O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

giovedì 31 marzo 2011

[ Come è andata?? ] Escursione Prata – Le Cornate (versante Ovest) [lite edition - 27/10/2010 ]

Dopo il primo tentativo fallito, era d’obbligo riprovare di nuovo la Prata – Cornate quanto prima, e soprattutto essere certi di poterci arrivare (e tornare) sintetizzando per quanto possibile il percorso. Decisi quindi per un drastico taglio di tutta la vallata del Pavone, a favore della più comoda e agile strada provinciale asfaltata. Tra l’altro, eravamo in Ottobre inoltrato, di lì a pochi giorni sarebbe tornata l’ora solare, e le giornate sarebbero state ancora più corte. In più, era già da un po’ di giorni che stava piovendo. Per questo iniziai da subito a tartassare il Piusti, che però in quei giorni era messo male sia come turni di lavoro, sia come possibilità di prendere un giorno di feria. Decido così di prenderla io al primo giorno utile, dal punto di vista meteo, che si fosse presentato.

E così, Mercoledì 27 Ottobre 2010, alle 6.50, mi rincammino su per i Poggi di Prata. Le previsioni hanno messo un deciso cambio di stagione, sereno con il sole ma drastico calo delle temperature, per il sopraggiunto forte vento di tramontana.


Il Diario di Viaggio
Mi accorgo da subito che, anche se sono passati nemmeno 20 giorni dalla prima volta, la mattina è ancora parecchio buio. Su per la strada del cimitero di Prata e poi oltre, l’unica luce che possa far scorgere qualcosa è quella pallida della Luna. In qualche punto mi tocca accendere la torcia led del cellulare perché non si vede davvero niente. Mi raggiunge dopo poco e mi supera l’operaio del Coseca con il suo furgoncino, si sarà domandato sicuramente chi sarà stato questo scemo a quest’ora al buio aggirarsi da queste parti… Nemmeno i cani dei poderi che incontro si degnano di darmi il buongiorno con le loro amichevoli abbaiate.

Comunque proseguo abbastanza spedito, il timore di non fare in tempo sarà costantemente in cima alla lista dei miei pensieri, così alle 7.22 sono già al crocevia per i Poggi di Prata, roba che la volta precedente c’eravamo verso le 8.00. Controllo la temperatura sull’orologio, mi dice 3 °C, e accidenti se ha ragione… Via via che comincia a farsi giorno, le condizioni meteo prendono sempre più la piega prevista, infatti il cielo è completamente libero da nuvole, e tira un forte vento che non mi reca comunque fastidio visto che sono abbastanza coperto dai poggi intorno. La strada sterrata si percorre con facilità perché è praticamente quasi tutta in discesa, i colori del bosco data la stagione sono nella loro migliore esposizione annuale possibile, e coprono, mescolati fra di loro in maniera omogenea, tutte le tonalità del giallo, del marrone e del verde.


Monumento ai Caduti Partigiani
Arrivo nella strada provinciale alle 8.09, ho già percorso più di 1/3 del mio tragitto d’andata e adesso, anche se in parziale salita, inizia il lungo tratto di strada asfaltata. Quasi non li riconosco questi posti, passandoci a piedi anziché in auto ti sembra tutto diverso, e magari ti accorgi di cose che normalmente non avresti visto, per esempio che a fianco del ponte sul Pavone (al km 6,8), ci sono i ruderi di un altro vecchio ponte seminascosto per le piante che addirittura vi sono cresciute sopra, oppure che a un certo punto, poco dopo essere entrato nella SP71, sulla destra, c’è un bel monumento ai caduti partigiani per la lotta contro i nazi-fascisti, lotta che proprio in queste zone fu una costante.

 
Gerfalco e Le Cornate viste dalla SP71
 

 
Alle 8.35 raggiungo il bivio Gerfalco - Montieri, e facendo mente locale sul contenuto dello zaino, mi rendo conto che mi sono dimenticato l’accendino, roba da poco, mi serve solo per accendere il fornellino a gas per preparami da mangiare!! Speriamo che a Gerfalco nel frattempo sia già aperto il bar ristorante, al limite lo troverò lì o troverò direttamente da mangiare… Mentre mi avvicino a Gerfalco e scatto un paio di foto al paese e alle Cornate sulla sua sinistra, comincio a sentire l’entità del vento, che è veramente forte, poiché la strada in questo tratto è scoperta, e allora bisogna che rinforzi il vestiario. Poco prima di Gerfalco, il sentiero n.31 fa una piccola deviazione sulla sinistra arrivando a costeggiare il piccolo cimitero, in un piccolo viale erboso molto carino. Eccomi a Gerfalco, sono le 9.00, ma il bar ristorante è ancora chiuso (e chissà se di mercoledì aprirà…), deciso di andare comunque verso le Cornate, poi vedremo… Meno male che la strada che sale verso le Cave Romano si trova proprio dal lato opposto di dove arriva il vento, e sono proprio le Cornate, quindi, a ripararmi. L’ultimo tratto prima dell’inizio della salita quindi è uno spasso, anzi, passeggiando fa quasi caldo, l’orologio dice 13 °C.


