O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

giovedì 9 giugno 2011

[ Come è andata?? ] La SPratata - 3° Tappa [ 30/05/2011 ]

Lunedì 30 Maggio: La nottata è passata bene anche se più fredda per via dell’umidità, qui siamo a soli 100 mt di altitudine e la zona è piena di fossi e fossetti intorno ai campi coltivati. Complice la stanchezza abbiamo dormito abbastanza e siamo ripartiti abbastanza in forma intorno alle 8.45 anche se il Piusti ha un inizio di dolore alla caviglia. Abbiamo fatto colazione direttamente dentro la piscina, lasciando ad asciugare la tenda dalla condensa. Poi con calma abbiamo riposto tutto e siamo ripartiti, ultimando i 2,5 km per arrivare nella SP48.

Colazione in vasca!!
Il Piusti è pronto per i 25 km

La giornata è molto bella e calda, il cielo sereno. Per arrivare a Paganico sono quasi 7 km, il tratto asfaltato prosegue monotonamente (come tutti i tratti asfaltati, poi ne avevamo fatta già abbastanza il giorno prima …), l’unica distrazione l’abbiamo intorno al km 4, dove un branco di gigantesche vacche che pascolano in un campo, vedendoci e sentendoci passare con i bastoncini, forse ci scambiano per qualcuno di familiare e allora ci seguono parallelamente lungo la strada, fino a dove termina la loro recinzione, poi sembra che ci guardino malinconicamente mentre ci allontaniamo.


Alle 10.00 e poco più siamo in vista di Paganico, nel cartello stradale antecedente la rotatoria, per la prima volta compare l’indicazione “Monte Amiata”, la cosa è positiva per il morale. Intanto il Piusti sembra accusare sempre più il dolore alla caviglia, o alla pianta del piede, non riesce nemmeno lui a decifrarlo per bene. A Paganico avremo l’occasione di procurarci tutti i rimedi del caso, ma dentro di me si riaffacciano nuvoloni, speriamo che ‘sto dolore non lo obblighi al pit-stop definitivo, quello della resa. Infatti gli faccio un sacco di domande per cercare di capire la vera entità di questo dolore. Facciamo una tappa alla COOP per rifornimenti e una al bar, dove conosciamo un tizio, anche lui trekkista, incuriosito dai nostri zaini e dal pannellino molto kitsch legato al mio zaino. Alla COOP il Piusti ha preso una bomboletta di ghiaccio spray, che alla caviglia gli dà subito sollievo, così decide di evitare la visita alla farmacia per un’eventuale cavigliera. Speriamo non l’abbia a rimpiangerla.

Sì sì, c'è scritto "Monte Amiata"!!
MagoZichele arriva a Paganico

Alle 11 ripartiamo da Paganico, telefono velocemente a Velio, il gestore dell’Agriturismo Cherzo, per dirgli che ci siamo, e che arriveremo da loro nel tardo pomeriggio. Finita la telefonata siamo praticamente investiti da una carovana di tedeschi in giro con le bici, che ci salutano amichevolmente. Mentre discorriamo sui pro e i contro di fare una lunga escursione in bici anziché a piedi, arriviamo, dopo poco più di 1 km, alla larga strada sterrata che ci inoltrerà nella campagna fino a salire sul Poggetto Monteverdi, proprio di fronte a Sasso D’Ombrone; da lì dovremo discendere e arrivare in coincidenza del ponte sull’Ombrone.

Ma … è strano … la strada sembra da un certo punto in poi meno trafficata, poi la vegetazione sembra aumentare sensibilmente … arrivati in corrispondenza del passaggio sul Torrente Lanzo, ecco la sorpresa: un altro salto di 5-6 mt, come il giorno prima, ci blocca la via!! Non è possibile!! Non ci credo!! Ancora un burrone, ma come è possibile?? Qui doveva esserci un ponte … non capiamo … proviamo allora, addentrandoci nei campi, a spostarci a sinistra e destra del torrente e in breve ci è chiara la situazione: il ponte c’è ma è crollato proprio dal lato in cui arrivavamo noi! Anche un ponte crollato?? Ma allora è destino! Tra l’altro in questo punto il torrente è troppo fondo per sperare di guadarlo. Uffa, avevamo sperato e scongiurato che oggi non accadesse niente di anomalo visti i casini di ieri, e invece ci risiamo. Lo sconforto ora è totale, sappiamo già che qualunque decisione presa porterà ad un inevitabile ulteriore allungamento della tappa, che già era stralunga di suo … E dire che questa strada l’avevo proprio scelta in extremis negli ultimi giorni prima della partenza, proprio perché mi sembrava una soluzione più sicura … Va beh ormai siamo in ballo, non è ancora il momento di gettare la spugna, io sarei per tornare verso Paganico e prendere l’altra via che avevo scelto inizialmente, una soluzione che comunque prevedeva un anonimo (e quindi rischioso) passaggio attraverso un campo, per andare a riallacciare la stessa strada ora bloccata dal ponte crollato. Il Piusti invece opta per continuare lungo la strada asfaltata e arrivare a Monteverdi da un’altra strada più avanti, se non addirittura farla tutta asfaltata fino a Sasso D’Ombrone. A me questa soluzione non piace perche non abbiamo idea di quanto l’allungheremo realmente, e non ricordo bene quanti km ci siano, di strada asfaltata, da Paganico a Sasso D’Ombrone. Praticamente fra me e il Piusti si sono rovesciate le parti rispetto a quanto successo il giorno prima.

