Il Percorso
[per la cartina vedi la prima tappa del Giglio]
La tappa di oggi è sicuramente
sfidante e impegnativa se percorsa per intero. In totale sono poco più di 15Km
ma ben 800mt di dislivello+, il che ci richiederà un bello sforzo considerato
che siamo al terzo giorno di cammino. Saremo però ripagati da un fantastico e
panoramico posto tenda.. In alternativa possiamo accorciare la tappa fermandoci
prima nei pressi della Punta di Capel Rosso, ovviamente così facendo
allungheremo di un po’ l’ultima tappa.
Giglio Campese |
Lunghezza = 15Km
Dislivello+ = 800mt
Di buon mattino, dal punto del nostro primo pernottamento, andremo
in direzione di Giglio Campese, con la sua caratteristica sabbia rossastra,
dove faremo i rifornimenti del giorno. Quindi risaliremo in salita sul bel
sentiero n.18 che, dopo un crocevia con altri sentieri, continua in una
bellissima lecceta che ci offrirà anche un bel riparo dal caldo. Questo
sentiero per alcuni aspetti è forse il più bello dell’isola. Alla fine del
sentiero saremo risaliti fino a 390mt, ed entreremo nella strada asfaltata che
in lunga (5Km) e progressiva discesa ci porterà ora in direzione della Punta di
Capel Rosso, all’estremità meridionale dell’isola. Questa lungo traverso nella
parte sud-occidentale dell’isola offre i consueti giochi di colore di bassi
fiori e arbusti, e dove apprezzeremo il colore intenso del mare, con sullo
sfondo l’Isola di
Montecristo. Finita la strada asfaltata proseguiamo su sterrato e poi
sentierino in discesa fra massi fino a raggiungere il Faro. Qui un meritato
riposo è d’obbligo. Non dimentichiamoci comunque anche la visita fino alla
punta rocciosa; basta aggirare sulla sinistra il faro e scendere sulla lunga
scalinata in direzione di un tavolo in legno.
Il Faro alla Punta di Capel Rosso |
Qui siamo nella parte più
selvaggia dell’isola: i gabbiani reali nidificano proprio lungo il nostro
cammino, lo spettacolo floreale è notevole, il granito modellato nei secoli dal
mare assume forme talvolta bizzarre nel contesto di continue scanalature; un
vero paradiso naturale. La nostra tappa potrebbe teoricamente terminare anche
qui, spazio per le tende non manca sia nei pressi del faro, sia un po’ più a
monte, dove comincia il sentierino finale. Altrimenti la nostra ultima fatica
consiste nel risalire lungo il sentiero n.28 che dal Faro risale le pendici di
Poggio Terneti, per poi deviare e aggirarlo sul versante sudovest, quindi in
progressiva salita fino a raggiungere una sella fra la sua piccola anticima e
il complesso roccioso che si eleva verso il poggio I Castellucci (450mt). Alla
sella saremo di nuovo a 390mt di altitudine. Le tende le potremo montare dove
il sentiero si allarga in direzione sud. Su questo crinale la visuale è
sensazionale: avremo il mare a destra e a sinistra, e riusciremo già a scorgere
la parte più orientale di Giglio Porto (quella che va a scendere verso la
spiaggia delle Cannelle). Seguendo verso nord il crinale dei poggi, oltre ai Castellucci
si vedrà sulla destra anche il profilo di Poggio della Chiusa (487mt). La croce
sul Poggio della Pagana (496mt) per adesso è ancora nascosta ai nostri occhi..
Il Racconto [04-05-2013]
Questa seconda notte, come spesso
succede, passa molto meglio della prima, e tutti ci sentiamo più riposati. La
debole brezza di maestrale ha asciugato completamente i teli delle nostre
tende. Dopo la colazione faccio una veloce sortita per scattare qualche foto
alla baia del Campese e agli impressionanti macigni di granito che mani
gigantesche sembrano aver depositato qua e là.
Di primo mattino, vista su Giglio Campese |
Impressionante macigno granitico gigliese |
Alle 7.50 inizia questa impegnativa
seconda tappa del Giglio.
