Ci
siamo, quest’oggi supererò il mio personale limite di altitudine mai raggiunto,
che è miseramente limitato ai 2909mt del Piz Duleda. Però, d’altra parte, non è
nemmeno due anni che sono diventato “Mago”, e quindi più di così, finora, non
ero riuscito ad andare. Dalle mie parti, grandi camminate ok, ma in quanto ad
altitudini scarseggiamo, l’Alta Via del Mago è nata proprio anche per sanare
una voglia di arrivare più in alto possibile, compatibilmente con le mie
possibilità, senza strafare. Il Vioz rappresenta un buon banco di prova, perché
non assolutamente impegnativo dal punto di vista sentieristico, ma con un
dislivello e un’altezza (3645mt) di tutto rispetto, fondamentali per testare le
proprie capacità e livello di allenamento.
La nottata è passata bene, era la prima volta che dormivo in un rifugio, in un sacco lenzuolo, e ad altitudini ben superiori alla mia abitudine. Nonostante tutto credo che un po’ di stanchezza generale abbia avuto la meglio su tutto, anche se alcuni incubi notturni mi hanno fatto compagnia (??). Dopo un’ottima colazione, esco fuori. Tutto intorno c’è inizialmente un generale silenzio, almeno finché non entrerà in funzione l’impianto di risalita che proviene dal rifugio Scoiattolo. Successivamente arrivano alcuni fuoristrada e pick-up, Mirko mi spiega che sulla Cima Linke, una piccola cima alla sinistra del Monte Vioz, recentemente sono stati rinvenuti dei resti bellici credo risalenti alla grande guerra, e che è in via d’allestimento una sorta di museo a cielo aperto. Quella mattina sono previsti alcuni voli di elicottero per il trasporto di materiale, dai Piani del Vioz alla Cima Linke. Mirko non mi sembra molto contento di questo, probabilmente l’andirivieni dell’elicottero può potenzialmente giocare contro l’affluenza e permanenza dei turisti giornalieri, almeno così mi viene da pensare. Gli dico che per il rientro dal Vioz, per variare il tragitto, avrei pensato a riscendere dal sentiero n.138, che poco prima del Dente del Vioz, devia calandosi nella Valle della Mite, ma Mirko me lo sconsiglia, perché non è oggetto di manutenzione da un bel po', e alcuni ripidi passaggi sono su canaloni molto ghiaiosi e friabili. Fa niente, farò lo stesso percorso dell'andata.
A sinistra il Dente del Vioz, a destra il Rifugio Mantova mi aspetta.. |
Il sentiero non mi mette mai in difficoltà, da un lato ho la presunzione di sentirmi sufficientemente allenato per queste cose, dall’altro tengo bene a mente il fatto che probabilmente l’assaggio di oggi sarà niente rispetto a quello che troverò fra due giorni sulla via della Zufallspitzen, l’agognata Cima Cevedale. In un tempo relativamente breve raggiungo i 2910mt, da ora in avanti per me sarà tutta “terra inesplorata”… qualche foto simbolica del momento mi sembra inevitabile. Il sentiero ora si riporta sul versante sud della salita, le rocce cambiano improvvisamente colore, dal classico grigio chiaro-scuro, si passa ad un rosso più o meno ramato. In breve percorro gli altri 100mt di dislivello necessari per le prossime foto celebrative, quelle dove MagoZichele, per la prima volta, supera i 3000mt!!
Dal
basso vedo delle persone affacciate su un terrazzino di rocce, molto più in
alto di me. Sono ben coperte, quindi mi viene naturale pensare che stanno
scendendo, e non salendo; hanno sicuramente dormito questa notte al rifugio
Mantova, per gustarsi stamani lo spettacolo dell’alba. Eccoli che li incontro,
sono due ragazzi che mi sembrano anche gemelli data la somiglianza, insieme ad
un signore decisamente in là con gli anni..beh..complimenti..
Superati per la prima volta i 3000mt, il Mago celebra l'evento!
Ancora alcuni passaggi, qualcuno delicato per definizione visto che ci sono delle funi d’acciaio per aiutarsi, ma che in realtà mi sembrano superflue, ed eccomi, a 3200mt, al cartello di legno che ci introduce al Brik, il famoso passaggio esposto attrezzato con funi permanenti, data la delicatezza del passaggio, molto spesso ghiacciato. Mi affaccio sul Brik e..è completamente libero!! Meglio così, in un attimo anche questo ostacolo è superato senza problemi. Poco dopo il Brik ecco un'altra coppia di ragazzi con degli zaini vistosamente pesanti, anche questi due mi sembrano uguali, ma quassù sono tutti gemelli o sarà l’altitudine che mi dà strane allucinazioni? Mentre scherzo dentro di me su queste considerazioni, sento che qualcosina adesso si comincia a sentire a livello di affanno, faccio caso al fatto che spesso mi ritrovo a respirare di bocca, quasi a voler istintivamente cercare più ossigeno. In realtà è una situazione che non mi crea nessun disagio particolare, anzi, l’unica mia preoccupazione adesso è il fatto che si sta alzando un po’ di vento che, a sprazzi, mi appiccica addosso la camicia inzuppata di sudore, dandomi dei brividi di freddo. Decido, intorno ai 3300mt, che è l’ora di una pausa ristoratrice e per un cambio di vestiti: perché non prendersela anche un po’ comoda, in fin dei conti? Sono qui per godermela, dopotutto..
