La
seconda notte al rifugio Doss dei Gembri è passata molto bene, nonostante la
salita di ieri e il fatto che ogni giorno aggiorno sempre il conto dei km
percorsi, ma soprattutto il computo totale del dislivello+, mi rendo conto che,
pur essendo già a dei numeri ragguardevoli, in proiezione dei prossimi giorni,
la forma per adesso è veramente ottima. Mi sveglio e preparo intorno alle 6.30,
e fra una consueta ricca colazione (anche per questo si adorano i rifugi..) e i
saluti a Mirko, mi incammino alle 7.30. Stamani non c’è fretta, la giornata è
spettacolare, cielo completamente sereno, finora non ho certo avuto torto nell’anticipare
la partenza dell’Alta Via. Con Mirko ci auguriamo di vederci di nuovo, e con la
mia scontata promessa di fargli sapere quando avrò pubblicato sul blog i
racconti dell’Alta Via.
Mentre ritorno sui miei passi (devo riscendere fin poco sotto Malga Saline sul sentiero già fatto all’andata), mi volto in più di un’occasione per salutare il Vioz ed imprimermi nel miglior modo possibile la visuale dei Piani del Vioz e della Valle della Mite. Scontata, come sempre in questi casi, la promessa di tornarci, un giorno.
Al Rio Vallenaia il sentiero cambia aspetto, il panorama sulla Val de la Mare è ora bellissimo
Il primo appuntamento di oggi è per una rapida sosta a Malga Saline, per fare il pieno di acqua nella grande vasca abbeveratoio, poi una rapida discesa mi riporta all’incrocio con il sentiero n.127, quello che risale a mezza costa il versante ovest della Val de la Mare; inizialmente è una larga strada forestale molto tranquilla e comoda da percorrere. Passa quasi interamente sotto gli abeti, che rendono davvero fresca e piacevole l’aria. Il sentiero corre quasi interamente intorno ai 1950mt di altitudine, fino all’arrivo alla centrale Enel sotto a Malga Mare, tipico luogo di partenza per le escursioni verso il Cevedale e i laghi d’alta quota sopra la Val Genova. Mentre cammino osservo di tanto in tanto il versante opposto, il Passo Cércen, Cima Vallon, Cima Vegaia, ma anche il verde dal fondovalle che sembra sempre sul punto di traboccare verso l’alto. Un’occhiata in alto ed ecco un superbo falchetto planare maestoso in esplorazione. Isn't It A Pity di George Harrison, mi accompagna musicalmente nella mia testa, in mezzo a questo verde. Ogni tanto attraverso qualche piccola valle secondaria, in concomitanza dei caratteristici ruscelli che le solcano, come nel caso del Rio Zampil o del più nervoso Rio Vallenaia (molto bella tra l’altro la visuale dal basso su questa vallata che arriva quasi fin sotto il Dente del Vioz).
Dopo il Rio Vallenaia il sentiero diventa più stretto, diventa un “vero” sentiero, con tanto di piccoli passaggi a scavalcare qualche pietra, brevi stacchi di saliscendi se non, in qualche caso, tratti leggermente sconnessi. In alcuni casi, la visuale sulla Val de la Mare adesso è davvero splendida, soprattutto quando arrivo ad aggirare lo sperone montuoso della Cisa. Tutto sommato, comunque, il passo è sempre abbastanza spedito, voglio arrivare a Malga Mare con un bell’anticipo, in modo da giostrarmi meglio la parte rimanente della 2a tappa, incluse eventuali sorprese meteo.
Comincio
a sentire il fragore del Torrente Noce Bianco, segno che sono molto vicino a
Malga Mare. Infine, eccomi sul bel ponticino di legno che passa sopra il
torrente, dopo esser passato a fianco di un piccolo invaso artificiale facente
parte sempre della centrale idroelettrica ENEL, che sfrutta la caduta di acqua
dall’alto della diga del Careser. Il Noce Bianco in questo punto accresce
ancora di più la portata grazie all’affluente Rio Vedretta Rossa, che arriva
proprio dalla Vedretta Rossa, dal Vioz! Sono circa le 10 e ho già percorso
8,5km, quando arrivo in vista di Malga Mare, il pensiero torna a 10 anni fa,
quando ancora non ero MagoZichele e con Alessandra eravamo solo dei giovani
fidanzati. Una bella foto ricordo e dopo due allegre chiacchiere con un gruppo
misto di toscani che si definiscono “Turbo-Lenti”, fra i quali incredibilmente
una signora di Scarlino (30km da casa mia, aahh..quanto è piccolo il mondo ecc
ecc…). Li saluto a più tardi, mangio una barretta e termino un classico rito
preparatorio prima di una bella sudata, che consiste in spalmarsi di crema
solare, burro cacao, e metter su berretto e occhiali da sole.
