Notte freddina, questa seconda della G.T.E. Stanotte i gradi sono scesi intorno ai 12,5 °C dentro la tenda, fuori dunque la temperatura era ancor più bassa. Il vento di ponente che infuriava ieri si è placato, consegnando una giornata più fresca e soprattutto assolutamente serena. La notte non ho sofferto particolarmente il freddo, in ogni caso ero coperto di tutto punto, compreso berretto di lana in testa! Ho dovuto mettere anche i tappi auricolari, perché il vento che frustava i rami dei pini creava degli ululati impossibili da ignorare se si voleva prendere sonno. Nonostante avessi i tappi alle orecchie, d’un tratto ho sentito l’inconfondibile rumore fragoroso che fanno i cinghiali fra le foglie quando in branco pattugliano il bosco grufolando. Ho tolto un tappo ed ho sentito distintamente il loro sbuffo non appena, ormai troppo vicini alla tenda, mi avevano fiutato. E’ bastato un mio brevissimo movimento sopra il materassino per metterli tutti a tacere e farli allontanare in maniera assolutamente silenziosa. E pensare che fino a un minuto prima erano riusciti a superare anche il tappo auricolare! Non tardo quindi a coricarmi di nuovo, anche se purtroppo la posizione in leggera discesa non è molto comoda, cerco dunque di trovare quella meno scomoda.
Piano piano arriva il crepuscolo mattutino, suona la sveglia nel cellulare e comincio con calma le consuete operazioni prima di uscire di tenda. Man mano che passano i minuti il sole si affaccia ad est, e nella tenda entra una luce arancio d’una tinta molto forte, sembra quasi di assistere al riverbero di un incendio. Sembrano inezie, ma sono proprio queste le meraviglie che inaspettatamente la natura può riservarti, ma solo se ti trovi al suo cospetto. Penso che siano questi i momenti in cui la materia di cui sono fatti i nostri sogni prende forma, e immancabilmente mi risuonano in mente le tipiche espressioni del grande Walter Bonatti – “..collocare l’esistenza della realtà soltanto nel riflesso del suo sogno..” - ….
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Pronto per l'ultima tappa!! |
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Il Monte Giove e Marciana |
Fine dei sogni, è ora di ripartire! Poco prima di uscire in tenda qualcosa passa poco lontano ma stavolta in allegro galoppo, forse un capriolo? Eccomi fuori, l’aria è fresca e lievemente pungente, 11 °C dice il termometro, ma si sta bene, basta coprirsi il giusto. La tenda è completamente asciutta, il vento ha svolto il suo lavoro con egregia maestria, e la cosa mi mette subito di buonumore. Riparto verso le 8.15, proprio mentre arriva un ragazzo tutto vestito mimetico e con in mano un bazooka con il quale presumo scatterà delle belle foto.
Inizio di buon passo la salita verso il Monte Maolo, sono comunque riposato, e poi non si tratta di una salita estrema come invece quella per il Monte Perone. Proprio in prossimità della vetta del monte, l’ambiente muta improvvisamente, passa da una pineta tappezzata di felci, ad un ammasso irregolare di grossi macigni sui quali si snoda tortuosamente il sentiero; se non sapessi di essere all’Elba potrei confondere tranquillamente questo sentiero con uno di alta montagna. Un’altra incredibile mutazione di scenario offerta da questa bellissima isola. Adesso il sentierino è veramente piacevole da affrontare, via via vedo sempre più vicine a me le cime più alte, Le Calanche ispide di fronte a me, leggermente a sinistra, il Monte Capanne un po’ più a destra, già perfettamente illuminato dal Sole, e poi ancora più a destra a chiudere il Monte Giove, proteso minaccioso sopra il centro abitato di Marciana.
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Sentiero sul Monte Maolo |
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Capriolo in fuga!! |
Dopo il Maolo, si scende per un po’, e ci portiamo sul fianco nord de Le Calanche, alternando passaggi su grossi sassi disposti in maniera irregolare, su tratti di pineta salendo a tornanti, e su intervalli di sentiero battuto dove si nota una lunga serie di tracce lasciate da un capriolo. A un certo punto, non me ne ero proprio accorto, il capriolo era proprio fermo davanti a me a non più di dieci metri, che mi osservava. Attimi di silenzio, poi lo sbattere degli zoccoli posteriori e via lungo il sentiero ma…a passo d’uomo! Ne approfitto allora per scattargli una foto da dietro, prima che si dilegui definitivamente addentrandosi nella vegetazione.