L'arrivo al Brik e il suo superamento decisamente semplice quest'oggi
Esposto al sole, ma al riparo dal vento, mi cambio la camicia e indosso una maglia a maniche lunghe poco più pesante, poi metto su un po’ di crema solare sul viso, burro cacao, occhiali, cappello e guanti leggeri alle mani. Ecco, sì, adesso sto meglio. Mangio anche qualcosa, biscotti e barretta, sono quasi le 10 e non manca tanto al rifugio, ma ai languorini non so resistere. Quando sono pronto per ripartire, sento dei rumori di bastoncini poco più a valle di dove sono io, guardo sotto e vedo tre persone che stanno salendo come treni. Accipicchia, e pensare che a me sembrava di essere andato abbastanza forte! Va bene, dai, è gente che è abituata a queste cose molto più di quanto lo sia io. Sono lo stesso felice, quest’oggi il Mago sarà comunque il primo visitatore del Rifugio Mantova!
In pausa a 3300mt, bella visuale su Vedretta e Lago Careser, e poi, il Mago è di nuovo pronto!
Eccomi agli ultimi passaggi, la situazione meteo nel frattempo ha subito un cambiamento repentino, si formano in un batter d’occhio delle coltri nebbiose che cominciano ad avvolgere tutto, e il vento soffia sempre più teso. Mi aspettano, a poche decine di metri dal rifugio, anche dei passaggi su neve mezza ghiacciata, che supero con facilità nonostante un po’ di tensione per il fatto che me li sono trovati davanti all’improvviso..poi, in un attimo, eccomi al Rifugio Mantova! Sono le 10.12, sono salito, prendendomela anche (e giustamente) comoda, in 2h e 50min, in largo anticipo sulle 4 ore previste e riportate al cartello giù al Doss dei Gembri. Beh..un risultato di cui andarne davvero fiero, quest’oggi.
Passaggio finale prima della vetta |
Dopo
la pausa al rifugio, inizio il tratto finale, gli ultimi 100mt di dislivello
per raggiungere la vetta del Vioz. Adesso il sentiero è più roccioso, non è più comodo e scontato come quello fatto finora, ma
nessun problema, almeno finché non raggiungo una piccola cresta nevosa, quasi
alla fine, che da un lato passa proprio su uno scivolo di neve che dà sul
nulla. Una foto da qui è irresistibilmente doverosa... Supero comunque bene
anche questa prova finale e, alle 11.20 circa, vinto dall’emozione, tocco la
colonnina metallica sulla vetta del Vioz, che viene così conquistato da
MagoZichele!! Sono strafelice, non si vede nulla per via della nebbia e del
vento, solo un accenno di visuale sull’alta Val della Mite e un suo breve
tratto di ghiacciaio; la temperatura, tra l’altro, così come mi è stata
comunicata al rifugio, è di circa -2°C, anche se non mi pare di sentirli
davvero.
Sulla
vetta del Vioz, abbarbicato alla colonnina, faccio un sacco di foto nel nulla e
alcuni video, telefono ad Ale (incredibilmente a questa altitudine c’è segnale
per il cellulare!) e l’emozione quasi mi provoca un pianto di felicità. Mentre
sono al telefono con lei, una massa pelosa bianca mi sorprende alle spalle: è Aky,
il cane samoiedo del rifugio, che mi raggiunge per darmi conforto (in realtà si è solo
avvicinato a me mentre era di passaggio insieme a Mario, il gestore del rifugio, anche
lui indaffarato dietro ai lavori sulla Cima Linke).
...E una è andata! Il Vioz è conquistato!! |
Fuori la situazione non sta affatto migliorando, anzi, il vento adesso mi sembra anche più teso..e se cominciasse anche a piovere? Solo adesso mi rendo conto della cavolata che ho fatto ad aver lasciato giù al rifugio la giacca impermeabile d’alpinismo (bello soodoooo..). Saldo quindi il conto, firmo il registro del rifugio, ed esco per fare due rapide foto prima della ripartenza. Nel frattempo, faccio conoscenza con Luca (41 anni) e Federico (27 anni), i due ragazzi che avevo incontrato mentre salivano e io scendevo dalla vetta. Sono di Brescia. Decidiamo di scendere insieme, loro devono rientrare a casa, io al Doss dei Gembri. Sono lo 13.00, saluto anche il rifugio Mantova e imbocco il sentiero fatto all’andata.