MagoZichele verso Sasso D'Ombrone
Alla fine prevale la soluzione del Piusti, più sicura anche se dall’incognita della lunghezza, infatti finche non saremo al ponte sull’Ombrone non sapremo di quanto avremo allungato. Facendo una stima, i 24,5 km iniziali dovrebbero diventare quasi 28 km, comprese le deviazioni e le perdite di tempo!! Che sommati a quelli dei giorni precedenti diventeranno 70 km in tre giorni!! Non abbiamo idea in che condizioni saremo a quel punto, ma che dobbiamo fare? E poi c’è sempre l’incentivo di sapere che una volta arrivati ci aspetta una bella doccia e un mega piatto di pasta. Mentre procediamo, ripassiamo di nuovo sopra al Torrente Lanzo, ma più a monte, diciamo circa 1 km più a monte, e con rabbia vediamo che lì il torrente è ridotto alla stregua di un rigagnolo, magari fosse stato così anche dove era crollato il ponte … Arriviamo al bivio per Monteverdi e prendiamo una pausa per discutere un po’ di cosa sia meglio fare: fino a Monteverdi si arriva benissimo, ma poi chi ci dice che non troveremo problemi alla ridiscesa dal poggetto sull’altro versante, quello lato Sasso D’Ombrone? Ormai con quante ce n’è capitate, è più logico cercare di evitare qualunque possibile imprevisto e incognite … mentre riattacco al volo il telefono a mia mamma, che saputo dell’odissea del giorno prima già cominciava con il rosario di raccomandazioni e di recriminazioni sul perche e il percome ci siamo lanciati in questa avventura, decidiamo di proseguire lungo la strada asfaltata, e non pensarci più.

MagoZichele sul ponte dell'Ombrone
Alle 13.30 circa siamo al ponte sull’Ombrone, osservando la ripidezza del poggetto che avremmo dovuto discendere, ci confortiamo del fatto che potenzialmente abbiamo davvero evitato ulteriori rogne. Sul ponte la visuale del fiume è molto bella, si vedono addirittura dall’alto delle carpe che, grufolando il fondale, smuovono i detriti e lasciano delle lunghe scie lungo la corrente. Peccato che il Piusti, sempre (purtroppo) in omaggio alle sue vertigini, faccia di volata il ponte e mi aspetti dall’altro lato. Ci fermiamo nei pressi del ponte per il pranzo, oggi niente barrette alla volee. Mi sarebbe piaciuto poter scendere fino alla riva del fiume, ma anche oggi, purtroppo come ieri, c’è poco tempo per godersi i panorami, solo km e km, ne mancano ancora ben 11. Dopo il pranzo butto giù una bustina di OKI, perchè fra ginocchia e spalle sono tutto un dolore. Alle 15.45 ripartiamo, la salita verso Sasso D’Ombrone è una mazzata subito dopo il pranzo, ma almeno un SMS di mio babbo, in totale controtendenza alla telefonata di mia mamma, mi rimette in sesto psicologicamente, è l’unico che davvero mi incita a proseguire e a considerare gli imprevisti come parte naturale di un’avventura come questa.


A Sasso D’Ombrone riempiamo di nuovo le borracce, a fine giornata saranno all’incirca 6 i litri d’acqua che avrò consumato!! Usciti dal paese, scendiamo iniziando il lunghissimo tratto nella campagna cinigianese, penso una delle cose più belle di questa SPratata, un continuo saliscendi ricco di scorci di panorami mozzafiato con campi a perdita d’occhio e laghetti e alberi solitari, come si vede in quelle cartoline sulle campagne toscane. Anche qui però, purtroppo, poco tempo per godersi i panorami, non possiamo rallentare più di tanto, e poi le insidie sono sempre dietro l’angolo … infatti, al termine di un difficile e lungo passaggio in salita, mentre il Piusti tira il fiato all’ombra di un albero (dimenticavo, quasi tutta la strada è assolata e ci sono 28-29 °C, alleviati soltanto da un po’ di vento), accade l’ennesimo imprevisto: gli si strappa la fibbia di uno spallaccio dello zaino!! E via, avanti un’altra! Dopo aver invocato amichevolmente una nutrita schiera di santi, con uno spezzone di cordino che mi ero portato facciamo una legatura alla buona, almeno per proseguire, poi con calma cercheremo di fare qualcosa di più rifinito una volta all’agriturismo. Comunque non è che sia molto confortevole per lui, un tirante gli passa proprio sotto la gola, sembra che sia ai lavori forzati!

