O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

sabato 18 maggio 2013

Giglio - 2a Tappa



Il Percorso

[per la cartina vedi la prima tappa del Giglio]

La tappa di oggi è sicuramente sfidante e impegnativa se percorsa per intero. In totale sono poco più di 15Km ma ben 800mt di dislivello+, il che ci richiederà un bello sforzo considerato che siamo al terzo giorno di cammino. Saremo però ripagati da un fantastico e panoramico posto tenda.. In alternativa possiamo accorciare la tappa fermandoci prima nei pressi della Punta di Capel Rosso, ovviamente così facendo allungheremo di un po’ l’ultima tappa.

Giglio Campese

Lunghezza = 15Km
Dislivello+ = 800mt


Di buon mattino,  dal punto del nostro primo pernottamento, andremo in direzione di Giglio Campese, con la sua caratteristica sabbia rossastra, dove faremo i rifornimenti del giorno. Quindi risaliremo in salita sul bel sentiero n.18 che, dopo un crocevia con altri sentieri, continua in una bellissima lecceta che ci offrirà anche un bel riparo dal caldo. Questo sentiero per alcuni aspetti è forse il più bello dell’isola. Alla fine del sentiero saremo risaliti fino a 390mt, ed entreremo nella strada asfaltata che in lunga (5Km) e progressiva discesa ci porterà ora in direzione della Punta di Capel Rosso, all’estremità meridionale dell’isola. Questa lungo traverso nella parte sud-occidentale dell’isola offre i consueti giochi di colore di bassi fiori e arbusti, e dove apprezzeremo il colore intenso del mare, con sullo sfondo l’Isola di Montecristo. Finita la strada asfaltata proseguiamo su sterrato e poi sentierino in discesa fra massi fino a raggiungere il Faro. Qui un meritato riposo è d’obbligo. Non dimentichiamoci comunque anche la visita fino alla punta rocciosa; basta aggirare sulla sinistra il faro e scendere sulla lunga scalinata in direzione di un tavolo in legno.

Il Faro alla Punta di Capel Rosso
Qui siamo nella parte più selvaggia dell’isola: i gabbiani reali nidificano proprio lungo il nostro cammino, lo spettacolo floreale è notevole, il granito modellato nei secoli dal mare assume forme talvolta bizzarre nel contesto di continue scanalature; un vero paradiso naturale. La nostra tappa potrebbe teoricamente terminare anche qui, spazio per le tende non manca sia nei pressi del faro, sia un po’ più a monte, dove comincia il sentierino finale. Altrimenti la nostra ultima fatica consiste nel risalire lungo il sentiero n.28 che dal Faro risale le pendici di Poggio Terneti, per poi deviare e aggirarlo sul versante sudovest, quindi in progressiva salita fino a raggiungere una sella fra la sua piccola anticima e il complesso roccioso che si eleva verso il poggio I Castellucci (450mt). Alla sella saremo di nuovo a 390mt di altitudine. Le tende le potremo montare dove il sentiero si allarga in direzione sud. Su questo crinale la visuale è sensazionale: avremo il mare a destra e a sinistra, e riusciremo già a scorgere la parte più orientale di Giglio Porto (quella che va a scendere verso la spiaggia delle Cannelle). Seguendo verso nord il crinale dei poggi, oltre ai Castellucci si vedrà sulla destra anche il profilo di Poggio della Chiusa (487mt). La croce sul Poggio della Pagana (496mt) per adesso è ancora nascosta ai nostri occhi..

Il Racconto  [04-05-2013]

Questa seconda notte, come spesso succede, passa molto meglio della prima, e tutti ci sentiamo più riposati. La debole brezza di maestrale ha asciugato completamente i teli delle nostre tende. Dopo la colazione faccio una veloce sortita per scattare qualche foto alla baia del Campese e agli impressionanti macigni di granito che mani gigantesche sembrano aver depositato qua e là. 

Di primo mattino, vista su Giglio Campese
Impressionante macigno granitico gigliese
Alle 7.50 inizia questa impegnativa seconda tappa del Giglio.