Foto ricordo davanti a Malga Mare, dopo 10 anni..
Riparto alle 10.10 cominciando di buona lena il sentiero n.102, un sentiero che seppur in salita, con 3-4 tornantini mi porta subito su una bella spianata tipicamente montana, la Pozza di Venezia, fatta di prati, alberi qua e là, e ruscelli che scendono zigzagando fra il verde e di tanto in tanto compiendo qualche piccolo salto a formare delle cascatine. Ricordo bene questa zona, quando ci passai 10 anni fa, e ne sono estasiato come allora. Il gruppo toscano nel frattempo è raggiunto e staccato, con l’arrivederci al rifugio Larcher. Dopo una svolta a destra, mi lascio alle spalle il piccolo altopiano verde e..taa-daann!! Vedo per la prima volta, dall’inizio dell’Alta via del Mago, la Cima Cevedale!! E’ maestosa, immensa, e da subito penso anche inarrivabile. Questo mix di gioia e ansia, di sogno e timore, mi accompagnerà per tutta la giornata, anche se cercherò di negarlo a me stesso, così come sarà per la Vedretta del Careser.
Eccomi
arrivare verso le 10.40 all’inizio della Val Venezia, dove si trova il
caratteristico baito in legno che ricordo bene, e dove si trova anche un altro
luogo per me speciale: il mitico sasso dove io e Alessandra ci sedemmo e
mangiammo i nostri panini, rivolti verso l’alta vallata e il Cevedale. Ricordo
che mi tolsi anche le scarpe,e che lì nei pressi scattammo anche un foto
ricordo. Un po’ emozionato, rifaccio anch’io un autoscatto sul famoso sasso,
sarà bello farlo vedere ad Alessandra. Confesso che questi piccoli aneddoti un
po’ amarcord per me hanno un fascino irresistibile, è un po’ come rivisitare i
nostri passi, la nostra vita, e sentirla vissuta tutta dentro di noi (beh..sono un po’ emozionato anche ora che lo
sto scrivendo…). Verso le 11 riparto, sono arrivati anche i toscani al
Baito Venezia, si stanno coprendo perché comincia a soffiare un vento non
gelido, ma comunque teso. Io proseguo ben protetto alla schiena dal mio
zainone, e imbocco il sentiero n.123, quello del “giro dei laghi”, quello che allora
già con Alessandra provammo ad iniziare, rinunciando subito, per la pioggia che
ci minacciava.
La
salita verso la vallata del Lago Lungo è abbastanza tosta, sia per i km già
percorsi da stamani, sia perché salendo, l’effetto dell’altitudine modifica
pian piano il ritmo della respirazione. In ogni caso il salto da compiere è di +250mt
inizialmente, poi con più calma ma sempre a salire fino ai 2500 del Lago Lungo,
infine l’ultimo strappo fino ai 2700 del Lago Marmotta. Il segnale del
cellulare è completamente assente, vedrò di far avere mie notizie dal telefono
del rifugio. Alcuni passaggi sono molto belli, quasi a ridosso di piccole
cascatine d’acqua, una in particolare che scende proprio rasente le rocce. Dove
il sentiero comincia a dare un po’ di tregua, negli ultimi dossi erbosi prima
del Lago Lungo, comincio a fare due conti e capisco che qualcosa nei miei
calcoli non torna, i km totali di oggi, che avrebbero dovuto essere intorno ai
13, saranno sicuramente di più, così come i metri di dislivello, ben superiori
ai 1000 previsti. Speriamo di non aver commesso gli stessi errori di calcolo
anche nei giorni a seguire, altrimenti anziché un’Alta Via sarà un’Odissea..
Il sole si è praticamente nascosto completamente alle nuvole, quando arrivo al bel Lago Lungo, credevo di trovarvi qualcun altro, invece mi ritrovo completamente solo. In lontananza, però, poco più in alto di me, una carovana di persone sta provenendo dalla diga del Careser in direzione del rifugio. Dopo le consuete foto di rito, con il bel Cevedale sullo sfondo ma ora un po’ coperto dalle nuvole sempre meno bianche e sempre più grigie, continuo il mio percorso arrivando, verso le 12, al quadrivio di sentieri per il rifugio, la diga Careser, e il Lago Marmotta. E’ questa la mia destinazione, dove prevedo di consumare un rapido pasto fatto di due panini preparati stamattina da Mirko, qualche barretta, per poi scendere al rifugio e sistemarmi al suo interno.
