O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

mercoledì 31 agosto 2011

G.T.E. - 2a Tappa

Cima del Monte - Buca di Bomba

Lunghezza = 15,7 km
Durata = 7 h
Difficoltà = media-difficile
Altitudine max. = 516mt. s.l.m.


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Questa seconda tranche ci permette di visitare la parte centrale dell'isola. Riprendiamo il nostro cammino da Cima del Monte e, aggirando una brutta antenna telefonica, iniziamo a scendere su un sentiero tra rocce affioranti e sporadici pini. Arriviamo così a una sella erbosa, in prossimità di una cava dismessa, dove è piacevole sostare un po'. Il percorso diventa nuovamente strada sterrata, che passa sul versante occidentale del monte Castello, aprendosi a viste su Capraia e Portoferraio e la sua rada, ed è fiancheggiata da acacie, che in primavera si ricoprono di grappoli di fiori bianchi. Al termine della vecchia carrareccia ci immettiamo su un'altra sterrata più larga e in macadam militare: siamo in località Buraccio. Il nostro percorso prosegue a destra, mentre a sinistra si può, in circa un'ora, raggiungere Porto Azzurro.

Clicca per ingrandire e scaricare la cartina  [in blu il percorso]*
Continuiamo sul tracciato principale, in leggera discesa, per qualche centinaio di metri tra una macchia bassa a viburno, lentisco ed erica, fino a una deviazione sulla sinistra, che si stacca dalla strada principale. Si tratta di un tratturo di campagna, in discesa. Attraversiamo infatti un ambiente che alterna zone abbandonate alla macchia e coltivi, soprattutto a vigna. Dopo aver costeggiato un cascinale abitato, imbocchiamo una strada a destra, che corre all'interno della verdeggiante vallata del Buraccio. Dopo essere passati davanti altri cascinali arriveremo alla provinciale, in località Acquabona.

Percorriamo la strada asfaltata per circa cento metri e attraversiamola, lasciandoci sulla destra un casolare rosso. Seguiamo una strada di campagna sterrata, tra campi coltivati e case sparse, in località Campo al Pero, affidandoci alle indicazioni. In breve costeggiamo a destra un fosso detto dei Catenacci, che man mano si procede si incunea sempre di pi in una stretta vallata. Molto bello è percorrerlo nei periodi meno secchi, quando corre sotto una bella vegetazione e forma qualche piccolo stagno. In alcuni punti si intravedono dei tombini metallici che ci ricordano di quando la sorgente di questo corso d'acqua alimentava il paese di Capoliveri.

Giunti alla fine della valle dobbiamo salire molto ripidamente a sinistra su una pista frangifuoco (all'Elba sono dette cesse). In breve arriviamo su una strada sterrata, che imbocchiamo a destra. Saliamo in leggera salita sotto una bella pineta. La strada costeggia a tratti un'altra cessa che ci conviene fare per salire al monte Orello (377 metri). Le pinete che circondano la vetta ci impediscono il panorama. Tuttavia un bello scorcio di Portoferraio è possibile notarlo. Molto belle in questa zona le fioriture di anemoni, che punteggiano di viola i prati. Finita la sosta sull'accogliente cima, tra vecchie casematte militari della seconda guerra mondiale, scendiamo dalla strada del versante nord, sempre sotto i pini.

Ritornati sul tracciato del GTE, indicato dai segni biancorossi, deviamo a sinistra su una discesa che ci porta a uno scalino di roccia libero alla vista da pini, da cui possiamo godere del panorama su Portoferraio. Continuiamo a scendere fino a un maneggio. Qui vicino a recinti per cavalli si svolta a sinistra su una strada sterrata che corre in quota, ombreggiata da una macchia alta e con qualche casa sparsa intorno. Dopo dieci minuti ci troviamo su un'altra sterrata pi larga. Deviamo ancora a sinistra e la percorriamo fino a giungere a una sorgente (165 metri). Si tratta della fonte di Schiumoli, il cui nome ricorda l'attività metallurgica antica che interessava queste zone (gli schiumoli in vernacolo locale sono le scorie di lavorazione del ferro). Ci possiamo dissetare a essa: non sono pochi i portoferraiesi che vengono quassù per attingere la sua acqua. Sotto strada si può notare un sentiero che scende a Bucine, e quindi ci permette di arrivare in prossimità dell'area urbana di Portoferraio.


Noi invece continuiamo per la nostra strada, che in breve arriva alle cave di Colle Reciso. Le costeggiamo fino al bivio, e da qui deviamo in direzione Lacona. Alla fine della salita svoltiamo a destra su una strada sterrata. Pochi metri prima un'altra deviazione a destra ci permette di raggiungere il colle di Santa Lucia.


Il nostro percorso prosegue su una larga strada in quota, dal quasi nullo traffico. Pare che sia un tracciato di origine almeno medievale. La vegetazione è costituita da macchia foresta a leccio, corbezzolo, viburno ed erica. Anche d'estate quindi si può affrontare godendo di una piacevole frescura.

Arrivati al colle del Molino a vento (288 metri), una breve deviazione a sinistra ci permette di raggiungere l'antica struttura, oggi abbandonata e devastata da un tentativo di speculazione. La struttura cilindrica del mulino è stato ipotizzato fosse un tempo una torre di segnalazione, forse a opera dei francesi. Non c' da stupirsene, dato che la vista spazia a nord su Portoferraio, e a sud su Lacona.

Riprendiamo il nostro percorso. Dopo circa un quarto d'ora, sulla sinistra del tratturo, si apre una cessa, su cui saliamo, per piegare subito dopo a destra in ripida salita sulla stessa cessa. In questo tratto parte un sentiero (sulla sinistra, non segnato) che scende a Lacona. Noi invece proseguiamo in salita, fiancheggiati da folte leccete, per arrivare in breve sul monte Barbatoia (359 metri), dove possiamo ammirare uno scorcio su Portoferraio.

Attraversiamo una sella e risaliamo in breve al monte San Martino (368 metri), sulla cui cima si nota un termine in cemento. Questi, un tempo diffusi, furono posti dagli inviati del granducato di Toscano, per marcare il confine statale di Portoferraio dal resto dell'Elba (ricordiamo infatti che dalla metà del '500 agli inizi del '800 i due territori erano retti da governi diversi).

Dalla cima scendiamo su un sentiero all'interno della lecceta. Ritorniamo cos sulla strada che avevamo abbandonato qualche centinaio di metri prima. Siamo a Buca di Bomba: qui termina la nostra seconda tappa della G.T.E., e ci riposeremo preparandoci per l’ultima e forse più suggestiva ultima tappa, dove il Monte Capanne ci aspetta!!

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