O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

mercoledì 8 giugno 2011

[ Come è andata?? ] La SPratata - 2° Tappa [ 29/05/2011 ]

Domenica 29 Maggio: h21.45, Giornata bestiale in tutti i sensi! Oggi la SPratata ha rischiato seriamente di chiudere definitivamente i battenti. Già la nottata non era passata molto bene, avevamo dormito poco, alle 5.10 s’era fuori tutti e due per la pipì, alle 6.30 sveglia e partenza alle 8.50. In nottata l’irrigatore ha tormentato il Piusti, che mi ha chiesto anche per se un paio di tappi auricolari.




 In che condizioni alle 5.10 !!!

Poi d’un tratto mi sento scrollare, aveva visto dei fari che ci avevano illuminato, probabilmente era solo una macchina che faceva manovra, forse lassù in quella zona si trattava di una coppietta di fidanzatini. Alle 4.10 mi arriva il suono di un SMS, è quel sodo di Simone che rientra a casa, l’avrà presa grossa anche questo Sabato … insomma, di dormire se n’è parlato poco, forse anche perché era la prima notte e perche non siamo molto abituati a dormire in tenda. Dopo la colazione smontiamo la tenda riponiamo tutto negli zaini, nell’occasione, dentro la tenda, nel pavimento, trovo una zecca morta, ma di quelle più grandi, che si attaccano ai cani; la getto fuori senza dire niente al Piusti, se n’è tolta una ieri pomeriggio … Siamo pronti per partire e nel frattempo arriva un gruppo di appassionati della guerra simulata, che a parità di passioni mi sono sembrati molto più ridicoli loro di noi (finche siamo bambini la guerra può anche essere un gioco, dopo no), pronti per chissà quale “tempesta nel deserto”… chiesto loro di farci una foto, siamo ripartiti. E subito rifermati! Avvertivo un pizzicore proprio sotto i “gemelli”, “Vai” -ho pensato- “ci risiamo con le zecche!” Dopo un rapido controllo mi sono accorto che invece si trattava di una minuscola spina di riccio di castagno incastrata nelle mutande.

La colazione
Pronti per la partenza

Ovvia, ripartiamo … dopo un’iniziale sosta alla fonte che ci era stata descritta e raccomandata da Corrado, a ragione, vista la freschezza e bontà dell’acqua, siamo arrivati in breve a Sassofortino. A volte le coincidenze sembrano volute … mentre stavo dicendo al Piusti che nella zona dove stavamo passando abita Danilo, ecco Danilo con il suo fuoristrada! Mi ha fatto molto piacere il suo incontro, è uno che intende e assapora i luoghi e i profumi della natura, come piace anche a me. Da lui riceviamo i dovuti incitamenti per il prosieguo e i complimenti a me per il blog. Purtroppo riceviamo anche la triste notizia della morte di un nostro giovane collega di lavoro, in un tragico incidente. Lasciamo Sassofortino e iniziamo la discesa nella vallata del Torrente Bai, la strada è larga e sterrata, la giornata calda e assolata, si prosegue bene. Ci fermiamo all’ombra di un albero poco prima della discesa finale, è l’occasione per scattare qualche foto panoramica verso le opposte cave di gesso di Roccastrada.

Discesa dopo Sassofortino

Le cave di gesso di Roccastrada

Ripreso il cammino, subito ci rendiamo conto che la strada finisce, e davanti a noi si apre una zona di bosco oggetto di recente taglio, in discesa. Alla nostra destra, però in direzione opposta a dove dobbiamo andare, c’è uno stradello che si inoltra in discesa, forse è questo, ma nel dubbio lo scartiamo. Non ci sono altre strade, inutile, allora decidiamo di scendere direttamente dalla macchia tagliata, in fondo già una volta mi è capitato, l’importante è seguire la traccia del GPS così saremo sicuri di arrivare nel punto giusto del guado del torrente.