Comincia la seconda tappa del Giglio!
Il nostro spettacolare ricovero notturno!
Dopo poche decine di metri, mentre abbiamo imboccato il sentiero n.7 che attraversa la Valle dell’Olivello, ci voltiamo e osservando il Poggio delle Serre, realizziamo davvero in che magnifico posto abbiamo passato la notte. Il sentierino prosegue costeggiando di tanto in tanto piccoli vigneti di una Ansonaca incastonati in queste cornici floreali, poi prende decisamente in discesa fino alla strada asfaltata. Dopo alcuni metri a un tornante entriamo di nuovo in uno stradello, il n.11, e qui inizia la ripida discesa finale verso Giglio Campese.

Piccola vigna d'Ansonaca
Il sentiero n.11 che scende verso Campese
Prestiamo molta attenzione perché ci sono molti passaggi sui sassi e anche qui talvolta le piante invadono il sentiero, comunque lo sforzo è ripagato dalla vista sulla Torre del Campese. Arriviamo al sonnolento paesino di soli 150 abitanti poco prima delle 9.00, e ci fermiamo subito da un simpatico fornaio dove provvediamo ai nostri rifornimenti giornalieri. Con lui scambiamo un po’ di parole, ovviamente, sull’influenza benefica o meno della Costa Concordia nelle casse del comune gigliese, e quanto possa poi influire realmente nella qualità di vita degli abitanti dell’isola. Le verità, spesso, stanno sempre nel mezzo..

La Torre del Campese e sullo sfondo P.ta Faraglione
Il "Corcovado" Piusti nella foto di gruppo sulla spiaggia
Facciamo una visita sulla spiaggia per la prevista foto ricordo, poi ripartiamo e attraversiamo velocemente il piccolo paese verso sud per andare a prendere, dopo il campo sportivo della gloriosa (!) Polisportiva Aegilium, il sentiero n.18 che in tre tranche risale il crinale dei Castellari, costeggia la Valle del Molino e infine risale il bosco del Finocchio, fino ad arrivare alla strada asfaltata proveniente da Giglio Castello, a ben 390mt di altitudine.

P.ta Faraglione e i resti delle teleferiche

Si sale duramente ai Castellari
La prima parte, i Castellari, si sviluppa su tipico sentiero alternato fra sassi e la consueta vegetazione talvolta invasiva. La pendenza appare talvolta importante, tuttavia tutti riusciamo a tenere un buon passo, e silenziosamente, metro dopo metro, guadagniamo il quadrivio di sentieri a quota 150mt e completiamo questa prima parte. Dietro di noi Campese è già lontano, e adesso che siamo più in alto sono ben visibili, nel mare, anche i resti di quelle che un tempo erano probabilmente le teleferiche che caricavano nelle navi le estrazioni di pirite delle miniere di Poggio Zuffolone.




Le bellissime leccete attraversando la zona della Valle del Molino

Quando riprendiamo il cammino, sbagliamo subito direzione ed imbocchiamo erroneamente il sentiero n.16, colpa purtroppo anche dei cartelli escursionistici qui non molto precisi, anzi fuorvianti. Me ne accorgo troppo tardi, quando Luca e Emiliano, che si erano già avviati, erano andati avanti già un di un bel po’.. Rientriamo sul giusto sentiero e cominciamo la seconda parte della salita, che scopriamo davvero incantevole, in quanto trattasi di sentiero prevalentemente all’ombra di abbondanti leccete.



Ogni tanto qualche masso ricoperto di muschio allieta la vista, e la salita è progressiva ma a parte qualche deciso salto, appare meno impegnativa. Quando il panorama si scopre, la visuale, sotto di noi, dalla Valle del Molino, sale fin su Giglio Castello, è davvero incantevole e ci fa apprezzare il profilo più dolce di questo versante occidentale dell’isola.