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L'anfiteatro di rocce sotto al Capanne |
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MagoZichele alle Filicaie |
Arrivo finalmente alle Filicaie, dove il G.T.E. si dirama secondo i nostri gusti, andando a terminare nella costa occidentale dell’isola ma con diverse destinazioni, Pomonte a sud-ovest o Colle d’Orano a nord-ovest.
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Marciana Marina fa capolino |
Per me nessuna delle due, io voglio salire sul Monte Capanne! La traccia del sentiero 0 dovrebbe partire proprio dalle Filicaie, invece sembra non esserci, oppure l’unica logica che gli assomiglia è quella salita sulla mia sinistra in mezzo ai sassi, nessuna traccia di sentiero, solo una mezza arrampicata fra le pietre. Boh, forse non è da qui, provo ad andare avanti. Ben presto mi rendo conto che sto solo passando sotto il Capanne, non lo sto “attaccando”. Verso di me arriva intanto, dal versante opposto, un ragazzo tedesco in compagnia di una coppia; quando ci incrociamo scambiamo due chiacchiere d’intesa sulla via che avrei voluto seguire, poi torniamo tutti indietro fino alle Filicaie. La via deve essere per forza quel salto in mezzo alle rocce. Il tedesco, pur scettico, si avventura salendo per una decina di metri, il tempo di legare i bastoncini allo zaino e calzare i guanti da ferrata, e anch’io inizio a salire aggrappandomi alle grosse pietre disposte in maniera irregolare. Ad ogni passo, un’occhiata per individuare il miglior appoggio successivo. Raggiungo il tedesco, saliamo alcuni metri insieme (e sorprendentemente vado quasi più spedito io con lo zaino di lui…) poi d’un tratto vediamo entrambi il luccichio inconfondibile delle funi d’acciaio che rispecchiano al sole. Quella è opera dell’uomo! Vale a dire che, pur senza indicazioni, siamo sulla via giusta. In ogni caso, segnarla sulla mappa come traccia di sentiero, mi pare troppo: qui siamo di fronte solo a una parete di sassi, senza quasi nessun riferimento, se non la logica presenza della vetta del Monte Capanne che comunque da l’idea di quale direzione dovremo intraprendere.
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Il tedesco ritorna indietro... |
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..e MagoZichele prosegue avanti! |
Saliamo insieme su per le funi, poi dopo un po’ il tedesco (che ho scoperto proviene da Kaiserslautern) decide di tornare indietro dai suoi compagni che lo stanno aspettando; ci salutiamo, lo ringrazio per la compagnia e saluto in lontananza anche i suoi più anziani conoscenti. Mi volto e ora siamo solo io e il Capanne!
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Sosta durante la semi-scalata |
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Sotto di me il crestone già superato |
Finito il ripido tratto con le funi la pendenza diminuisce, ma avanzare in questo crestone roccioso, data la sporadica presenza dei segni biancorossi, non è semplice. A un certo punto c’è un macigno gigante da aggirare, provo a superarlo sulla destra dalla via più logica, ma poi mi ritrovo a dover superare un tratto molto delicato, l’equilibrio sarebbe precario e sulla destra mi ritrovo con un paretone liscio in ripida discesa. Allora mi fermo per alcuni secondi, e poi torno indietro, inutile rischiare così eccessivamente, a casa ho pur sempre una famiglia. Tornato indietro, trovo che logicamente il passaggio era invece sulla sinistra, e la cosa mi rinfranca molto perché ho la sensazione che questo fosse il passaggio più delicato.
MagoZichele sulla vetta del Monte Capanne!!!
Ogni tanto mi fermo per riposare, ma sono felice, nonostante la fatica per via dello zaino, questa via di salita è veramente entusiasmante, mi tiene costantemente impegnato a stare attento ai miei passi e sulla via da seguire. Il panorama, via via che salgo, complice il cielo assolutamente sereno, è semplicemente spettacolare. Il sole picchia, ora, ma lo sento poco, perche comunque la temperatura è più bassa oggi. Quando sono proprio sotto il tratto finale, leggermente più ripido, sento il rumore di un trapano, sembra che stiano facendo dei lavori sulla vetta. Infine alle 10.15 eccomi in cima, non mi sembra vero, quando mi volto per osservare la via intrapresa.