Il Piusti si avvia nella tagliata...
Via via che scendiamo, barcollando, davanti a noi si para però un’altra zona di macchia non tagliata, dal pendio veramente scosceso, al limite dell’equilibrio. Non c’è niente da fare, dobbiamo passare di qua, anche se il passaggio è veramente critico anche per via dei pesanti zaini che ci portiamo dietro. Però accidenti, la strada nella mappa era segnata fino al guado, e invece così non è!! Entriamo nella macchia e ci rendiamo subito conto che non sarà facile, scendiamo lentissimamente perché dobbiamo aggrapparci e reggerci ai fusti degli alberi per via della vertiginosa pendenza. Alla fine accade il patatrac: finisce la discesa, perché davanti a noi si presenta uno strapiombo di almeno 10 mt che di fatto ci blocca in quella posizione, proprio mentre riusciamo a scorgere distintamente a non più di 50 mt di distanza il podere al di là del guado. Dobbiamo tornare indietro e risalire, ed è qui che il Piusti mi confida di soffrire di vertigini; ad un certo punto non riesce più ad andare avanti, poi si riprende, meno male. Inizia quindi una difficilissima risalita, vuoi per la stanchezza, vuoi per il peso degli zaini, aggrappandosi ai tronchi degli alberi issandosi a mano, in più occasioni mi tocca calmare il Piusti che a forza vorrebbe passare in intricatissimi intrecci di rami, e alcune volte, in alcuni passaggi critici, lo aiuto allungandogli un bastoncino e tirandolo a me.


Effettivamente, il rischio di scivolare e prendere a ruzzoloni giù per il pendio non è banale. Finalmente riusciamo a ritornare fuori dalla macchia e siamo di nuovo nella parte tagliata, dico a lui di riposarsi, io invece torno quasi a corsa fino in cima, per tentare la chance dello stradellino che avevamo scartato all’inizio, purtroppo senza risultato, dopo un po’ mi ritrovo nella macchia senza più riferimenti. Mentre torno dal Piusti, che trovo molto provato nonché sanguinante nelle gambe per le cadute e i graffi, fra mille bestemmie, mi assale lo sconforto più totale, e comincio ad assaporare la sconfitta di dover abbandonare tutto già al secondo giorno. Nella mappa non ci sono soluzioni alternative e brevi alla nostra situazione, e poi a questo punto chi si fida più di questa mappa? L’unica soluzione, anche se di pura follia, è quella di tornare indietro fino a Sassofortino e poi arrivare a Roccastrada dalla via asfaltata. Abbiamo perso un sacco di tempo, sono le 12 e praticamente non abbiamo percorso quasi niente dell’intera tappa, non arrivare a compimento significherebbe allungare enormemente la tappa di domani, quella di 23 km che ci porta all’agriturismo. A questo punto, la reazione al senso di sconfitta, anche per dimostrare a me stesso di non essere remissivo a ciò che il destino sembrava aver già deciso. Vinco il naturale e sensato scetticismo del Piusti e gli impongo di affrontare la maratona della strada asfaltata, l’unica via sicura, anche se dall’esito non scontato. Questa soluzione, a conti fatti, allungherebbe di ben 9 km l’intera tappa, portandola alla stratosferica cifra di 26 km!! Un’enormità, considerata la già bestiale fatica fatta fra scendere e risalire da quell’inferno di macchia. Non sappiamo ancora se ce la faremo, e quanto questo eventualmente potrebbe compromettere le nostre condizioni fisiche per i giorni successivi, ma non c’è nemmeno il tempo di pensarci troppo, o sarà tardi. Il Piusti sarebbe stato più propenso a ritentare la discesa lungo il pendio, da un altro lato, nella speranza di trovare un altro passaggio per arrivare al guado del torrente, ma se poi ci fossimo di nuovo impelagati in qualche altro intricato labirinto? A quel punto non avremmo più nemmeno avuto il tempo per fare l'opzione della strada asfaltata, e avremmo dovuto abbandonare di sicuro. In un certo senso, la mia era la soluzione sicuramente più lunga, ma anche quella, con un bel giro di parole, sicuramente più sicura. Quindi ci rincamminiamo, e anche speditamente, fino a Sassofortino (3 km di pura salita). Quando vi arriviamo sono circa le 13.15, passiamo davanti al bar “Momo” e vedo seduto lì davanti il collega di lavoro “Vetro”; lo ignoro volutamente, non ho il tempo e nemmeno la voglia di parlare con nessuno. Mentre andavamo verso Roccastrada, appena usciti da Sassofortino, mi stavo scusando con il Piusti per l’esito nefasto di questa seconda tappa, dove siamo andati anche a pericolarci, e lui mi colpisce molto positivamente cercando di sollevarmi un po’ di responsabilità dell’accaduto, addossandosi qualche improbabile colpa per il fatto di essersi poco curato della parte sentieristica di questa SPratata. Ma cavolo! Un sentiero grande segnato sulla mappa della Comunità Montana che poi in realtà non c’è, è un evento poco probabile ma dagli effetti devastanti per la nostra organizzazione di viaggio! Chi poteva prevederlo?


