la recinzione e il cane è ancora lì che mi aspetta,
stavolta silenzioso: quando gli sono di fianco scatta di nuovo nella stessa
direzione, ma stavolta non mi frega, ho capito che non ci sono falle nella
recinzione che mai come questa volta rappresenta una vera salvezza. Quindi mi
permetto il lusso di mandarlo anche a quel paese mentre me lo lascio alle
spalle, e finalmente sono libero di cominciare questo trekking.
Il sentiero si inoltra nella lecceta |
Il
tratto iniziale si svolge in piano su larga sterrata che costeggia il torrente Valle della Petrana, l'ideale per rompere il fiato. Subito un capriolo mi attraversa la strada, ma sarà l'unico animale avvistato in tutto il giorno. Poco dopo, in una pozzanghera di fango, le inconfondibili impronte di lupo. Proseguo e dopo aver guadato un paio di ruscelletti, ignoro completamente il sentiero che prende a salire sulla destra, sul pendio occidentale della Serra Porcina; un rapido consulto del gps e sono di nuovo sui giusti passi. Questo è un bellissimo sentierino che si inoltra nel folto della più classica delle leccete, ma la gran quantità di ciclamini che ammantano il terreno, unita alla cornice magica e fatata del muschio, da subito mi rendono rilassato e perfettamente a mio agio contemplendo queste bellezze. Il sentiero è evidentemente battuto e ben tenuto dal gruppo ciclistico di mtbiker delle Bandite di Scarlino, come segnalato ogni tanto dai piccoli segnavia numerati. Quà e la si trovano dei dossi artificiali fatti di legna e creati ad hoc per farci dei bei salti, ma il tutto perfettamente integrato con l'ambiente circostante, niente cose pacchiane.
Dopo un'ora di cammino esco dal sentiero ed entro in una strada tagliafuoco, in corrispondenza di un trivio di sentieri. Qui, in terra, un'altra pozzanghera fangosa mette in evidenza altre tracce di lupi, che purtroppo non avvisterò in alcuno di questi bellissimi luoghi. Le zanzare non danno tregua nemmeno in questo spazio aperto, e purtroppo non ho portato l'autan...quindi dovrò sopportare.. Percorro un breve tratto in piano poi devio in salita sempre su un altra cessa tagliafuoco, marcata anche come sentiero provinciale, il breve dislivello mi porta a congiungermi con un nuovo sentierino davvero bello, nuovamente immerso nella macchia. Qui ogni tanto delle carbonaie creano degli spazi più aperti dove si annidano colonie di ciclamini. Camminando nel fitto della lecceta le zanzare continuano a tormentarmi, ma la bellezza del paesaggio fa si che non me ne renda conto. Ben presto il sentiero comincia a scendere, non prima di aver fiancheggiato un gigantesco insoglio, un vero resort per cinghiali e ungulati!!
Sosta ad una carbonaia |
Un vero resort per cinghiali e ungulati |
Sempre più stretto il sentiero via via che si scende |
Via via che scendo nel lungo crinale nordest di Poggio Campastrino, la macchia sembra sempre più chiudersi e in taluni casi sembra di passare in mezzo a un vero e proprio tunnel, finché, arrivato in prossimità del Fosso dell'Acqua Nera, vicino alle ex Cave di Montioni, il parco decide di stupirmi modificando di colpo la conformazione della vegetazione: adesso un bel bosco ampio di roverelle mi accompagna, per terra i soliti inconfondibili e profumati ciclamini sbucano dal soffice manto di foglie. Sono le 9.10, è il momento giusto per una bella pausa caffe. Un caldo sole splende in questa piccola radura in mezzo agli alberi, e almeno qui le zanzare si prendono un po di pausa facendomi gustare in santa pace il riposo.
Riprendo il cammino lasciando ben presto il bel bosco e rientrando nella macchia mediterranea, adesso un po di saliscendi lungo dei fossi ben incanalati, un vero paradiso per chi si rechi qui con le MTB. Dopo alcune belle colonie di pungitopo, mi immetto in un nuovo sentiero molto scavato che sale verso ovest, a risalire su un piccolo poggetto che da accesso alla sottostante Valle del Confine dove scorre l'omonimo fosso. Da questo punto in poi comincia la zona più selvaggia e incontaminata dell'intero percorso; qui infatti si risale un lungo fosso e successivamente il crinale orientale del Poggio Tre Cancelli, attraversando uno stupendo bosco che in passato fu oggetto a scopo sperimentale, di un voluto abbandono a se stesso per poter studiare mutamenti neturali nel corso degli anni. Il risultato è un immenso bosco dove alberi molto grandi dominano un tappeto letterlmente pieno di tronchi e sfasciumi di legna che creano un'ambientazione davvero surreale e arcana. Un'altra bellissima meraviglia di questo parco. Verso la fine il sentiero prende via via a salire in maniera sempre più decisa, fino a risbucare quasi all'improvviso nell'assolata cessa tagliafuoco di Poggio Tre Cancelli.