Subito arriva una nutrita schiera di persone, che salgono dalla piccola stazione d’arrivo della cabinovia che arriva da Marciana, beh da lì è molto più semplice arrivare in cima al Capanne… Due signori di Perugia mi chiedono da dove fossi sbucato, e quando gli mostro la via stentano a crederci. Poi indico loro le cime “del continente” che oggi si vedono strabene: Le Cornate, il Poggio di Montieri, e soprattutto l’Amiata. Comunque, dovunque volgo lo sguardo, è uno spettacolo: tutte le vicine isole Capraia e Pianosa, a sud Montecristo e Giglio, ad ovest la grande Corsica. Ma anche la visuale su tutta l’Elba è bellissima.
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Ecco l'intera via seguita |
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Panorami incredibili sulla vetta |
Dopo aver scambiato anche due chiacchiere con i due ragazzi campani che stanno facendo i lavori di manutenzione nei pressi del grosso ripetitore sulla vetta del monte, osservo quello che dovrebbe essere il prosieguo del mio cammino. La visuale sul Monte di Cote non è invitante, c’è un lungo tratto ancora molto esposto da dover superare, e sinceramente a questo punto non me la sento. Già salire sul Capanne e per quella via, dopo i due bellissimi e massacranti giorni precedenti, mi appaga completamente. Decido quindi di terminare qui la mia personale G.T.E., e di riscendere direttamente verso Marciana lungo in sentiero che sale dalla stazione di partenza della cabinovia. Mentre inizio il sentiero, verso le 11, ecco che con piacere incontro di nuovo il tedesco di Kaiserslautern, che nel frattempo era tornato indietro per poi risalire sulla vetta del monte. Ci salutiamo di nuovo, poi proseguo, ma mi rendo subito conto che i sentieri intorno al Capanne non sono segnati molto bene, ed è un peccato, perché il reticolato dei sentieri qui è molto bello a ampio, e non si merita di essere lasciato a se stesso. Non a caso dopo un po’ mi accorgo di aver sbagliato direzione, e di aver preso il sentiero 2 che scende verso Poggio. Non è comunque un problema, da Poggio raggiungerò tranquillamente Marciana lungo la provinciale. La discesa verso questo piccolo borgo è comunque interminabile e impegnativa, con frequenti ripidi salti da un sasso all’altro. A mezzogiorno, dopo un’ora, non sono ancora arrivato al paese!
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Marciana Marina e Poggio |
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Una bella vista di Poggio |
Comincio anche ad avere fame, quando arrivo al paese mi incammino subito verso Marciana, e dopo 5 minuti sono alla Fonte Napoleone, dove mi fermo per pranzare e dove potrò disporre di tutta l’acqua possibile. L’acqua è davvero buona, tant’è che proprio qui viene imbottigliata e distribuita in tutta l’isola. Stranamente, per motivi politici ed economici, quest’acqua non viene commercializzata al di fuori dell’Elba. La cosa mi viene spiegata da un simpatico signore di Marina di Campo che è venuto fin qui a fare il pieno d’acqua con bottiglie e taniche. Con un altro ragazzo siciliano, anche lui venuto con una 2CV piena di bottiglie, scambio altre parole raccontandogli la mia avventura. Alle 13.15 riparto per Marciana, lungo una provinciale molto bella e ombrosa, immersa com’è nei castagni. Al paese mi fermo il tempo di aspettare il pullman delle 14.35 per Portoferraio, che raggiungo alle 15.30. Telefono a Gianpiero Mocali, peccato non aver fatto in tempo ad incontrarlo per un caffè, per via dei tempi molto stretti. Con lui faccio un resoconto di questa due giorni e mezzo, e come sempre lo trovo molto disponibile.
Mentre aspetto il traghetto delle 16.30 per Piombino, ripenso a quanto vissuto in questi due giorni e mezzo, la sensazione di appagamento per la perfetta riuscita in ogni dettaglio, e l’altrettanto magica sensazione che precede ogni ritorno a casa, dalla famiglia e dagli affetti. L’ultimo, mitico ricordo dell’Elba, lo lascio per il mega panino “del marinaio” (acciughe, pomodori secchi sott’olio e prosciutto cotto) che mi prendo come “merenda” in un fornitissimo negozio di prodotti tipici, e che consumo in un’assolata piazzetta di fronte al porto.
Ma tu devi fare lo scrittore!Bravo.
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