Come vorrei rispondere entusiasta all’SMS che mi arriva da Corrado, che ci augura il buon proseguimento … e invece siamo ancora nelle sue zone!! Mi verrebbe quasi da pensare di chiedere aiuto a lui o a Danilo, se potessero darci uno strappo fino a Roccastrada … oppure potremmo approfittare di un pullman, se passasse, ma è domenica, come minimo ne passerà solo uno in tutta la giornata … invece no! Dobbiamo farcela con le nostre gambe. Dico al Piusti di pensare solo all’ultimo giorno, quando saremo in vetta all’Amiata, di vedere solo quello come obbiettivo … in questo modo, mi sembrava di non sentire più niente, la mente e il corpo erano solo concentrate a macinare km e km.

Lo scosceso pendio che abbiamo affrontato, fotografato dalla SP8
Comunque, dentro di me, il timore che il Piusti mi abbandonasse, in aggiunta a quello che consideravo a tutti gli effetti un tangibile segno del destino, spero non voluto dallo “spirito” del Monte Amiata (detta così vado sul mistico, ma lì per lì mentre cammini e cammini in silenzio, dentro di te ne pensi mille), mi ossessionavano la mente. Ce la faremo? Al bivio fra la SP8 e la SR73, ricevo l’SMS di incitamento di mia moglie e la piacevole telefonata di Simone, che in anteprima rispetto a tutti gli altri colleghi di lavoro viene quindi a conoscenza della nostra (dis)avventura. La sua naturale propensione per lo scherzo, se non altro mi risolleva il morale, e già mi rendo conto che siamo quasi alla fine della salita verso Roccastrada. Ci fermiamo per un attimo, il Piusti comincia a sentire la forzata mancanza del pranzo, gli do una mia barretta mela/albicocca che però zuccherosa com’è ti toglie la fame in cambio della sete, e in quel momento passa, quasi senza che ce ne accorgiamo, un pullman! Lo vediamo passare davanti a noi e restiamo a guardarlo un po’ basiti … è segno che dobbiamo andare coi nostri piedi!! Riprendiamo il cammino e torniamo ancora sul discorso avviato ieri su Tiziana, da ieri infatti, poro Piusti, non lo sta cacando nessuno! Mi confida che su questa SPratata ce li ha avuti un po’ tutti contro, i familiari. Praticamente mi fa anche capire che Tiziana era convinta che dopo il rinvio della scorsa settimana, non avremmo più fatto la SPratata, o quantomeno l’avremmo rinviata a lungo termine … boh … mi sembra strano, per come l’ho vissuta io, pensare che alla fine non l’avremmo proprio più fatta, sicuramente chi ha spinto di più per farla sono stato proprio io, com’era naturale che fosse. Per un attimo mi viene da pensare che, probabilmente, c’è stato un momento in cui i miei pensieri di affrontarla da solo sono stati molto vicini all’essere realtà, e che solo la determinazione del Piusti ha cambiato gli eventi. Nell’ultimo tratto, dove osserviamo l’Amiata ancora lontanissimo, passa ancora un altro pullman, ma ormai siamo quasi a Roccastrada … il Piusti nel frattempo ha sempre più fame.

