O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

domenica 13 marzo 2011

[ Come è andata?? ] Escursione Prata - Bivio Niccioleta - P.gio Sciamagna [ 11-03-2011 ]

Questa escursione mi ha insegnato che spesso si creano dei percorsi a tavolino, o meglio nel PC sul tavolino, e poi quando si arriva alla realtà le cose cambiano, e di molto, il più delle volte in peggio.

Creando un percorso seguendo quelle che, nella cartina della Comunità Montana sono definite come “tracce di sentiero”, in aggiunta alle spesso scarse indicazioni fornite da Google Earth, soprattutto nelle zone boscose, succede che quando ci troviamo in quei posti, magari il tracciato del sentiero è stato modificato, o che quello reale segue un’altra via. Figuriamoci quando il sentiero è praticamente invisibile o cancellato.

Il ponticino stretto verso Niccioleta
Si sale verso il punto panoramico
 
Quest’ultimo è stato proprio il mio caso. Se non altro è stato utile per poter dire con assoluta certezza che il mio GPS, in questi casi è fondamentale, praticamente è lui che m’ha riportato a casa. Ne consegue che ho dovuto modificare, e parecchio, la recensione di questa escursione che già avevo postato giorni fa, classificandola da “facile” addirittura a “molto difficile”.

Ma andiamo con ordine. Decido di partire nel primo pomeriggio, è una bella giornata, ma sì porto anche Maia con me, una bella passeggiata gli farà bene.

Il primo tratto, agevole, scorre sull’asfalto, si prosegue spediti, gli unici intoppi sono le persone che incontro nella strada panoramica di Prata che attaccano bottone. Arrivo al ponticino stretto lungo la strada per Niccioleta, prendiamo il sentiero, si sale su e dalla sommità c’è già un bel panorama verso Massa Marittima. Poco dopo, prima del verde vallone in discesa, Maia si impiglia con il guinzaglio in mezzo a dei rovi, devo prenderla in braccio e superare questo tratto, ancora non so che sarà il leitmotiv di quasi metà escursione. Tra l’altro, timorosa com’è visto che qualche rovo probabilmente l’ha “assaggiato”, non si accorge nemmeno che siamo circondati da un fuggi-fuggi di daini. Faccio una fot…tardi…sono già andati via tutti…


Il bellissimo tratto di macchia scendendo verso la SR441
 
 
Comincio la discesa che mi riporterà sulla SR441, adesso è uno spasso, si attraversa una macchia veramente bella, dai bellissimi contrasti di colori e c’è pure da attraversare un ruscelletto. Fra bosco, fanghiglia e acqua, mi viene da pensare che è sacrosanto dire che la prima cosa importante per il trekking sono gli scarponi.


La salita verso C.Fontegrilli
Passiamo il tratto asfaltato della SR441 e ci addentriamo di nuovo nel bosco, la strada è bella larga, anche quella che sale su verso il Colle Fontegrilli che raggiungo dopo circa 1h 25min e 7 km.

Da adesso cominciano le difficoltà. La discesa dal C.Fontegrilli all’inizio è agevole, anche se il sentiero è veramente molto stretto, ci si passa a fatica, a volte bisogna abbassarsi al limite dello stare sdraiati, comunque si va abbastanza spediti. Dopo una sosta per far bere Maia, che già comincia a uggiolare, proseguiamo la discesa, e qui chiamarlo sentiero è un eufemismo, praticamente seguiamo un fossetto in mezzo alla macchia sempre più intricata. Mi viene da pensare che forse il GPS non ha ragione a indicarmi quella via, ma anche confrontando la mia traccia con quella disegnata sulla mappa della Com.Montana, effettivamente torna…boh…ma da quant’è che quelli della Com.Montana non passano di qui?

A un certo punto, quasi all’improvviso, sbuco nella strada sterrata; cacchio, allora il sentiero che stavo facendo era proprio quello giusto! Questo mi da un po’ più di fiducia sull’affidabilità del GPS.