Comincia la seconda tappa del Giglio! |
Il nostro spettacolare ricovero notturno! |
Dopo poche decine di metri,
mentre abbiamo imboccato il sentiero n.7 che attraversa la Valle dell’Olivello,
ci voltiamo e osservando il Poggio delle Serre, realizziamo davvero in che
magnifico posto abbiamo passato la notte. Il sentierino prosegue costeggiando
di tanto in tanto piccoli vigneti di una Ansonaca incastonati in queste cornici
floreali, poi prende decisamente in discesa fino alla strada asfaltata. Dopo
alcuni metri a un tornante entriamo di nuovo in uno stradello, il n.11, e qui
inizia la ripida discesa finale verso Giglio Campese.
Piccola vigna d'Ansonaca |
Il sentiero n.11 che scende verso Campese |
Prestiamo molta attenzione perché
ci sono molti passaggi sui sassi e anche qui talvolta le piante invadono il
sentiero, comunque lo sforzo è ripagato dalla vista sulla Torre del Campese.
Arriviamo al sonnolento paesino di soli 150 abitanti poco prima delle 9.00, e
ci fermiamo subito da un simpatico fornaio dove provvediamo ai nostri
rifornimenti giornalieri. Con lui scambiamo un po’ di parole, ovviamente, sull’influenza
benefica o meno della Costa Concordia nelle casse del comune gigliese, e quanto
possa poi influire realmente nella qualità di vita degli abitanti dell’isola.
Le verità, spesso, stanno sempre nel mezzo..
La Torre del Campese e sullo sfondo P.ta Faraglione |
Il "Corcovado" Piusti nella foto di gruppo sulla spiaggia |
Facciamo una visita sulla
spiaggia per la prevista foto ricordo, poi ripartiamo e attraversiamo
velocemente il piccolo paese verso sud per andare a prendere, dopo il campo
sportivo della gloriosa (!) Polisportiva
Aegilium, il sentiero n.18 che in tre tranche risale il crinale dei
Castellari, costeggia la Valle del Molino e infine risale il bosco del
Finocchio, fino ad arrivare alla strada asfaltata proveniente da Giglio Castello,
a ben 390mt di altitudine.
P.ta Faraglione e i resti delle teleferiche |
Si sale duramente ai Castellari |
La prima parte, i Castellari, si
sviluppa su tipico sentiero alternato fra sassi e la consueta vegetazione
talvolta invasiva. La pendenza appare talvolta importante, tuttavia tutti
riusciamo a tenere un buon passo, e silenziosamente, metro dopo metro,
guadagniamo il quadrivio di sentieri a quota 150mt e completiamo questa prima
parte. Dietro di noi Campese è già lontano, e adesso che siamo più in alto sono
ben visibili, nel mare, anche i resti di quelle che un tempo erano
probabilmente le teleferiche che caricavano nelle navi le estrazioni di pirite
delle miniere di Poggio Zuffolone.
Le bellissime leccete attraversando la zona della Valle del Molino
Quando riprendiamo il cammino,
sbagliamo subito direzione ed imbocchiamo erroneamente il sentiero n.16, colpa
purtroppo anche dei cartelli escursionistici qui non molto precisi, anzi
fuorvianti. Me ne accorgo troppo tardi, quando Luca e Emiliano, che si erano
già avviati, erano andati avanti già un di un bel po’.. Rientriamo sul giusto
sentiero e cominciamo la seconda parte della salita, che scopriamo davvero
incantevole, in quanto trattasi di sentiero prevalentemente all’ombra di
abbondanti leccete.
Ogni tanto qualche masso ricoperto di muschio allieta la
vista, e la salita è progressiva ma a parte qualche deciso salto, appare meno
impegnativa. Quando il panorama si scopre, la visuale, sotto di noi, dalla
Valle del Molino, sale fin su Giglio Castello, è davvero incantevole e ci fa
apprezzare il profilo più dolce di questo versante occidentale dell’isola.