La maestosa Cima Cevedale, o Zufallspitzen (3757mt) |
L'ancora lontano Rifugio Larcher, e una bella visuale dall'alto del sentiero n.146
Quando sono quasi arrivato, vedo venirmi incontro un bel cane nero, sembra un labrador..ma sì! Sono i signori che avevo conosciuto il primo giorno, mentre salivo al Doss dei Gembri! Che piacevole coincidenza, ci fermiamo per uno scambio di parole, e mi informano fra l’altro della buona situazione meteo prevista per domani (condizione essenziale se vorrò tentare la salita alla Cima Cevedale). Ci salutiamo nuovamente e stavolta li invito a scrivermi e visitare il blog. Arrivo infine al rifugio Larcher, a 2608mt, alle 13.10, stesso orario d’arrivo al Doss dei Gembri due giorni fa. Fuori tira questo vento noioso, almeno per me, perché non è freddissimo ma su di me l’effetto è proprio questo. Guardo dall’alto verso la Val Venezia, e ricordo di quando 10 anni fa dovemmo abbandonare l’idea di raggiungere questo rifugio, che sembrava inaccessibile..beh, adesso ci sono!!
Bei passaggi sul sentiero verso il Lago Lungo
Entro nel rifugio e una bolgia chiassosa mi accoglie, di gente seduta a consumare rumorosamente il meritato pranzo. L’accoglienza è buona, una ragazza mi accompagna subito nella mia camerata (che si chiama Monte Vioz), mi spiega un po’ di cose e risponde con gentilezza alle mie domande. La camerata si vede che è di recente ristrutturazione, tutti dei bei lettini di legno a castello, decido di sistemarmi in uno vicino ad una finestra da dove si vede il Cevedale, poi metto il GPS in ricarica e anche il cellulare appoggiando il pannello solare al vetro. A seguire il consueto bucato e, dopo aver teso fuori i vestiti ad asciugare, chiedo un gettone per la doccia calda, che quassù a queste altitudini è ovviamente un lusso. La macchinetta per la doccia non sembra funzionare bene, restituisce sempre il gettone, così aspetto di vedere la faccia stupita della ragazza alla cassa quando mi ripresento con la chiave della doccia ma anche con il gettone in mano!!
Quando
scendo di sotto, trovo seduti a pranzare anche i toscani Turbo-Lenti, che
saluto di nuovo volentieri. Mi prendo un bel the caldo mentre comincio a
scrivere un po’ sul taccuino di viaggio, e osservo una coppia di tedeschi,
facenti parte di una comitiva, con un bimbo di circa 1 anno che frigna
insistentemente..possibile che siano troppi 2600mt di altitudine per una
creatura così piccola? Inutile porsi troppe domande, mi tocca uscire di corsa per
togliere il bucato, le nuvole grigiastre alla fine un po’ di pioggia la
dovevano regalare! Torno di sopra in camerata e mi prende un colpo: il
caricabatterie non funziona più! Che disastro, d’ora in poi dovrò economizzare
il più possibile sfruttando a pieno i raggi solari o quanto abbia da offrire l’accumulatore
portatile. Accidenti.. Mentre continuo a scrivere, affacciato alla finestra sul
Cevedale, sento che sotto una ragazza bionda, che capisco essere la gestrice
del rifugio, spiega ad altri due ragazzi il percorso per salire alla Cima
Cevedale. Anche loro dunque saliranno, probabilmente avrò quindi compagnia per
questa avventura, e la cosa non è che mi dispiaccia, più tardi ne parlerò con
loro. Adesso che faccio per bene due conti, vedo che i km infine sono stati
14,5 ma almeno il dislivello è quello previsto, 1000mt. Mi sento abbastanza
bene, non sento grande stanchezza. Il segnale del telefono qui è assente, aspetterò
di telefonare con il telefono a scatti del rifugio, e magari sentirò se si può
usare la connessione dati, visto che il cellulare rileva una rete WiFi.