Ancora un bel passaggio nell'ultimo tratto della salita
Rientriamo dentro il bosco di lecci e in corrispondenza di un bivio, a 290mt di altitudine, inizia l’ultima parte della nostra salita. Affrontiamo una lunga e ripida scalinata artificiale fatta di grosse pietre, poi dopo un nuovo passaggio nei lecci, una bella quanto ripida placca rocciosa da percorrere metro dopo metro osservando sempre il panorama dietro di noi sempre più maestoso. Campese sempre più lontana e contemporaneamente il Poggio delle Serre da dove siamo partiti che ora sembra distante anni luce.

Emiliano in cima alla lunga placca di roccia..
..noi ancora a metà con un panorama mozzafiato alle spalle!
Durante questo ultimo tratto mi arriva la chiamata di Valentina & Riccardo; sono in traghetto, stanno arrivando a Giglio Porto, stai a vedere che ce la facciamo a incontrarci. Gli dico di prendere il bus per Giglio Castello e di incamminarsi verso la asfaltata per il Capel Rosso, magari ci raggiungono proprio là.

A destra il nostro punto di partenza, al centro Campese..quanta strada già fatta!!..
Eccoci infine alla fine della salita del bosco del Finocchio, e ci rallegriamo non poco quando vediamo che anche qui, come già il giorno prima dopo la salita della Valle del Pentovaldo, un bella panchina ci attende per un piccolo riposo. Sono le 11.30. Una coppia di passanti anche loro diretti al Capel Rosso ci informa che da qui al Castello ci vuole circa un quarto d’ora.

Emiliano comincia la lunga asfaltata
Spettacoli floreali nel lungo traverso dell'isola
Un quarto d’ora dopo siamo di nuovo in cammino per questa lenta e lunga discesa quasi interamente su asfaltata. Immediatamente Emiliano vede scappare un biacco, che purtroppo gli sfugge rapidamente. La strada è molto bella, tutto intorno gli aspri pendii ben ammantati del solito tappeto uniforme verde puntellato di macchie colorate, si protendono fino a perdersi nel blu del mare. Spettacolare la vista del mare su Cala del Corvo! E finalmente anche una visuale dignitosa sull’Isola di Montecristo!!

Isola di Montecristo
Cala del Corvo
Si cammina sotto il sole che ora è abbastanza cocente, ma si va spediti con l’obbiettivo del pranzo al Capel Rosso. Emiliano di tanto in tanto si ferma alla ricerca di piccolissimi crostacei nelle mini pozzanghere che si formano dai minuscoli rivoli d’acqua che scendono dai poggi, mentre Luca mantiene il suo passo ed è più avanti di noi. Però, nonostante il buon passo, ben presto il caldo implacabile di mezzogiorno comincia a bussare alle nostre riserve d’energia, che già sono state messe alla prova, da stamani.

Anche le ginestre la fanno da padrone lungo la strada
Emiliano non perde occasione per scrutare movimenti insoliti lungo il fossetto..
Arrivati nella zona dei Bredici, vediamo un po’ di movimento un centinaio di metri più avanti, e la situazione è subito chiara: la coppia che ci aveva preceduto sta tornando indietro e a giudicare da come agitano le braccia sono stati presi di mira da delle api (visto che poco prima avevamo incontrato un apicoltore di rientro) o simili. In breve li raggiungiamo, e la moglie del signore (Maurizio, ndr) è proprio sconvolta perché suo marito ha  da poco beccato 4 punture sul collo da un’orda di api inferocite che si sono scatenate su di loro quando l’apicoltore se n’è andato, e loro si trovavano proprio in quel punto. Lui dice di sentirsi bene e non avvertire nessun malore, la moglie invece vorrebbe chiamare soccorsi o quantomeno avvisare la pro loco che lungo questa strada ci sono delle api inferocite, ma tutto è vano dal momento che qui non c’è la minima copertura del telefono.

Qualcuno intanto ci sta seguendo..
Segue qualche minuto di sconforto anche fra di noi, certo non abbiamo voglia di assaggiare i pungiglioni delle api, con i nostri zaini poi non è che possiamo correre chissà dove, e d’altra parte non ci sono strade alternative a questa, per poter aggirare l’ostacolo. Cerchiamo di calmare la signora e cominciare a ragionare un po’ sulla situazione.