Lo stretto sentiero dopo Fontegrilli


Pausa acqua per Maia
Proseguo verso il Poggio Sciamagna, sperando che sia un po’ più agevole. L’inizio non è dei migliori, la strada è larga ma molto fangosa per il passaggio di trattori, devo continuamente portare in braccio Maia, altrimenti a casa anziché un cane ne riporterei un calco. Arriviamo nei pressi del poggio, adesso dovremmo prendere un sentiero sulla sinistra, ma dov’è? Non c’è, c’è solo macchia, e fitta. Vado un po’ più avanti, dove ne hanno tagliato una parte, ma mi rendo conto che sto deviando parecchio dalla traccia del GPS. Decido di tornare sui miei passi cercando nel contempo di tagliare un po’...l’avessi fatto!! Finisco con l’infilarmi dentro un’intricata macchia dove si procede solamente stando accovacciati, finche non trovo un canalone di scolo, forse era questo il sentiero, se così lo si può definire? Non lo so, comunque ora sono riallineato con il GPS, quindi continuo a seguirlo. Mi sembra di aver fatto un lungo tratto ma in realtà sto procedendo molto lentamente, creandomi un po’ di disagio nel timore che mi trovi ancora in mezzo al bosco qualora calasse il sole. Di tanto in tanto trovo dei bossoli di cartucce in terra, quindi penso di non essere tanto lontano da sentieri più agevoli, ma ovviamente mi sbaglio.

Anzi, la cosa si fa sempre più difficile, adesso c’è da fare una discesa di 250mt (in circa 1 km) per scendere dal poggio e guadare il Torrente Carsia. Non mi faccio illusioni sulla natura del sentiero che dovrei seguire, in fondo anche nella mappa della Com.Montana è segnato quasi in linea retta a scendere, il problema è che il sentiero proprio non c’è: qui il bosco è stato oggetto di taglio, credo da almeno un anno, e tutta la bassa vegetazione che nel frattempo è rinata, confonde completamente qualunque tipo di indicazione. A complicare le cose ci sono sparpagliati per terra tutti gli scarti del taglio del bosco, che Maia ovviamente non riesce a superare, quindi la devo tenere costantemente in braccio. In più, ogni tanto squilla il cellulare con mia moglie che comincia a preoccuparsi. E il GPS?? Ah, per lui è facile, basta continuare a scendere…

Finalmente eccoci al torrente, pensavo fosse più in secca, anche qui, soliti salti mortali con Maia a zavorra. Farei una bella foto con lei, qui, poi alzo gli occhi e mi rendo conto che sono proprio in una gola sperduta, quindi niente foto e pedalare. Se prima era un problema scendere, adesso lo è salire, perché inizialmente la pendenza è da paura, e poi perche anche qui di sentieri non v’è traccia, siamo di nuovo nella macchia. Ogni tanto ci sono degli scaloni, sono costretto a far salire prima Maia e poi io, aiutandomi con un bastoncino (e meno male che almeno uno me l’ero portato dietro). In ogni caso proseguo tenendo d’occhio la traccia del GPS, perché orientarsi anche qui è veramente impossibile.

Dopo un po’ di ammattimenti, mi ritrovo di fronte a un muretto artificiale alto circa mezzo metro: e cosa ci fa un muretto in mezzo alla macchia? Poco dopo, un altro, e poi un altro ancora, finche non realizzo che si tratta di una coltivazione a terrazza abbandonata in tempi remoti, e che è stata nel frattempo inglobata dal bosco. Infatti di lì a poco trovo anche degli ulivi, e infine il rudere di quello che probabilmente era stato l’annesso agricolo...finalmente!! Sono arrivato alla strada sterrata, fine dell’odissea. Mancano ancora 3km per arrivare a Prata, e il sole non è ancora tramontato, ma a questo punto la via è scontata, faccio un’ultima sosta per far bere Maia, che alla fine è stata comunque eroica, e comincio già a trarre le valutazioni della giornata.

  • Non sottovalutare ambienti che frequentiamo per la prima volta
  • Di conseguenza, meglio partire al mattino piuttosto che di pomeriggio
  • Se non sappiamo cosa troveremo, meglio lasciare a casa il cane, soprattutto se di piccola taglia


Ma la cosa più importante e significativa, è stata l’assoluta affidabilità del GPS, senza il quale difficilmente sarei tornato a casa.

Da rifare? Assolutamente sì, di mattina, senza cane, e meglio, come sempre, in compagnia.

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1 commento:

  1. Wow...devo dire che leggendo il racconto mi hai fatto stare un pò in ansia,mi sembrava di viverla in prima persona!Bravo.

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