Ancora un bel passaggio nell'ultimo tratto della salita |
Rientriamo dentro il bosco di
lecci e in corrispondenza di un bivio, a 290mt di altitudine, inizia l’ultima
parte della nostra salita. Affrontiamo una lunga e ripida scalinata artificiale
fatta di grosse pietre, poi dopo un nuovo passaggio nei lecci, una bella quanto
ripida placca rocciosa da percorrere metro dopo metro osservando sempre il
panorama dietro di noi sempre più maestoso. Campese sempre più lontana e
contemporaneamente il Poggio delle Serre da dove siamo partiti che ora sembra
distante anni luce.
Emiliano in cima alla lunga placca di roccia.. |
..noi ancora a metà con un panorama mozzafiato alle spalle! |
Durante questo ultimo tratto mi
arriva la chiamata di Valentina
& Riccardo; sono in traghetto, stanno arrivando a Giglio Porto, stai a
vedere che ce la facciamo a incontrarci. Gli dico di prendere il bus per Giglio
Castello e di incamminarsi verso la asfaltata per il Capel Rosso, magari ci
raggiungono proprio là.
A destra il nostro punto di partenza, al centro Campese..quanta strada già fatta!!.. |
Eccoci infine alla fine della
salita del bosco del Finocchio, e ci rallegriamo non poco quando vediamo che
anche qui, come già il giorno prima dopo la salita della Valle del Pentovaldo,
un bella panchina ci attende per un piccolo riposo. Sono le 11.30. Una coppia
di passanti anche loro diretti al Capel Rosso ci informa che da qui al Castello
ci vuole circa un quarto d’ora.
Emiliano comincia la lunga asfaltata |
Spettacoli floreali nel lungo traverso dell'isola |
Un quarto d’ora dopo siamo di
nuovo in cammino per questa lenta e lunga discesa quasi interamente su
asfaltata. Immediatamente Emiliano vede scappare un biacco, che purtroppo gli sfugge
rapidamente. La strada è molto bella, tutto intorno gli aspri pendii ben
ammantati del solito tappeto uniforme verde puntellato di macchie colorate, si
protendono fino a perdersi nel blu del mare. Spettacolare la vista del mare su
Cala del Corvo! E finalmente anche una visuale dignitosa sull’Isola di
Montecristo!!
Isola di Montecristo |
Cala del Corvo |
Si cammina sotto il sole che ora
è abbastanza cocente, ma si va spediti con l’obbiettivo del pranzo al Capel
Rosso. Emiliano di tanto in tanto si ferma alla ricerca di piccolissimi
crostacei nelle mini pozzanghere che si formano dai minuscoli rivoli d’acqua
che scendono dai poggi, mentre Luca mantiene il suo passo ed è più avanti di
noi. Però, nonostante il buon passo, ben presto il caldo implacabile di
mezzogiorno comincia a bussare alle nostre riserve d’energia, che già sono
state messe alla prova, da stamani.
Anche le ginestre la fanno da padrone lungo la strada |
Emiliano non perde occasione per scrutare movimenti insoliti lungo il fossetto.. |
Arrivati nella zona dei Bredici,
vediamo un po’ di movimento un centinaio di metri più avanti, e la situazione è
subito chiara: la coppia che ci aveva preceduto sta tornando indietro e a
giudicare da come agitano le braccia sono stati presi di mira da delle api (visto
che poco prima avevamo incontrato un apicoltore di rientro) o simili. In breve
li raggiungiamo, e la moglie del signore (Maurizio,
ndr) è proprio sconvolta perché suo marito ha da poco beccato 4 punture sul collo da un’orda
di api inferocite che si sono scatenate su di loro quando l’apicoltore se n’è andato,
e loro si trovavano proprio in quel punto. Lui dice di sentirsi bene e non
avvertire nessun malore, la moglie invece vorrebbe chiamare soccorsi o
quantomeno avvisare la pro loco che lungo questa strada ci sono delle api
inferocite, ma tutto è vano dal momento che qui non c’è la minima copertura del
telefono.
Qualcuno intanto ci sta seguendo.. |
Segue qualche minuto di sconforto
anche fra di noi, certo non abbiamo voglia di assaggiare i pungiglioni delle
api, con i nostri zaini poi non è che possiamo correre chissà dove, e d’altra
parte non ci sono strade alternative a questa, per poter aggirare l’ostacolo.