Magari le api si sono inferocite perche loro si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, e aspettando un po’ si potrebbero calmare e allora potremmo tentare una rapida sortita di “sfondamento”..ma sì l ‘unica cosa da provare. Quindi cerchiamo per quanto possibile di coprirci e ci avviciniamo guardinghi. Arriviamo nei pressi di un piccolo rudere adiacente la strada, il punto dove sono stati aggrediti, ed effettivamente un po’ di viavai c’è, anche se non eccessivo. Ma quello che salta subito agli occhi è che al di sotto della strada, a circa 15-20 metri, c’è una nutrita schiera di arnie.

Tenendo il lato sinistro della strada per rimanere al coperto, siamo pronti per il delicato passaggio, solo Luca è rimasto un po’ più indietro perche sta finendo di prepararsi, allora Maurizio rompe gli indugi e con passo disinvolto va avanti superando a passo veloce la zona critica, nonostante le urla di scongiuro della moglie letteralmente terrorizzata da questa situazione. Poi è la volta di Emiliano che supera brillantemente la prova. Visto che Luca ancora non arriva, penso di aspettarlo per non lasciarlo da solo, mentre la signora si avvicina col passo del gambero al punto critico. Suo marito la incita ma lei sembra paralizzata e quando un paio di api le volano vicine le fa per tornare indietro agitata.

La nutrita colonia di api che per un po' ci ha tenuto sulle spine
Allora oltre alle urla del marito ci aggiungo le mie, o và o non và, non può rimanere lì in mezzo impalata. Meno male che si scrolla e parte in uno scatto di una trentina di metri che le fa superare il difficile ostacolo. A questo punto, arrivato Luca, anche noi due superiamo la zona x e ci allontaniamo frettolosamente insieme a tutti, non prima di aver fotografato l’intera e nutrita colonia di arnie che ora è ben visibile. Tutto questo intoppo ci ha fatto perdere quasi una mezz’ora, oltre a caricarci ulteriormente di stress mentale e di riflesso anche fisico.

Il risultato è che l’ultimo tratto da discendere, soprattutto per Luca ma anche per me, è un vero inferno. Personalmente sento i piedi sul punto di ebollizione, se non mi tolgo gli scarponi credo che raggiungerò il punto di fusione. E tutto questo nonostante i panorami riservino ancora delle bellezze quali il Poggio del Serrone o le mini cascatelle formate dal ruscello che solca la Valle di Pietrabona.

Sorrido, ma se non mi levo in fretta questi scarponi..meno male che il faro è in vista!
Dove finisce la strada asfaltata e comincia un sentiero leggermente sabbioso, incontriamo altre due signore in costume che cercano disperatamente un passaggio in auto per tornare a Giglio Castello. Anche una di loro è stata vittima delle api, beccandosi ben 5 punture in testa, ed è terrorizzata al pensiero di ripassare lì a piedi. Comincia quindi l’ultimo tratto in discesa su sentiero misto a sasso, in corrispondenza del bivio con il sentiero n.28 che dovremo intraprendere nel pomeriggio. Qui stacco tutti e prendo a rotta di collo in direzione del Faro che comincia a sbucare dagli arbusti, i piedi mi fanno troppo male.

Il Mago punta il Faro!!
Solo quando sono ormai in prossimità della costruzione mi giro e scatto una foto a Luca e Emiliano che stanno lentamente scendendo quest’ultimo tratto. Arrivo al faro che non c’è nessuno, e purtroppo vista l’ora centrale (13.20) c’è anche poca ombra visto che l’inferriata intorno al perimetro del faro non permette di trovare riparo dietro le sue mura. Comunque quella poca che c’è, sul limite dell’inferriata, viene sistematicamente occupata da noi e dalla nutrita schiera di escursionisti che arrivano via via copiosi, tra cui quella che sembra una gita CAI al completo, probabilmente dal Veneto. Molte delle persone che arrivano, lamentano problemi con le api.. Vorrei avvisare Riccardo e Valentina, ma purtroppo il mio cellulare ancora non prende segnale.

