O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

lunedì 28 marzo 2011

[ Come è andata?? ] Escursione Prata – Macchia di Natalone – Gabellino [ 13/02/2011 ]

Decido per questa passeggiata quale secondo test ufficiale per il GPS Keymaze 500, il primo test in fin dei conti si trattava quasi interamente di strade sterrate abbastanza larghe e quindi facili da seguire, in questo caso invece, essendoci anche un po’ di sentieri nel bosco, vedrò come se la caverà.

Parto dal Pianello abbastanza presto, anche se non presto quanto avrei voluto, alle 7,45. Trovo subito Borchio che si incuriosisce nel vedermi zaino in spalla e soprattutto pantaloni ¾ in Febbraio, ma, a parte il fatto che non è una giornata particolarmente fredda anche se dominata dalla foschia, preferisco così, mi sento più libero, poi al limite tiro su i calzettoni. Lui sta partendo per la cacciata, e allora il mio invito è che non mi scambino per un cinghiale…


Percorro agevolmente la strada sterrata e mi accorgo che, in corrispondenza dell’incrocio fra i sentieri segnati n.30 e 27, manca il cartello che indichi il n.27, non è la prima e sicuramente non sarà l’ultima lacuna che ho trovato lungo questi sentieri, forse necessiterebbe una maggior manutenzione da parte della Comunità Montana, ma capisco che probabilmente è dovuta anche alla scarsa affluenza lungo questi tracciati (a torto, perché abbiamo dei bellissimi posti nei nostri dintorni e manco li conosciamo).

Arrivo alla Casa Rosa, che non trovo per niente cambiata nonostante gli anni, e poi di seguito podere Santa Cristina, in piena ristrutturazione. Sono passati quasi 20 anni da quando frequentavo per le prime volte questi posti. Nel frattempo do un’occhiata al gps, che per ora non ha particolari problemi, la strada è agevole. Raggiungo tra l’altro il punto più alto dell’intera passeggiata (690mt s.l.m.). Poco più avanti c’è la prima deviazione significativa, segnalata correttamente sugli alberi, e soprattutto dal gps, comincio a scendere verso il Casale del Sole. Ci arrivo dopo circa 45min, ed è veramente sorprendente la cornice che si apre: uno sbuca dal bosco, gira intorno al casale e si ritrova sulla sinistra un grande e bellissimo campo di erba verde con in mezzo una splendida piscina dai bordi in legno. Poi ci sono anche le giostre e la casetta sull’albero, veramente un bel complesso totalmente immerso nelle colline.


L'entrata al Casale del Sole
Che mito questo cartello...
Dopo altri 5min, esco dalla strada sterrata e faccio l’inversione ad U entrando in discesa nella Macchia di Natalone. Per terra il sentiero è tappezzato di foglie multicolore, sulla sinistra per alcune decine di metri corre un muretto artificiale ricoperto di muschio, anche qui è veramente un bel posto, silenzio più assoluto, sicuramente gli inquilini del posto mi avranno sentito da lontano e magari mi stanno anche scrutando.

Decido che è l’ora di mandare un sms “cifrato” al Piusti, comunicandogli solo le coordinate di dove mi trovo, chissà se mi cercherà su Google Earth..Percorro il breve tratto della macchia, ed arrivo al cancellino alla casa del mitico Franz. Sembra un cantiere aperto, tavoli pieni di attrezzi per la lavorazione del legno, ma che silenzio, forse in questo periodo non c’è,boh, andiamo avanti…ehi ma questo cartello attaccato al cancello principale…vuoi vedere che…nooo, è davvero il mitico cartello “per favore chiude cavallo”, non ci posso credere, avrà più di 20 anni, andrebbe inserito fra i patrimoni protetti delle Colline Metallifere.


La Macchia di Natalone

Il rito del caffè

Dopo circa un’ora di camminata arrivo alla vasca artificiale, dove mi fermo per il sacro rituale del caffè e nel frattempo alleggerisco gli indumenti e do un’occhiata ai dati registrati dal gps. Non c’è che dire, si riconferma preciso e affidabile.