Cerchiamo di calmare la signora e cominciare a ragionare un po’ sulla
situazione.
Magari le api si sono inferocite
perche loro si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, e
aspettando un po’ si potrebbero calmare e allora potremmo tentare una rapida
sortita di “sfondamento”..ma sì l ‘unica cosa da provare. Quindi cerchiamo per
quanto possibile di coprirci e ci avviciniamo guardinghi. Arriviamo nei pressi
di un piccolo rudere adiacente la strada, il punto dove sono stati aggrediti,
ed effettivamente un po’ di viavai c’è, anche se non eccessivo. Ma quello che
salta subito agli occhi è che al di sotto della strada, a circa 15-20 metri, c’è
una nutrita schiera di arnie.
Tenendo il lato sinistro della
strada per rimanere al coperto, siamo pronti per il delicato passaggio, solo
Luca è rimasto un po’ più indietro perche sta finendo di prepararsi, allora
Maurizio rompe gli indugi e con passo disinvolto va avanti superando a passo
veloce la zona critica, nonostante le urla di scongiuro della moglie
letteralmente terrorizzata da questa situazione. Poi è la volta di Emiliano che
supera brillantemente la prova. Visto che Luca ancora non arriva, penso di
aspettarlo per non lasciarlo da solo, mentre la signora si avvicina col passo
del gambero al punto critico. Suo marito la incita ma lei sembra paralizzata e
quando un paio di api le volano vicine le fa per tornare indietro agitata.
La nutrita colonia di api che per un po' ci ha tenuto sulle spine |
Allora oltre alle urla del marito
ci aggiungo le mie, o và o non và, non può rimanere lì in mezzo impalata. Meno male
che si scrolla e parte in uno scatto di una trentina di metri che le fa
superare il difficile ostacolo. A questo punto, arrivato Luca, anche noi due
superiamo la zona x e ci allontaniamo frettolosamente insieme a tutti, non
prima di aver fotografato l’intera e nutrita colonia di arnie che ora è ben
visibile. Tutto questo intoppo ci ha fatto perdere quasi una mezz’ora, oltre a
caricarci ulteriormente di stress mentale e di riflesso anche fisico.
Il risultato è che l’ultimo
tratto da discendere, soprattutto per Luca ma anche per me, è un vero inferno.
Personalmente sento i piedi sul punto di ebollizione, se non mi tolgo gli
scarponi credo che raggiungerò il punto di fusione. E tutto questo nonostante i
panorami riservino ancora delle bellezze quali il Poggio del Serrone o le mini
cascatelle formate dal ruscello che solca la Valle di Pietrabona.
Sorrido, ma se non mi levo in fretta questi scarponi..meno male che il faro è in vista! |
Dove finisce la strada asfaltata
e comincia un sentiero leggermente sabbioso, incontriamo altre due signore in
costume che cercano disperatamente un passaggio in auto per tornare a Giglio
Castello. Anche una di loro è stata vittima delle api, beccandosi ben 5 punture
in testa, ed è terrorizzata al pensiero di ripassare lì a piedi. Comincia
quindi l’ultimo tratto in discesa su sentiero misto a sasso, in corrispondenza
del bivio con il sentiero n.28 che dovremo intraprendere nel pomeriggio. Qui
stacco tutti e prendo a rotta di collo in direzione del Faro che comincia a
sbucare dagli arbusti, i piedi mi fanno troppo male.
Il Mago punta il Faro!! |
Solo quando sono ormai in
prossimità della costruzione mi giro e scatto una foto a Luca e Emiliano che
stanno lentamente scendendo quest’ultimo tratto. Arrivo al faro che non c’è
nessuno, e purtroppo vista l’ora centrale (13.20) c’è anche poca ombra visto
che l’inferriata intorno al perimetro del faro non permette di trovare riparo
dietro le sue mura. Comunque quella poca che c’è, sul limite dell’inferriata, viene
sistematicamente occupata da noi e dalla nutrita schiera di escursionisti che
arrivano via via copiosi, tra cui quella che sembra una gita CAI al completo,
probabilmente dal Veneto. Molte delle persone che arrivano, lamentano problemi
con le api.. Vorrei avvisare Riccardo e Valentina, ma purtroppo il mio
cellulare ancora non prende segnale.