Emiliano e Luca nell'ultima faticosa discesa al Faro
Dopo il pranzo un meritato riposo è proprio quello che ci vuole, e scambiando due parole con un ragazzo della gita, mi dice che loro sono scesi proprio dal Poggio della Pagana, e che il tratto di sentiero di crinale praticamente non c’è più. Faccio finta di niente, anche per non allarmare troppo gli altri, ma la Pagana non la metto assolutamente in dubbio!!

Dopo una quarantina di minuti dal nostro arrivo, ecco che arrivano Riccardo e Valentina! E vai, anche l’incontro è andato in porto! Mentre li presento a Luca e Emiliano, anche loro mi dicono che si sono portati dietro la tenda per condividere con noi quest’ultima notte al Giglio. E così, la Compagnia del Mago guadagna due nuovi elementi..eh eh eh..


Incredibili sfumature di colore alla Punta del Capel Rosso

Finiti i saluti, preparo un paio di caffè per celebrare il nostro incontro mentre Emiliano ci informa (e ci indica) che sopra di noi sta volteggiando un raro (forse per queste coste) Falco della Regina. Poco dopo le 15.00 scendiamo giù fino alla Punta di Capel Rosso, aggirando il faro e scendendo progressivamente su una lunga scalinata. Luca rimane ad attenderci al faro, per lui è più invitante un bel riposino.

Con Vale, Emiliano e Riccardo, si scende alla punta
La lunga scalinata artificiale
Siamo all’estremo sud dell’isola, un posto magnifico, spettacolare, selvaggio. Difficile descriverlo se non come probabilmente il più bello dell’isola. Bisogna guadagnarselo, bisogna camminare per arrivarci, ma siamo ripagati da una meraviglia di fiori che si protendono fin sul mare, di gabbiani reali che si librano leggeri in aria dando l’effetto di essere sospesi, di altri che nidificano lungo il sentiero, di piccole scalinate scavate direttamente nel granito a scendere su piccole calette dall’acqua blu intenso.

I Gabbiani Reali nidificano a due passi da noi
Il Mago e Riccardo scendono fino all'estremità della punta
Infine l’ultima protuberanza rocciosa e granitica che si allunga sull’acqua; e proprio l’acqua nel corso dei secoli, vi ha scavato una gran quantità di canali e canaletti modellando la roccia, ora spigolosa, ora tondeggiante, ora dura e liscia, brillante sotto il sole, ora bucherellata qua e là come fosse spugna. Un vero paradiso.

E qui MagoZichele si da una bella rinfrescata!
Arrivo fino al limitare di una piccola risacca d’acqua dove simbolicamente mi rinfresco con l’acqua del mare, poi è il momento di rientrare al faro e prepararsi all’ultima ascesa della giornata. Torniamo da Luca e verso le 16.10 ci mettiamo in cammino. Non sappiamo cosa troveremo lassù, dalle curve altimetriche sembrerebbe esserci una sella ma non siamo certo sicuri di poter trovare delle zone adatte per le nostre tende. Consapevoli di questo ci proviamo lo stesso, poi quando saremo lì vedremo il da farsi, al limite andremo avanti a oltranza finche non troveremo un punto che ci soddisfi.

Luca abbassa la benna e arrampica su per il sentiero n.28
La salita si fa presto sentire, nel pomeriggio il sole ancora picchia duro e spesso ci troviamo ad affrontare alcuni tratti ancora invasi dalle erbe. Emiliano sembra soffrire meno questa salita, la presenza interessata di mia cugina alle sue sconfinate conoscenze in materia di flora e fauna fa sì che probabilmente ci pensi meno e contemporaneamente continui la salita (grazie Vale eh eh!). Luca, che quasi quasi si sarebbe fermato al faro per passare la notte, è un po’ più stanco, oggi le tende toccano a noi due e quindi anche il peso maggiore.

