Lunghezza = 17 km
Durata = 3 h 30 m
Difficoltà = media/difficile
Questa escursione dalla durata
medio/lunga, è una sorta di “the best of” su quanto possano offrire i Poggi di
Prata e la rispettiva Riserva Naturale. Con un dislivello+ di quasi 1000mt. e
una lunghezza di tutto rispetto, l’escursione è da considerarsi di buona
difficoltà, soprattutto per la presenza di alcuni ripidi passaggi in zone
boscose, anche significativamente. Verremo comunque ripagati da bellissimi
panorami dalle vette dei Poggi, così come dalla variegata presenza della
vegetazione che cambia più volte scenario, passando dai cerri e dalle querce,
ai castagni, alla macchia mediterranea. Se saremo fortunati (e silenziosi), non
mancherà sicuramente l’incontro con caprioli, daini e cinghiali, che dominano
letteralmente queste zone. La cartografia utilizzata è la Carta Escursionistica
delle Colline Metallifere edita dall’omonima Comunità Montana, anche se va
detto che non tutti i sentieri, soprattutto quelli secondari e non segnati,
sono ivi riportati.
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Clicca per ingrandire e scaricare il percorso [in blu il percorso]* |
Da Prata, al Pianello, prendiamo
sulla destra la strada asfaltata che sale verso il cimitero. Ben presto la
strada diventa sterrata (sentiero n.30) e, dopo il podere La Serrata,
continuiamo sulla destra sulla strada che ora prende la numerazione 27. Prima di
arrivare alla Casa Rosa, ovvero un bivio in corrispondenza di una fonte, guardando
a destra avremo una bella visuale sul Monte Sassoforte.
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Non è raro fare incontri inaspettati... |
Arrivati alla Casa Rosa svoltiamo
a destra e proseguiamo sulla sterrata, superando uno ad uno alcuni annessi
agricoli ben curati, tra cui il Podere Santa Cristina. Arrivati infine alla
Casetta Papi, lasciamo il sentiero 27 e svoltiamo a sinistra in discesa, per
poi deviare ancora a destra poche decine di metri dopo, scavalcando una catena
di ferro. Sempre in discesa, raggiungiamo una spianata con un orto a destra e
un ampio campo a sinistra. Dove finisce la recinzione, entriamo nel campo e
arriviamo fino al suo restringimento finale, costeggiando la macchia sulla
nostra destra.
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Il sentiero verso il fosso delle Fate |
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Il guado sul fosso |
Da adesso, è bene osservare la
traccia gps, perché il percorso da seguire non è molto visibile, ed è
paragonabile in alcuni tratti a semplici stradelli formati dall’andirivieni
della fauna. Usciti in fondo al campo andiamo a sinistra salendo leggermente ma
tenendoci sulla destra del piccolo dosso. Passiamo a fianco di alcune piante
seguendo l’esile traccia di sentiero, finché arriveremo in una sorta di
terrazzino dove, sotto di noi, si trova un vecchio ma largo sentiero,
facilmente percorribile. Scendiamo in qualche modo il breve costone del
terrazzino e prendiamo questo sentiero in discesa, verso sinistra. Da adesso in
poi seguiamo sempre questo sentiero continuando sempre a scendere e
mantenendoci prevalentemente sulla destra. Mano a mano che scenderemo il
sentiero assume più l’aspetto di un fosso, numerosi saranno gli alberi e rami
da dover scavalcare. Infine, quando il sentiero si farà più pianeggiante,
avremo la sensazione di non avere altre vie di cammino. A questo punto,
seguendo la traccia gps, rompiamo gli indugi e, scansando qualche frasca,
continuiamo a scendere cercando per quanto possibile di guadagnare gli spazi
più liberi da vegetazione. In questo modo arriveremo, inaspettatamente, al
fosso delle Fate. Se abbiamo seguito fedelmente la traccia gps, dovremo adesso
costeggiarlo e discenderlo un po’ tenendocelo alla nostra sinistra. Arriveremo
dopo poche decine di metri alla confluenza con
il fosso delle Tofanacce, proveniente da destra. Noi dobbiamo adesso
guadare il fosso e portarci sull’altra sponda, dove troveremo uno stradello più
battuto e intuitivo. Seguendo questo nuovo stradello, con il fosso ora alla nostra
destra, arriveremo infine al ponte in legno che guada il Torrente Mersino.
Possiamo tirare il fiato; anche se in discesa, abbiamo terminato un tratto reso
difficoltoso dalla vegetazione e dalle esili tracce da seguire. Al di là del
guado, uno splendido castagneto ci accoglie, alle pendici del Poggiaccio, che
adesso dovremo risalire. Non è raro che, quaggiù, un capriolo vi accolga infastidito
con il suo tipico bramito.