Emiliano e Luca nell'ultima faticosa discesa al Faro |
Dopo il pranzo un meritato riposo
è proprio quello che ci vuole, e scambiando due parole con un ragazzo della
gita, mi dice che loro sono scesi proprio dal Poggio della Pagana, e che il
tratto di sentiero di crinale praticamente non c’è più. Faccio finta di niente,
anche per non allarmare troppo gli altri, ma la Pagana non la metto
assolutamente in dubbio!!
Dopo una quarantina di minuti dal
nostro arrivo, ecco che arrivano Riccardo e Valentina! E vai, anche l’incontro
è andato in porto! Mentre li presento a Luca e Emiliano, anche loro mi dicono
che si sono portati dietro la tenda per condividere con noi quest’ultima notte
al Giglio. E così, la Compagnia del Mago guadagna due nuovi elementi..eh eh
eh..
Incredibili sfumature di colore alla Punta del Capel Rosso
Finiti i saluti, preparo un paio
di caffè per celebrare il nostro incontro mentre Emiliano ci informa (e ci
indica) che sopra di noi sta volteggiando un raro (forse per queste coste)
Falco della Regina. Poco dopo le 15.00 scendiamo giù fino alla Punta di Capel
Rosso, aggirando il faro e scendendo progressivamente su una lunga scalinata.
Luca rimane ad attenderci al faro, per lui è più invitante un bel riposino.
Con Vale, Emiliano e Riccardo, si scende alla punta |
La lunga scalinata artificiale |
Siamo all’estremo sud dell’isola,
un posto magnifico, spettacolare, selvaggio. Difficile descriverlo se non come
probabilmente il più bello dell’isola. Bisogna guadagnarselo, bisogna camminare
per arrivarci, ma siamo ripagati da una meraviglia di fiori che si protendono
fin sul mare, di gabbiani reali che si librano leggeri in aria dando l’effetto
di essere sospesi, di altri che nidificano lungo il sentiero, di piccole
scalinate scavate direttamente nel granito a scendere su piccole calette dall’acqua
blu intenso.
I Gabbiani Reali nidificano a due passi da noi |
Il Mago e Riccardo scendono fino all'estremità della punta |
Infine l’ultima protuberanza rocciosa e granitica che si allunga
sull’acqua; e proprio l’acqua nel corso dei secoli, vi ha scavato una gran
quantità di canali e canaletti modellando la roccia, ora spigolosa, ora
tondeggiante, ora dura e liscia, brillante sotto il sole, ora bucherellata qua e
là come fosse spugna. Un vero paradiso.
E qui MagoZichele si da una bella rinfrescata! |
Arrivo fino al limitare di una
piccola risacca d’acqua dove simbolicamente mi rinfresco con l’acqua del mare,
poi è il momento di rientrare al faro e prepararsi all’ultima ascesa della
giornata. Torniamo da Luca e verso le 16.10 ci mettiamo in cammino. Non sappiamo
cosa troveremo lassù, dalle curve altimetriche sembrerebbe esserci una sella ma
non siamo certo sicuri di poter trovare delle zone adatte per le nostre tende.
Consapevoli di questo ci proviamo lo stesso, poi quando saremo lì vedremo il da
farsi, al limite andremo avanti a oltranza finche non troveremo un punto che ci
soddisfi.
Luca abbassa la benna e arrampica su per il sentiero n.28 |
La salita si fa presto sentire,
nel pomeriggio il sole ancora picchia duro e spesso ci troviamo ad affrontare
alcuni tratti ancora invasi dalle erbe. Emiliano sembra soffrire meno questa
salita, la presenza interessata di mia cugina alle sue sconfinate conoscenze in
materia di flora e fauna fa sì che probabilmente ci pensi meno e
contemporaneamente continui la salita (grazie Vale eh eh!). Luca, che quasi
quasi si sarebbe fermato al faro per passare la notte, è un po’ più stanco, oggi
le tende toccano a noi due e quindi anche il peso maggiore.