Il Piusti guada il fosso in secca
Lungo questa campagna facciamo innumerevoli incontri ravvicinati con i fagiani, uno mi parte proprio a meno di un metro da una fossetta, facendomi fare un salto per aria. Si arriva così, faticosamente, all’ultimo passaggio critico della giornata. C’è un fosso da guadare e un campo da attraversare in salita fino a un podere. Questo passaggio è necessario per riallacciarsi all’ultimo tratto di 4 km di strada asfaltata che ci porterà infine all’agriturismo. La tensione è a mille, ormai per come è andata finora già mi immagino che ci sarà la mazzata finale, ovvero che il fosso sarà inaccessibile o troppo fondo da guadare, metro dopo metro avanzo nello stradello che arriva al guado tormentandomi con tutte le dovute considerazioni di un eventuale resa totale. Sono già le 18.30, siamo stanchi, se non si passa ora non si arriverà più, ci toccherà chiedere soccorso a qualcuno, magari proprio a Velio dell’agriturismo, e sicuramente il morale a quel punto se ne andrà sotto i tacchi. Il Piusti è rimasto più indietro, è al telefono con Tiziana, lo stradello è sempre più intricato, poi, d’un tratto, sulla destra, un’apertura e il guado: il fosso è in secca!!! Urrà!! Istintivamente mi inginocchio per baciare la terra, e per poco non cappotto in avanti per lo sbilanciamento dello zaino, ma la contentezza è incalcolabile.


Manca ancora 1 ora di cammino ma a questo punto non c’è più niente che possa impedire l’arrivo all’agriturismo Cherzo. Salgo di volata il ripido campo fino alla strada, staccando il Piusti che con quello zaino menomato, comincia a essere veramente stanco e incazzato, mentre invece io adesso sono euforico e non vedo l’ora di arrivare da Velio. In cima al campo, in una vigna, aspetto il Piusti, per dargli un po’ d’acqua. Appena arriva si lancia in un “Che palle!!” Per me a questo punto gli ultimi 4 km non sono un impegno gravoso, per lui invece è tutto il contrario. Cerco quindi come posso di rincuorarlo, dicendo lui che ormai manca poco, che se ripensa a ieri mattina ora la situazione è molto migliorata, che fino a qui ce l’abbiamo fatta compiendo una maratona in tre giorni, ma mi sembra tutto inutile. Percorriamo quindi questi ultimi 4 km stancamente, d’inerzia, con le ultime residue energie. Al podere dove arriviamo dopo la risalita dal campo, purtroppo solo i cani ci fanno, per così dire, festa, non si affaccia nessuno dalla casa, peccato, avrei voluto salutare il padrone di casa con il quale scambiai quattro chiacchiere Venerdì 20, quando venni a Porrona per portare il pacco all'agriturismo. Troviamo quasi subito il tronco di legno a forma di sedia sul quale, come stabilito il primo giorno, avremmo dovuto fare delle foto, invece lo guardiamo quasi malinconicamente, non abbiamo voglia di fermarci per le foto...

Quasi alla fine...in lontananza l'Amiata...
Proseguiamo, e dopo un bel panorama con il castello e alle sue spalle l’Amiata, ora più vicino, arriviamo proprio al Castello Porrona che a questo punto ci suscita poco interesse e fascino. Anzi, la discesa per uscire dal castello è così ripida che ci estorce con molta facilità altre imprecazioni, perché i polpacci adesso davvero reclamano riposo. Dopo il castello, proprio lungo il ciglio della strada, vediamo un piccolo, singolare e direi anche antico cimitero, con i nomi dei deceduti affissi ai cipressi uno ad uno.

L'arrivo all'agriturismo
L’ultimo tratto in discesa sembra non terminare mai, ma quando percorriamo gli ultimi 200 mt, con l’agriturismo ormai in vista, getto uno sguardo finale, a sancire la fine di questa tappa oceanica, verso l’Amiata e tutte le vicine campagne, sono le 19.30 passate, il sole che si avvia al tramonto crea una cornice di colori impagabile, lo considero il premio finale per essere riusciti a portarla in fondo. E’ come se fossi partito per essere qui, questo giorno, a quest’ora, per gustarmi questo bellissimo e veramente emozionante paesaggio. All’agriturismo ci accoglie prima di tutti Bianca, la cucciolona di pastore maremmano di 8 mesi che nonostante tutto, pur essendo amichevole e scodinzolante, mostra i denti, ma la razza è razza … al Piusti sono convinto che in quel momento è passata subito tutta la stanchezza!! Successivamente arriva la moglie di Velio con la sua cordialità, cominciavano ormai a essere quasi in pensiero non vedendoci arrivare e adesso, increduli, ascoltano il nostro entusiasmante resoconto! Adesso ci aspetta una bella doccia, una mega cena, una sonora dormita e domani, mentre osserverò l’Amiata proprio di fronte al nostro appartamento, un lungo e meritato riposo … la SPratata continua …

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* si ringrazia gentilmente il Piusti per il materiale fotografico e video messo a disposizione

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