Riprendo, scendendo dai due tornanti in corrispondenza del podere Verliano, sotto al quale si apre un bello scorcio con vista verso Boccheggiano da un lato, e il recinto con le mucche accampate sotto un albero dall’altro. Poco dopo, devio sulla sinistra verso il Podere Fonte Nuova, anche questo in ristrutturazione direi totale, qui il gps mi fa segno di stare sulla sinistra, ed effettivamente mi accorgo che il segno biancorosso sull’albero è parzialmente nascosto e sbiadito, anche qui quindi un punto a favore per l’elettronica.


Veduta di Boccheggiano
Mucche in "sosta"
Adesso c’è un bel tratto in discesa nel bosco, dopo il quale si attraversa il fosso e si risale sulla sinistra verso i resti della laveria di pirite. Addirittura qui la strada è asfaltata, anche se larga poco più di un metro; anche qui comunque il paesaggio merita, provo a immaginarmi com’era frenetica l’attività quando ancora la miniera era aperta. Il ruscelletto dall’acqua e dal fondale rosso rame testimonia ancora il passato e la caratteristica che denomina queste colline. Nell’ultimo tratto prima di sbucare nella SR441, ci sono anche dei vagoncini di legno, tutti rotti e ricoperti di muschio, forse erano della vecchia teleferica che portava la pirite, anche qui mi viene da pensarne mille, chi li aveva costruiti, chi li aveva manovrati, e inevitabilmente il pensiero corre anche a tutte le vecchie e bellissime foto che ho visto sul sito internet dell’archivio fotografico Montecatini .


L'acqua rossa del ruscello
Resti dei vagoncini di pirite
Adesso c’è da percorrere quasi 2km di strada asfaltata, fino a circa metà drittone nella piana del Gabellino, è l’occasione per allungare un po’ il passo, quindi evito anche la fermata al bar del Gabellino. All’altezza del distributore di benzina, c’è anche un posto di blocco dei carabinieri, vuoi vedere che si metteranno a fare gli sceriffi? Se non fosse che uno dei due avesse fermato una macchina per il controllo, l’altro suo collega era già lì che mi guardava sospettoso, ma dai…

Dopo 2 ore di camminata, lascio la SR441 ed inizio la salita verso i vicini poderi, appena superato il primo mi viene un colpo, mi giro e vedo uno yeti che mi sta correndo incontro minaccioso…allora esistono!!
Poi, quando riesco a mettere a fuoco, lo yeti diventa un enorme cane pastore maremmano, che fortunatamente e, credo anche per educazione, si ferma davanti all’esigua rete di recinzione. Fiuuu, che spavento.
 

Prata vista dal Gabellino
Percorro l’ultimo tratto di strada sterrata in direzione di Prata, che comincio ad intravedere da sotto, l’ultimo pezzo sale molto ripidamente con una pendenza, registrata dal gps, superiore al 35%. Ad un certo punto, il sentiero sembra attraversare il fossetto e proseguire, costeggiandolo, dal lato opposto. Decido invece di rimanere sul lato sinistro e seguire più fedelmente la traccia indicata dal gps. Dopo un centinaio di metri, mi rendo conto che era meglio passare dall’altra parte, infatti il mio tragitto finisce di colpo e mi ritrovo davanti uno scosceso pendio con i rovi, seguito da un muretto che dovrò saltare, per arrivare in un’area dove è presente un intero canile di cani da caccia, che ovviamente hanno iniziato il loro bel concerto. Non è affatto agevole, e mi consola solo il fatto che, anche se fossi passato dall’altro lato, avrei comunque trovato un alto cancello che probabilmente avrei dovuto scavalcare.

Costeggio gli orti degli abitanti dei vicini palazzi, e sono di nuovo al Pianello arrivando di fronte al Pub Pizzeria. In definitiva un bel percorso, e un bel test per il gps, superato ampiamente. 

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