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Il ponte per guadare il Torrente Mersino |
Risaliamo il vecchio sentiero in
decisa salita, scavalcando i grossi tronchi di castagno che presumibilmente
sono stati messi di proposito in mezzo alla via. Si tratta di una salita
impegnativa, ma molto bella, immersa nei castagni, poi, quando la pendenza
diminuisce, usciamo dal castagneto e proseguiamo comunque in salita fino ai
grossi ruderi del podere Vincenzini. Siamo già, a questo punto, alle pendici
del Poggio di Montieri, che ci sovrasta. Poco dopo il podere Vincenzini, stiamo
attenti a prendere un piccolo stradello nella macchia sulla sinistra; in
alternativa, continuando a salire andremo fuori percorso, verso la Casetta
Parigi a ridosso del poggio di Montieri. Questo stradello poco battuto invece,
rimanendo in quota e superando un fosso, ci porterà verso il podere Labirinto,
e successivamente al bellissimo podere Campochinandoli. Dal podere Labirinto,
prendiamo la larga strada sterrata, e dopo il superamento di un altro fosso,
lasciamo la sterrata per un piccolo stradello sottostante, sulla sinistra,
indicativamente al km 5,5. Così facendo arriveremo a monte del podere
Campochinandoli, bellissimo, con una piscina di fronte e un terrazzo naturale
con vista sul Poggione di Prata. Prendiamo la sterrata che porta in uscita dal
podere e risaliamo fino alla confluenza con l’altra sterrata proveniente da
Labirinto. Noi proseguiamo a dritto, superiamo l’altro bellissimo podere Fonte
Barletti e saliamo leggermente fino ad un incrocio con il sentiero numerato 30.
A destra si va verso il Poggio di Montieri, a sinistra ritorniamo verso i Poggi
di Prata.
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Il Troscione, capanna sociale CAI |
Ovviamente prendiamo quest’ultima
direzione e incamminiamoci verso uno spiazzo dopo circa 300 mt, dove svoltiamo
a destra proseguendo sul sentiero n.30. Arriveremo, dopo alcuni bei passaggi
immersi nella vegetazione, ai piedi del rifugio e capanna sociale CAI
“Troscione”, base d’appoggio delle numerose iniziative del CAI
massetano/grossetano. Possiamo salire il piccolo pendio e fermarci un po’ a
riposare sulle comode panche, altrimenti proseguiamo il nostro cammino
arrivando in breve alla sbarra che ci separa dalla strada sterrata. Prendiamo
la strada a sinistra e risaliamo finché le indicazioni del sentiero 30 ci
riporteranno nel bosco, per rientrare nel sentiero che avevamo lasciato per
deviare verso il Troscione. Adesso siamo già nel versante orientale del
Poggione, chiamato Fonte a Canale, sede tra l’altro dell’omonima fonte. Il
sentiero si fa in salita per guadagnare metri, con il Poggio di Montieri ora
ben visibile alla nostra sinistra. Dopo una ripida e breve salita, proseguiamo dopo uno spiazzo alla nostra destra libero da dal bosco, e sempre seguendo il sentiero arriviamo alla Fonte a Canale, dove dell'ottima acqua ci disseterà. Nei vecchi abbeveratoi in cemento, sarà facile scorgervi all'interno qualche rospo o tritone. Torniamo indietro giusto di qualche passo ed imbocchiamo il sentiero in salita dentro il bosco, all'inizio più ripido, poi in seguito sale a mezzacosta il versante sudest del Poggione. Arrivare in vetta non sarà difficile, basta sempre salire in alto! In ogni caso, osservando in alto alla nostra sinistra mentre saliamo, appena vedremo le vegetazione che finisce, possiamo tranquillamente tagliare in salita ed andare diretti verso la vetta. Qui non ci sono sentieri segnati, siamo in mezzo al bosco, tuttavia la direzione è molto intuitiva da seguire. Dalla vetta del Poggione (916mt) la bellissima visuale spazia a 360°,
andando, in senso orario, dal poggio di Montieri, Boccheggiano, Monte Amiata,
Sassoforte, Roccatederighi, Prata, Follonica e Massa Marittima, Piombino e
Isola d’Elba, Monterotondo, Monte Santa Croce, Le Cornate e Gerfalco.
