O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

lunedì 29 agosto 2011

G.T.E. - 1a Tappa

Cavo – Cima del Monte

Lunghezza = 17,9 km
Durata = 7 h
Difficoltà = media-difficile
Altitudine max. = 516mt. s.l.m.



L'itinerario inizia da Cavo, il paese più settentrionale e vicino al continente dell'isola. L'itinerario parte dalla circonvallazione Faleria, la strada interna al paese, in prossimità dell'elegante villa ottocentesca Bellariva. Si tratta di una strada larga a macadam che sale leggermente ad ampi tornanti.

Tra un'alta vegetazione che alterna leccio a pineta, arriviamo in circa mezzora a un punto di sosta attrezzato (112 metri). Da qui se voltiamo lo sguardo a destra ci appare l'inconfondibile torretta simile a un faro del Mausoleo Tonietti, assediata da una lussureggiante vegetazione. Per arrivarvi occorre fare una leggera deviazione. Il monumento fu costruito agli inizi del Novecento per accogliere le spoglie del capostipite della famiglia che aveva in concessione le miniere elbane. Fu costruito da Adolfo Coppedè in stile liberty con gusto dannunziano. Oggi purtroppo è in totale abbandono, alla mercé dei vandali e in molti punti danneggiato.

Clicca per ingrandire e scaricare la cartina  [in blu il percorso]*

A destra del piazzale c' il proseguimento del nostro itinerario. Percorriamo il sentiero sotto lecceta e pineta per circa trecento metri, per poi deviare su uno stradello sulla sinistra, che in poche decine di metri ci porta a una stretta strada asfaltata. Da qui possiamo decidere se scendere a destra verso Cala Mandriola, e quindi visitare uno dei tratti di costa più selvaggi e belli dell'isola; oppure salire a sinistra e proseguire il GTE. Se decidiamo per questa scelta scolliniamo agevolmente e scendiamo molto velocemente fino all'ampia sella della Solana. Passiamo in questo tratto in un bel corridoio di macchia a lentisco, corbezzolo ed eriche. Dalla sella si può scendere in pochissimi minuti a Cavo tramite una strada sulla sinistra.

Se invece vogliamo continuare, imbocchiamo una strada sterrata in leggera salita tra case sparse. Arrivati in prossimità di un rudere sotto un gruppo di pini, si prende un sentiero a destra che sale più decisamente lungo le pendici del Monte Grosso. La vegetazione molto bassa, con qualche corbezzolo o eriche a ripararci ogni tanto dal sole.

Dopo circa mezzora arriviamo su un sentiero piùlargo che percorriamo deviando a destra: siamo sulla vecchia carrareccia militare che fino a diversi anni fa congiungeva Cavo con il Semaforo del monte. Dopo qualche centinaio di metri tra una vegetazione molto bassa, che ci permette di avere un bel panorama su Cavo, arriviamo a un primo edificio diroccato: l'abitazione del comandante. Val la pena fermarsi su questa sorta di terrazza per avere una splendida vista sull'estremità nord dell'isola, sulle isole di Cerboli e Palmaiola e buona parte del continente.

Siamo ormai sulla vetta del monte Grosso (346 metri), da cui possiamo godere di una visuale a 360 o aggirarci tra i ruderi del vecchio semaforo della marina, che fino agli anni 1950 serviva per controllare il traffico navale del canale. Se la giornata non è ventosa il punto è piacevole per una sosta sull'erba, punteggiata in primavera dalle viole.


La discesa la intraprendiamo sul lato opposto a quello d'arrivo. Occorre prestare molta attenzione sia per la ripidità sia per le numerose rocce sporgenti, e seguire con attenzione i segni biancorossi. In pochi minuti si arriva ai piedi del monte, dove svoltiamo a sinistra per un percorso pianeggiante che torna a scendere dopo poco, sempre tra una macchia bassa a cisti. Arriviamo infine alla provinciale della Parata.

La percorriamo giusto per pochi metri, fino a una catena, sempre sul lato destro. Attraversatala, imbocchiamo un largo sentiero che corre sotto la linea dell'alta tensione, in ripida ma breve salita. Giunti sul crinale ci immergiamo in una bella lecceta, deviando a sinistra. Si intraprende così un sentiero in quota che poco più avanti si allarga e si congiunge a una strada sterrata.

In alternativa si può raggiungere questo punto proseguendo sulla provinciale sopra detta per circa 800 metri, e imboccando la prima strada sterrata sulla destra, in prossimità di un fosso. In pratica la stessa sterrata che raggiungiamo con il sentiero pocanzi detto.

Comunque ci si arrivi, prendiamo la sterrata in salita (a destra, per chi ci arriva con il sentiero). Siamo sulla vecchia strada comunale che da Rio nell'Elba conduceva a Cavo. Dopo qualche centinaio di metri, prima di arrivare a una vecchia casa colonica, deviamo a sinistra su un sentiero. Questo esce dalla lecceta per costeggiare un ambiente di macchia a corbezzolo, erica e lentisco, che ci permette di avere begli scorci sulla costa sottostante, su Nisportino e su Portoferraio. Il tracciato corre in quota sulle pendici del monte Serra. Dopo circa mezzora di cammino arriviamo all'Aio di Cacio sulla strada comunale Rio nell'Elba-Nisporto. Da qui si aprono interessanti deviazioni: a destra si può scendere a Nisportino; a sinistra si può salire sulla cima del monte Serra, o scendere a Rio nell'Elba e al santuario di santa Caterina.

Proseguendo nel nostro itinerario invece, attraversiamo la strada per intraprendere una ripida salita rettilinea, tra la macchia bassa. Dopo qualche minuto ci troviamo sulla vetta del monte Strega (427 metri), da cui si ammira un panorama superbo su entrambi i versanti: a est sui paesi di Rio nell'Elba e Rio Marina, e a ovest su Portoferraio. Senza considerare il continente, la Corsica e altre isole dell'arcipelago. Il sentiero prosegue in quota tra vegetazione bassa a pascolo fino a una ripida discesa, dove occorrer fare attenzione perché il suolo è a scaglie scistose, per la Croce. Come indica il nome ci troviamo a un incrocio: a sinistra possiamo scendere a Rio nell'Elba, mentre a destra il sentiero prosegue per le Secche, e quindi Bagnaia o Nisporto. Possiamo scegliere di proseguire a dritta oppure fare la deviazione verso Rio nell'Elba nel caso molto probabile in cui dovremo fare rifornimento d'acqua (la traccia .gpx che trovate prevede proprio questa soluzione). Se prenderemo questa via ci potremo poi ricongiungere con il tracciato del G.T.E. dopo il Monte Capannello.

Se invece andremo a dritta saliamo nuovamente e questa volta raggiungiamo la vetta del monte Capannello (496 metri), dove possiamo godere di altri panorami. Iniziamo un'altra discesa, che ci porta alla strada provinciale del Volterraio, che dobbiamo attraversare per imboccare un tratturo in salita. Il fondo sconnesso e la vegetazione non ci ripara dal sole, ma in compenso ci accompagnano panorami formidabili. Occorrono qualche decina di minuti per giungere sulla Cima del Monte, la collina più alta (516 metri) di questo complesso. Non è raro nel tragitto imbatterci in un gregge di capre che qui abitualmente pascolano.

Su questi suggestivi panorami termina la nostra tappa e ci prepareremo per la prima notte, magari scendendo un poco a valle dove troveremo delle ottime spiazzole erbose per la tenda.

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