Sentiero erboso nei pressi del cimitero
Arrivo alle Cave Romano alle 9.33, sono passate meno di 3 ore dalla partenza, penso di aver già fatto un record rispetto a l’altra volta. Prendo un po’ di fiato, osservo con il piccolo monocolo tutta la “cresta” delle Cornate e vedo che lassù il vento sta tirando, e parecchio a giudicare da come vedo agitarsi gli alberi.

Mi avvio su per il sentiero n.13, accorgendomi da subito che non sarà uno scherzo, in quanto parte subito in decisa salita. Dopo circa 500mt, in assenza di indicazioni, ho l’impressione che debba svoltare a destra, in quanto vedo un sentiero che sembra inerpicarsi, provo, ma dopo un centinaio di metri in realtà finisco solo in mezzo a un buco nella montagna, ex punto di scavo delle vecchie cave. Torno indietro e continuo sul vero sentiero, che inizia ad addentrarsi nel bosco. Superato l’incrocio con il sentiero n.11, la salita comincia a farsi più dura, per diventare dopo poche decine di metri, quasi impossibile, in alcuni tratti, percorrere stando in piedi. Raramente ho trovato, anche in Trentino Alto-Adige, pendenze simili, mi tocca in almeno due o tre occasioni camminare accovacciato in avanti aiutandomi anche con le mani, roba da non credersi se non coi propri occhi!!

Arrivo in una ampia zona libera da alberi, ci sono numerosi cumuli di pietre, ma in realtà non sono ancora sulla vetta, quindi proseguo sul sentiero che si inoltra di nuovo nel bosco. La temperatura quassù è molto più bassa, l’orologio mi dice solo 2 °C, per terra in alcuni punti c’è la brina, ed effettivamente lo sbalzo di 10 gradi fra lo Cave Romano e quassù non è che sia tanto di conforto, specie se stai salendo con molta fatica.
Quando arrivo finalmente in cima alla Cornate, verso le 10.15, sono circondato da lunghi alberi, e adesso la tramontana si fa sentire in tutta la sua vera forza, la sensazione di freddo, ora che mi sono fermato, aumenta vertiginosamente, sotto agli indumenti sono sudato fradicio, devo indossare di corsa anche il k-way per limitare le sferzate del vento. Gli alberi tutto intorno sembrano impazziti, si sente un continuo e fragoroso fruscio, mi sento quasi come Frodo Baggins appena arrivato in cima al Monte Fato, solo che la mia missione non è gettare l’anello nella lava incandescente, ma cercare di scattare qualche foto decente, visto che le dita delle mani si sono intorpidite dal freddo…


I resti di una cava
La cresta multicolor delle Cornate
Dopo qualche autoscatto sulla vetta in mezzo agli alberi, riscendo un poco fino al primo punto panoramico utile: purtroppo, anche se il cielo e sgombro da nuvole, una certa foschia impedisce di avere il panorama limpido in lontananza. Si riesce comunque a distinguere bene sia l’Isola d’Elba, sia la sagoma della Corsica, oltre ovviamente al golfo di Follonica e al promontorio di Piombino.

Decido di riscendere subito dopo le foto, anche perché se non mi scongelo un po’ divento un baccalà. Una volta tornato alle Cave Romano, mi fermo un po’ per riposarmi, e per mangiare intanto quel poco che ho di commestibile. Verso le 11.30 riparto, perché se voglio trovare l’accendino a Gerfalco non posso fare tardi, ci vorrà una mezz’ora prima di essere nuovamente al bar ristorante. Arrivo al paese in perfetto orario, con le campane che scandiscono le 12.00, entro nel bar, che da fuori sembrava chiuso, e dopo l’iniziale risposta negativa della cameriera, il gestore, forse incredulo dopo che gli dico che arrivo da Prata, mosso a compassione mi vende per la modica cifra di 2 € il suo accendino usato (della serie come fare gli affari!!)...
Mi fermo nel piccolo e grazioso parco giochi all’ingresso del paese, sotto una casettina di legno, per prepararmi il pranzo (nell’occasione testo per la prima volta il pasto disidratato) e un caldo caffè, adesso la posso prendere con calma, il più è fatto, e le Cornate finalmente “domate”.


Autoscatto sulla vetta
Alle 13.10 riprendo il cammino, euforico telefono anche a babbo, a qualcuno devo pur raccontare, il Piusti sarà ancora a letto dopo la notte di lavoro. Ripercorro all’inverso tutta la strada dell’andata, e alle 15.30 sono di nuovo al Pianello a Prata.

Alla fine ho impiegato lo stesso tempo anche per il ritorno, e mi rendo conto di non averla fatta giusta, era meglio se la prendevo con più calma, perché adesso le giunture delle anche emettono quasi dei cigolii, e mi sembra di avere un cane che mi morde di continuo il polpaccio destro: capisco che ho “tirato” troppo, ho pur sempre fatto 30km in 7 h (!), però va bene così, il senso di appagamento è più forte comunque, dopo questa bellissima giornata.

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