Dopo un bel pranzo, firma del registro, poi una foto al rifugio
Insieme ai due bresciani la discesa è rapida, la compagnia è davvero buona, Luca è un tipo davvero forte, energico, Federico un giovane con la passione della montagna e un sogno nel cassetto, trasferirsi in Alto Adige e lavorare in una segheria altoatesina. Da parte mia contribuisco al buonumore generale sfornando un po’ delle solite cazzate di circostanza. Per un bel po’ il meteo ci tiene in apprensione, sembra sempre sul punto di iniziare a piovere (se non qualche effettiva spruzzatina istantanea), e ogni volta che incontriamo qualcuno che sta salendo, dentro di me gli auguro di arrivare prima possibile. Durante una pausa, dei cocci di bottiglia rotta mi attirano irresistibilmente l’attenzione: la rimozione di rifiuti dal Vioz sarà la mia buona azione quotidiana!
La chiesina sferzata dal vento |
Da
questo momento in poi, approfittando del fatto che la giornata sembra essersi ristabilita
dal punto di vista meteo, comincio a scendere molto lentamente, gustandomi
soprattutto la vista sulla Vedretta del Careser e sulle cime limitrofe; adesso,
con la luce pomeridiana sul versante opposto rispetto a quella del mattino, è
tutta un'altra cosa..
MagoZichele in posa "McCandless" di fronte al Rifugio Mantova |
Luca e Federico salgono verso il Dente del Vioz, MagoZichele rientra invece al Doss dei Gembri alle 15.05
Una bella doccia, un po’ di consueto bucato, qualche telefonata o sms agli amici e colleghi di lavoro che un po’ fanno il tifo e un po’ sfottono (tipo “quanto l’hai pagata la funivia che ti ci ha portato??” _ Simone), ed ecco che anche Luca e Fede sono di rientro, e si sono fermati come promesso al rifugio per un saluto. Mi ha fatto molto piacere, da parte mia l’invito scontato a visitare il blog del Mago. Verso le 17 è l’ora di un bel the caldo, e di buttare giù un po’ di righe sul taccuino per meglio imprimere i ricordi della giornata, passata molto bene, nonostante la delusione, spesso frequente in montagna, di non aver goduto di un bel panorama dalla vetta del Vioz. Speravo soprattutto di vedere il tanto sospirato Cevedale..
Il
meteo, controllate le previsioni, per domani mette tempo decisamente buono,
meno male perché la tappa di domani potrebbe complessivamente richiedere più
tempo di quella di oggi, almeno sulla carta. Mi sento anche molto fresco
mentalmente, il successo del Vioz mi ha dato nuove energie, nel tardo
pomeriggio e anche durante il dopocena faccio meglio conoscenza con Mirko,
raccontandoci a vicenda di noi stessi. Con il suo PC portatile, approfitto
anche per dare una sbirciata al blog del Mago, tanto per farglielo vedere.. Il
momento è anche propizio (non è ancora iniziato in tv N.C.I.S. eheh.. ) per
invogliare tutto lo staff ad una foto ricordo da pubblicare sul blog.
Sorpresa finale: un bellissimo camoscio si lascia avvicinare e immortalare!
La sera, dopo un’altra spettacolare cena a base di tagliatelle ai funghi e bocconcini di cervo con patate, esco per un po’ a godermi la quiete dei piani del Vioz, e, incredibilmente, un altro camoscio brulica tranquillamente a 100mt dal rifugio. Stavolta l’esemplare è da solo, inizialmente scatto diverse foto da lontano zoomando al massimo, poi comincio quatto quatto ad avvicinarmi cercando di evitare il minimo rumore e standomene anche abbastanza accucciato per quanto sia possibile, in modo da essere almeno fuori dalla sua visuale. Gli arrivo molto vicino, intorno ai 50mt, quando si volta di scatto, mi osserva per una manciata di secondi, e in un attimo sale sul greppo adiacente e si riporta sul costone sudovest della Cima Vioz, in mezzo a un pendio sassoso. Stavolta però con la fotocamera ero più che pronto, e le foto e il video che riesco a fare, rendono un minimo di dignità a questo nobile abitante delle montagne. L’ultima, bellissima emozione di questa prima tappa dell’Alta Via del Mago. Orgoglioso, rientro nel rifugio per mostrare a Mirko le foto appena scattate, e poi mi ritiro in camera, pronto per l’indomani, quando rifarò visita alla Val Venezia dopo ben 10 anni..
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