L'arrivo a Roccastrada
Pausa al bar ... si mangiaaa !!!

Non ha torto, abbiamo fatto un tour de force per coprire questi 11 km e rimetterci in pari a Roccastrada, abbiamo saltato il pranzo mangiando solo barrette alla volee, sono le 16.00, una pausa ci vuole. Ci fermiamo al bar, le persone presenti ci guardano un po’ stranite quando vedono la nostra camminata una volta tolti gli zaini dalle spalle. Rimanevano ancora “solo” 9,3 km per terminare la mappa, ma sapevamo che da lì le cose sarebbero migliorate, perché questi 9 km erano tutti praticamente in discesa e su un sentiero segnato della Comunità Montana. In effetti è proprio così, dopo la piccola salita alla Civitella, il sentiero, tra l’altro molto carino, è tutto in discesa. Solamente in un tratto, che a dirlo adesso è stata cosa di poco conto ma lì per lì, per quanto fino ad allora accaduto, ci era sembrato tragico, il sentiero era chiuso da una rete a mo’ di cancello, con il cartello “attenti al cane”, e il contesto dava l’impressione che avremmo dovuto continuare su un altro sentiero sulla destra completamente invaso dalla vegetazione. L’esitazione comunque è durata poco, il Piusti titubava ma io ho aperto il cancello e siamo entrati con circospezione. Il cane non s’è fatto vedere, e in breve, usciti da questa proprietà privata, i segnali della Comunità Montana riprendevano, segno che questi intelligentoni hanno democraticamente deciso di chiudere il passaggio del sentiero segnato … ma si può?? Il tratto finale è stato fortemente in discesa attraversando una bellissima campagna ricca di orti e coltivazioni, poi, arrivati al guado di un fosso in direzione del boschetto dei “Dicioccati”, abbiamo deciso di tagliare questo passaggio e prendere sulla sinistra un’altra strada che costeggiava il fosso e lo attraversava poco più in là, in modo da ridurre un po’ la lunghezza totale. In questo modo siamo arrivati in poco tempo al Podere Il Fontone, lasciando il sentiero segnato.

L'ultimo passaggio nei campi
Nell’ultimo tratto, come previsto, passando in mezzo a un paio di campi, che nel frattempo avevano l’erba alta fino alla vita, abbiamo indossato le ghette per non riempirci le scarpe e le calze di forasacchi. Infine, rimaneva solamente da attraversare una rete plastificata arancione … dopo che sono passato io, sento dietro di me uno sfraschio e un tonfo! Il Piusti aveva ceduto!! Sconfortato, sentenziò “Vedrai … tira tira … alla fine la corda si spezza …”. Mentre lo aiuto a rialzarsi, penso proprio che tutti i torti non l’abbia, anzi a questo punto prima ci fermiamo meglio è, sono già le 19.00. Ormai mancava solo 1 km al termine della tappa, e proprio dove ci trovavamo c’era una bella villetta tutta ristrutturata con tanto di piscina fresca di costruzione, ma ancora disabitata. Si, per oggi basta, siamo esausti e anche un po’ scottati nonostante la crema solare; proprio dietro a questa villetta abbiamo dunque messo la tenda, e dopo una veloce cena subito nei sacchi a pelo. I GPS questa sera li caricheremo con l’accumulatore del pannellino solare. Comunico velocemente le coordinate del nostro campo e mando qualche SMS pieno di fiducia e speranze per l’indomani, quando ci sarà una nuova faticaccia di quasi 25 km (considerando il km avanzato oggi), ma almeno arriveremo all’agriturismo e soprattutto non ci saranno boschi e sentieri anonimi da dover affrontare, o così almeno spero … L’Inter nel frattempo sta vincendo la sua VII Coppa Italia, speriamo sia di buon auspicio, ormai qualunque cosa spero sia di buon auspicio!

h 19.00, missione compiuta! La SPratata continua ...
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* si ringrazia gentilmente il Piusti per il materiale fotografico messo a disposizione

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