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Il Poggione, visto dal Poggio di Montieri |
Riscendiamo dal Poggione fino a
quota 820mt in corrispondenza di un crocevia di sentieri, chiamato Ancisa. Il nostro tour prosegue
semplicemente attraversando la sterrata e proseguendo sul sentiero segnato, in
direzione del Poggio della Croce. Scollettiamo su un primo poggetto, poi
scendiamo di nuovo passeggiando nel bosco fino ad una nuova decisa risalita,
che ci porta alla croce, a circa 850mt di altitudine, dove la vista verso Prata
è adesso molto suggestiva. Non da meno sono comunque le altre vedute, pressoché
simili a quelle precedenti sul Poggione. Adesso, seguendo la traccia gps,
facciamo una piccola deviazione, scendendo un po’ sul fianco destro del poggio
e immettiamoci nel bosco dove, se siamo bravi, noteremo subito i ruderi della
piccola caserma utilizzata come postazione dai tedeschi durante la seconda
guerra mondiale. Di fronte alle mura, interrata ma ben visibile, una cisterna
d’acqua. E’ strano l’effetto, perché apparentemente non sembrano esserci vie
d’accesso verso questo rudere, che immerso nel bosco sembra sia stato calato di
proposito dall’alto. Ritorniamo indietro alla croce e scendiamo direttamente
sul ripido versante orientale del Poggio, già affrontato in occasione della
“via diretta”. Anche osservando la traccia gps, ma andando anche secondo
logica, superiamo il breve lembo di bosco che ci separa da una nuovo pendio
erboso meno ripido ma con una diversa angolatura di visuale verso Prata. Dove
il bosco sembra ricominciare, spostiamoci rapidamente a destra per andare a
imbeccare una vecchia traccia di sentiero che ci riporta sulla pista da seguire
per la nostra ultima destinazione, la Buca del Gallo!! Si tratta di un’apertura
naturale nel terreno, con un’area sotterranea non molto ampia e con un
dislivello totale di 7 metri. Informazioni più dettagliate di carattere
tecnico le possiamo trovare anche al seguente link.
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I ruderi della casamatta tedesca |
Come già descritto nel post specifico per questa destinazione, una volta immessi in questa sentiero
percorriamolo fino all’apparente fine, giriamo a sinistra, superiamo un
fossetto e manteniamoci sulla sinistra seguendo la traccia di sentiero nel
bosco, che poco dopo, alla fine di una breve discesa, confluirà
perpendicolarmente in un altro più largo sentiero, intorno al km 12,5. Svoltiamo
a sinistra in discesa su questo nuovo sentiero che abbiamo incrociato. Si
tratta di un vecchissimo sentiero non più usato, tanto è vero che in alcuni
punti la vegetazione ostruisce il passo costringendoci a deviazioni laterali.
In ogni caso, dopo soli 100mt di discesa, sulla nostra destra potremo scorgere
benissimo “un’accenno” di sentiero che sale leggermente in mezzo a delle piante
di pungitopo. Osservando davanti a noi, non sarà difficile scorgere la zona
dove gli alberi si diradano, in corrispondenza di un’ampia radura, la sommità
della cresta sudovest del Poggio della Croce, libera dal bosco. Costeggiamo
aggirandoli i pochi alberi presenti sulla nostra destra e, dopo poche decine di
metri, arriveremo di fronte alla Buca del Gallo! La vecchia scala appoggiata
serve per scendere il primo dislivello, poi, per chi se la sente… In
alternativa potremo comunque goderci un bel panorama verso Prata e verso il
mare.
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La Buca del Gallo !!! |
Dalla Buca del Gallo torniamo a ritroso sul sentiero già fatto, fino a tornare nel punto dove eravamo discesi dal Poggio della Crocina, e adesso proseguiamo invece scendendo. Arriveremo in prossimità di un campo quasi interamente coperto da lunghe ed intricate piante di ginestra. Scendiamo nel campo ma aggiriamo le ginestre sulla sinistra, saliamo sul greppo (di fatto uscendo dal campo) e, pochi metri dopo, noteremo sulla sinistra un sentiero che scende decisamente in direzione di un fosso. Prendiamolo e, dopo aver superato il fosso, continuiamo la discesa fino ad arrivare in una grossa pozzanghera di fango, in corrispondenza di una vicina strada sterrata. Si tratta della "panoramica", un sentiero che sale a mezza costa il versante sudest del Poggio della Crocina. Prendiamolo andando a sinistra e percorriamolo completamente fino al bivio con il sentiero segnato n.30. Adesso svoltiamo a destra e scendiamo per la ripida discesa, chiamata "la Viva". In fondo alla Viva, saremo tornati all'incrocio con il sentiero n.27 percorso già in mattinata. Da qui facciamo infine rientro a Prata.
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