Di fronte a noi i Castellucci, e a fianco la "nostra" sella..
Dopo circa un km di salita sempre sul limite del 25% se non oltre, ci fermiamo all’ombra di un alberello; siamo già risaliti a 290mt circa, il faro è già uscito da un po’ alla nostra vista. Gli ultimi 100mt di dislivello saranno meno duri e in parte cammineremo anche in piano, soprattutto poco dopo aver superato la zona umida da dove scende il ruscello della Valle di Pietrabona. Alcuni muretti a secco testimoniano l’antico sfruttamento a coltivazioni  delle zone. Comincia ad alzarsi un po’ di vento di ponente che se non altro mitiga un po’ il caldo, visto che il sentiero è completamente assolato. Il cartello giù al faro diceva 50 minuti per la salita, ma deve essere un errore, almeno che non intendessero di corsa (in effetti sul sito della Pro Loco la giusta percorrenza è stimata in 2 ore).
Luca mi segue sul più comodo e bel tratto pianeggiante
Dopo la seconda pausa richiesta da Emiliano, siamo ormai alle porte della nostra fatidica sella, che conquistiamo orgogliosamente alle 17.20 circa! E vai! Saliti e scesi due volte da quasi 400mt fino al mare!

Finalmente la sella è conquistata!!
La soddisfazione generale è notevole, anche perché, come ormai di consueto, ad attenderci c’è un bel tavolo in legno, ma soprattutto perché è già chiaro che in questo bellissimo posto avremo lo spazio per le nostre tende. In un attimo tutti i timori vengono spazzati via dal venticello che ora si fa più sostenuto, e ci precipitiamo a montare in linea lungo il sentiero le tre tende che per sicurezza ancoriamo anche a un palo in legno che sembra essere messo lì apposta.

BonnieconClide si condedono il meritato riposo
 

Il nostro ultimo campo gigliese è davvero un sogno!!

Il panorama è spettacolare: mare di qua e di là, vista su Argentario, su Giglio Porto e l’insenatura delle Cannelle, sul Poggio della Chiusa e sui Castellucci. 

Poggio della Chiusa e in basso Giglio Porto e gli scogli urtati dalla Costa Concordia

La nostra bellissima sella sormontata dal Poggio Castellucci
Con Emiliano saliamo fin sulla piccola collinetta adiacente, poco sopra i 400mt, da dove, sferzati dal vento qui più vigoroso, possiamo vedere anche Poggio Terneti con il suo piccolo rudere e anche l’Isola di Giannutri. Speravo di intravedere anche la Pagana che tuttavia si nasconde ancora..



Dall'alto in basso: Poggio Terneti, Giannutri e con Emiliano sulla piccola collinetta battuta dal vento

Ormai è quasi l’ora di cena e allora ci raduniamo sul tavolo in legno dove passiamo una bella serata fra risate generali, ripercorrendo quanto successo oggi e anche nei giorni precedenti; in fondo, si tratta dell’ultima cena di questa bellissima quattro giorni. E sono davvero molto contento di come abbia preso la piega la giornata anche con l’incontro di Vale e Riccardo, sicuramente un’ottima compagnia. Poco prima di rientrare nelle tende, il mio cellulare impazzisce, schermata nera con strani messaggi di errore. Problema che risolvo solamente sostituendo la batteria, ma lì per lì, dopo il ritrovamento di ieri, ancora uno spavento con questo arnese.

 
 
Si ride e si scherza all'ultima cena..

Va a finire come sempre ovvero che sono sistematicamente l’ultimo a entrare in tenda perche prima che le abbia fatte tutte.. Una rapida buonanotte a moglie e figlio e mi fiondo dentro perche quasi quasi con questo vento mi stavo anche ghiacciando. Domani sarà l’ultima tappa che completeremo con la salita fino al Poggio della Pagana, poi fino a Giglio Castello e infine rientro a Giglio Porto. Peccato che questa bellissima e intensa giornata, prima che spenga la torcia frontale, venga funestata da sinistri presagi dettati dal meteo dell’indomani, visto che già dalla notte sono previste piogge anche moderate..speriamo bene..

Il Mago và!!!
 MagoZichele

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