Per un po' si scende fra profondi solchi |
Ricordo di un bel pranzo lasciato da chissacchì... |
In mezzo allo splendido e dimenticato antico bosco |
Uscito al sole sembra proprio di essere passato in un altro mondo, è davvero strano l'effetto che fanno questi sentieri: adesso ci sono solo piccole piante ai lati a fare da cordolo alla rigogliosa macchia, niente a che vedere con il tetro ambiente di soli cinque minuti prima. Comincio anche a sentire prepotentemente la fame, ma sbucato da una curva, ecco che mi accolgono altre due bellissime sorprese: il panorama verso la piana di Follonica, veramente stupendo, e soprattuto la bella Torre della Pievaccia, ristrutturata e con la possibilità di salirci sopra grazie ad una scala a chiocciola, da dove il panorama è ancora più imponente anche verso l'entroterra. E così adesso ho trovato anche il luogo perfetto per il mio pranzo!!
Veduta su Follonica dalla cessa tagliafuoco |
Scendendo lungo la tagliata, si intravedono i ruderi della Pievaccia |
MagoZichele sul "tetto" della Pievaccia |
Dalla Pievaccia osservo verso il mare, ma anche verso i miei amati poggi, all'ombra di queste pietre secolari dove, quassù, han trovato la loro casa anche delle formiche che non si fanno pregare quando c'è da mettersi in moto per fare un po' di provviste; qui non è che tutti i giorni capiti qualcuno a pranzo.
Verso le 12.50 mi rimetto in cammino, discendendo per la cessa e incontrando subito due ragazzi in MTB che salgono in senso inverso. Questa discesa è così piacevole che ben presto mi rendo conto di essere andato, e di un bel po', fuori traccia. Ad una svolta a sinistra, avrei dovuto dovuto prendere un sentiero ben celato sulla destra, che invece ho completamente ignorato. Questo mi porterà via almeno dieci minuti e qualche centinaio di metri in più! Ritornato sui miei passi, inizio la discesa in questo pittoresco e misterioso sentiero, probabilmente l'antica via d'accesso alla Pievaccia, visto che un gran numero di pietre ciottolose formano un manto evidentemente artificiale. Incrocio un paio di insogli fino ad uscire su una banale strada sterrata che seguo per circa un Km. Questa sterrata costeggia un grande bacino artificiale di raccolta delle acque, utilizzate durante periodi di siccità.
La Pievaccia |
Formiche al lavoro! |
Veduta su Massa Marittima. Sullo sfondo i Poggi di Prata e di Montieri |
Verso le 12.50 mi rimetto in cammino, discendendo per la cessa e incontrando subito due ragazzi in MTB che salgono in senso inverso. Questa discesa è così piacevole che ben presto mi rendo conto di essere andato, e di un bel po', fuori traccia. Ad una svolta a sinistra, avrei dovuto dovuto prendere un sentiero ben celato sulla destra, che invece ho completamente ignorato. Questo mi porterà via almeno dieci minuti e qualche centinaio di metri in più! Ritornato sui miei passi, inizio la discesa in questo pittoresco e misterioso sentiero, probabilmente l'antica via d'accesso alla Pievaccia, visto che un gran numero di pietre ciottolose formano un manto evidentemente artificiale. Incrocio un paio di insogli fino ad uscire su una banale strada sterrata che seguo per circa un Km. Questa sterrata costeggia un grande bacino artificiale di raccolta delle acque, utilizzate durante periodi di siccità.
Lasciatomi alle spalle questo invaso, prendo un sentierino sulla destra deviando dalla sterrata, e ricomincio una nuova e modesta ascesa verso la cessa tagliafuoco di Serra Porcina, ma stavolta prendendola più a sud, nelle vicinanze di una lussureggiante collineta chiamata il Poggione. Infine, percorsa in discesa per un ripido tratto, mi lascio alle spalle anche quest'ultima cessa per percorrere sempre in discesa un nuovo sentierino che discendendo parallelamente un fosso sempre immerso nella lecceta, torna a confluire nella sterrata percorsa al mattino. L'ultima emozione del giorno è di nuovo riservata al mio amico dogo argentino che però, con la presenza pomeridiana del suo padrone, rimane beatamente stravaccato per terra senza minimamente degnarmi di un po' d'attenzione...che maleducato però...
E così verso le 15 del pomeriggio, dopo 22km, sono di nuovo all'auto, archiviando questo bel giro in una macchia mediterranea che stavolta, e per la prima volta, mi ha davvero colpito e stupito per la sua bellezza.
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