Di fronte a noi i Castellucci, e a fianco la "nostra" sella.. |
Dopo circa un km di salita sempre
sul limite del 25% se non oltre, ci fermiamo all’ombra di un alberello; siamo
già risaliti a 290mt circa, il faro è già uscito da un po’ alla nostra vista.
Gli ultimi 100mt di dislivello saranno meno duri e in parte cammineremo anche
in piano, soprattutto poco dopo aver superato la zona umida da dove scende il
ruscello della Valle di Pietrabona. Alcuni muretti a secco testimoniano l’antico
sfruttamento a coltivazioni delle zone.
Comincia ad alzarsi un po’ di vento di ponente che se non altro mitiga un po’
il caldo, visto che il sentiero è completamente assolato. Il cartello giù al
faro diceva 50 minuti per la salita, ma deve essere un errore, almeno che non
intendessero di corsa (in effetti sul sito
della Pro Loco la giusta percorrenza è stimata in 2 ore).
Luca mi segue sul più comodo e bel tratto pianeggiante |
Dopo la seconda pausa richiesta
da Emiliano, siamo ormai alle porte della nostra fatidica sella, che conquistiamo
orgogliosamente alle 17.20 circa! E vai! Saliti e scesi due volte da quasi
400mt fino al mare!
Finalmente la sella è conquistata!! |
La soddisfazione generale è notevole, anche perché, come
ormai di consueto, ad attenderci c’è un bel tavolo in legno, ma soprattutto perché
è già chiaro che in questo bellissimo posto avremo lo spazio per le nostre
tende. In un attimo tutti i timori vengono spazzati via dal venticello che ora
si fa più sostenuto, e ci precipitiamo a montare in linea lungo il sentiero le tre
tende che per sicurezza ancoriamo anche a un palo in legno che sembra essere
messo lì apposta.
BonnieconClide si condedono il meritato riposo |
Il nostro ultimo campo gigliese è davvero un sogno!!
Il panorama è spettacolare: mare
di qua e di là, vista su Argentario, su Giglio Porto e l’insenatura delle
Cannelle, sul Poggio della Chiusa e sui Castellucci.
Poggio della Chiusa e in basso Giglio Porto e gli scogli urtati dalla Costa Concordia |
La nostra bellissima sella sormontata dal Poggio Castellucci |
Con Emiliano saliamo fin
sulla piccola collinetta adiacente, poco sopra i 400mt, da dove, sferzati dal
vento qui più vigoroso, possiamo vedere anche Poggio Terneti con il suo piccolo
rudere e anche l’Isola di Giannutri. Speravo di intravedere anche la Pagana che
tuttavia si nasconde ancora..
Dall'alto in basso: Poggio Terneti, Giannutri e con Emiliano sulla piccola collinetta battuta dal vento
Ormai è quasi l’ora di cena e
allora ci raduniamo sul tavolo in legno dove passiamo una bella serata fra
risate generali, ripercorrendo quanto successo oggi e anche nei giorni
precedenti; in fondo, si tratta dell’ultima cena di questa bellissima quattro
giorni. E sono davvero molto contento di come abbia preso la piega la giornata
anche con l’incontro di Vale e Riccardo, sicuramente un’ottima compagnia. Poco
prima di rientrare nelle tende, il mio cellulare impazzisce, schermata nera con
strani messaggi di errore. Problema che risolvo solamente sostituendo la
batteria, ma lì per lì, dopo il ritrovamento di ieri, ancora uno spavento con
questo arnese.
Si ride e si scherza all'ultima cena..
Va a finire come sempre ovvero
che sono sistematicamente l’ultimo a entrare in tenda perche prima che le abbia
fatte tutte.. Una rapida buonanotte a moglie e figlio e mi fiondo dentro perche
quasi quasi con questo vento mi stavo anche ghiacciando. Domani sarà l’ultima
tappa che completeremo con la salita fino al Poggio della Pagana, poi fino a
Giglio Castello e infine rientro a Giglio Porto. Peccato che questa bellissima
e intensa giornata, prima che spenga la torcia frontale, venga funestata da
sinistri presagi dettati dal meteo dell’indomani, visto che già dalla notte
sono previste piogge anche moderate..speriamo bene..
Il Mago và!!! |
MagoZichele
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