Dalla
discussione che ho seguito sbirciando dalla finestra, capisco che per domani sarebbe
il caso di partire non più tardi delle 6.00, perché almeno 1h ci vuole solo per
raggiungere il Passo della Forcola, a 3030mt. E’ quasi sicuro l’utilizzo dei
ramponi, e sinceramente spererei nel contrario.. Decido di scendere di sotto e cominciare
a chiedere un po’ di informazioni, faccio dunque la conoscenza con Fabiana, la
moglie di Manuel (cugino di primo grado di Mario Casanova, gestore del Rifugio
Mantova al Vioz), i gestori del Rifugio Larcher al Cevedale. Le notizie che
ricavo da lei non sono quelle che mi sarei aspettato, ma tant’è..i ramponi
saranno sicuramente necessari, e vattelappesca se il modello base a 6 punte che
ho acquistato proprio per non andare del tutto sprovvisto, saranno sufficienti
allo scopo. Se il Cevedale mi vorrà accogliere, benissimo, altrimenti farò
ritorno al rifugio salutandolo con la mano. Con Fabiana ho comunque un
piacevole scambio di parole, mi fa i complimenti per il mio tour, e mi conforta
del fatto che il mio caricabatterie non si è rotto, ma semplicemente uno dei
due gruppi elettrogeni non sta in marcia di continuo, e quindi anche la
corrente nelle camere è vincolata alla marcia degli stessi (comunque mi indica
gentilmente alcune prese dove posso mettere in carica in qualunque momento). La
linea dati non è invece usufruibile, perché in loro dotazione soltanto in via
sperimentale. Posso solo telefonare con il loro telefono, completamente immerso
nella montagna! Manuel invece oggi non è al rifugio, perché, intorno alle 11 della
mattina, è dovuto scendere di corsa in valle al pronto soccorso per un malore a
livello gastro-intestinale. Lo conoscerò domani.
La camerata "Monte Vioz" e la vista dalla finestra, verso il Cevedale
Dopo un po’, esco fuori per qualche foto davanti il rifugio e per osservare la catena di monti antistante, da sinistra il Vioz, il Palon de la Mare e le vette del Cevedale, tutti con i loro ghiacciai ai piedi che, seppur ridotti, sono sempre affascianti. Sotto la tettoia dell'ingresso del rifugio, un signore sta puntando un cannocchiale in cerca di belle foto da fare a qualche animale; orgogliosamente mi sembra doveroso mostrare la foto fatta ieri sera al camoscio, nei pressi del Doss dei Gembri, tanto per ricevere la giusta riconoscenza per il culo avuto! Poi, quando i turisti pomeridiani si sono ritirati tutti a valle, faccio anche conoscenza con i due ragazzi che saliranno al Cevedale. Uno è visibilmente più giovane (e ti credo..sono babbo e figlio..o quantomeno hanno lo stesso cognome, come letto sul registro del rifugio l’indomani): sono Sergio (52 anni) e Marco (20), sono di Vicenza, sono due veri alpinisti, con alle spalle numerose ed entusiasmanti esperienze che mi faccio raccontare mentre sogno ad occhi aperti (Ortles,Monte Bianco,Palla Bianca..). Sergio mi sembra però visibilmente preoccupato della mia inesperienza e della mia quasi nulla dotazione di attrezzatura (qualcosa ce l’avrei, ma l’ho lasciata in auto..), ma cerco di tranquillizzarlo, domani non andrò a cercare schiaffi in piazza, anche perché il loro obbiettivo è fare sia la Cima Cevedale, sia il Monte Cevedale, mentre io mi accontenterei solo della prima, con il problema che dovrei però fare ritorno indietro da solo. Insomma, tirando due somme, dopo domani avrò ancora altri tre giorni di cammino, e sinceramente preferisco finire l’Alta Via a scapito della salita alla Zufall. La mia sarà un’onorabile resa, dopotutto, non la considererò una sconfitta, d’altra parte, va bene la montagna, ma a casa ho pur sempre famiglia!
Verso
le 18.45, quando riscendo di sotto per la cena, il vento pomeridiano ha
aumentato la sua forza ed è abbastanza freddo, speriamo bene, se davvero dovrà
essere bel tempo.. Prima e dopo cena (un’altra ottima cena, tra l’altro), provo
a telefonare sia ad Alessandra che ai miei genitori, non ottenendo nessuna
risposta..e poi dicono che sono in pensiero per me..eheheh.. Durante la cena,
sono di nuovo a tavolo con gli amici di Vicenza, una compagnia davvero
piacevole, con loro mi trovo a mio agio e gli racconto un po’ di mie scorribande
condite con il proverbiale contorno di cazzate che caratterizza in queste
occasioni il Mago!!
Ok, ci salutiamo, domattina colazione alle 5.30 e poi
subito partenza. Fabiana già da ora mi sprona per domani, forse mi vede già
rassegnato ma la mia è solo una lucida analisi delle mie possibilità: la vada cume
la vada!! (si dirà così??) Telefono
in extremis ad Ale rassicurandola su tutto, e alle 21 sono in branda, sognando
la Zufallspitzen!!
Nessun commento:
Posta un commento